No Tav, arresti domiciliari per un ricercatore universitario
Il pm Rinaudo lo accusa di un tentativo di "attentato" al cantiere di Chiomonte
È stato messo agli arresti domiciliari Jacopo Bindi, 30 anni, ricercatore universitario a Torino, attivista No Tav, indagato per avere preso parte al tentativo di effettuare un "attentato" (il termine è utilizzato nelle carte dell'indagine) al cantiere di Chiomonte il 5 settembre 2015. Il tribunale del Riesame, nelle scorse settimane, ha infatti accolto il ricorso del pm Antonio Rinaudo contro la decisione di un gip di disporre soltanto l'obbligo di dimora. Bindi era stato arrestato in flagranza la notte stessa dei fatti: secondo gli inquirenti, oltre ad essere travisato e avere scagliato una pietra, portava con sé una bomboletta piena di liquido infiammabile attaccata a un "micidiale" artificio pirotecnico.
Dopo alcuni giorni il giudice lo aveva scarcerato. Nell'ordinanza si afferma che Bindi (condannato in primo grado a due anni e 6 mesi nel maxi processo ai No Tav) "negli anni ha manifestato una personalità oppositiva all'operato delle forze dell'ordine e totale insensibilità ai ripetuti interventi repressivi delle autorità". Gli arresti domiciliari sono stati disposti anche per un secondo indagato, il bolognese Francesco Bondi, 34 anni, che però ha presentato ricorso in Cassazione. Il tribunale fa presente, tra l'altro, che "egli è indagato in 45 procedimenti aventi a oggetto reati della stessa specie di quello per cui si procede".
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