sabato 22 marzo 2014

pc 22 marzo - DA RAVENNA A MILANO CONTINUA LA LEGITTIMAZIONE DEL FASCISMO DA PARTE DELLE ISTITUZIONI....

...A RAVENNA IL PD "DEMOCRATICO" NELLA FACCIATA MA FASCISTA DENTRO, NON VUOLE "CANCELLARE" LA STORIA - QUELLA DEL FASCISMO - MA CALPESTA LA RESISTENZA.....

Ravenna
Pd: “No a revoca cittadinanza a Mussolini. Non cancelliamo la storia”
A Firenze, Torino e presto a Bologna sarà ritirata l'onorificenza al Duce. Il Consiglio comunale invece della città della Romagna ha respinto con una netta maggioranza la proposta avanzata dal consigliere d'opposizione Alvaro Ancisi: "No alla damnatio memoriae"


Il Partito democratico vota perché Benito Mussolini resti cittadino onorario di Ravenna, così come ormai lo è da 91 anni. Il consiglio comunale ha respinto infatti con una netta maggioranza la proposta di revoca avanzata dal consigliere di opposizione Alvaro Ancisi (Lista per Ravenna). Hanno votato contro la revoca oltre al Pd, Forza Italia, Italia dei valori e perfino Sinistra ecologia e libertà. Il Movimento 5 Stelle non ha invece partecipato al voto. Il Pd che in altre città ha recentemente revocato la cittadinanza onoraria (Firenze, Torino e molto presto sarà il turno di Bologna, sempre su proposta del Pd), ha motivato così la sua decisione: “Nel diritto romano – ha spiegato in aula il consigliere comunale Andrea Tarroni – esisteva una condanna, la più cruda che si potesse attribuire a chi avesse amministrato la res publica, che si definiva damnatio memoriae. Comprendeva il fatto che ogni statua, monumento o documento che si richiamava al condannato dovesse venire distrutto. Per cancellarne la memoria. Parlando di Mussolini verrebbe la tentazione di applicare questa condanna. Ma la damnatio memoriae ha un difetto: oggi, di molti di quei personaggi che ne furono colpiti, non sappiamo nemmeno cosa avessero fatto per meritare quella punizione, abbiamo quasi sempre stralci o quadri parziali”. Insomma, se la cittadinanza venisse revocata oggi, 90 anni dopo, non avrebbe senso e rischierebbe di fare dimenticare le nefandezze del Ventennio fascista: “La storia invece è memoria e non può essere cancellata. Non va cancellata. La storia ha già giudicato Mussolini e il fascismo e riteniamo anzi che non si debba depennare una verità acclarata: nel 1923, nell’anno stesso in cui veniva ucciso Don Minzoni, quando il fascismo era quindi già prevaricante, ci si poté permettere con un atto arbitrario di attribuire la cittadinanza onoraria al capo del fascismo”. Mussolini fu insignito della cittadinanza onoraria della città nell’ottobre del 1923, nel primo anniversario della Marcia su Roma. Allora, poco prima del delitto Matteotti, in un periodo di espansione del suo potere, al novello Duce la metà dei Comuni italiani riservavano onori e trionfi. E così fece Ravenna. Il consigliere Ancisi ha illustrato la sua delibera spiegando perché ha deciso di chiedere la revoca: “La nostra proposta non è stata motivata da una sorta di revisionismo storico, ma su ragioni che erano inaccettabili anche nel contesto storico di allora: non solo la mancanza di legittimazione democratica, ma perché si intese, testualmente, nominare Mussolini cittadino onorario di Ravenna per celebrare il primo giorno anniversario della marcia su Roma: che niente c’entrava, allora come oggi, con Ravenna”. In un periodo in cui ancora non erano stati aboliti i consigli comunali, la cittadinanza al Capo del Governo non fu decretata infatti dall’assemblea dei consiglieri eletti, bensì dalla sola giunta comunale guidata dal sindaco Celso Calvetti. “Nello storico primo anniversario della marcia su Roma che segnò insuperabile confine ad un periodo di nefasto dissolvimento della vita politica economica e morale dell’Italia ed iniziò nuova era di romana grandezza che già si afferma infallibile e sicura pur tra gli ostacoli quotidiani di oscuri nemici interni e le pericolose invidie altrui – si legge nel documento di allora – non dimentica che del grande avvenimento primo artefice fu Benito Mussolini (…) vivamente acclamando la formata proposta del sindaco”, la giunta deliberò il conferimento.

.....MENTRE A MILANO LA GIUNTA PISAPIA SI PULISCE LA COSCIENZA FACENDO RIMUOVERE LA BANDIERA DELLA REPUBBLICA DI SALO' E IL CONSIGLIO DI ZONA LI "DENUNCERA'" SE FARANNO APOLOGIA DEL FASCISMO, MA NON LI VIETANO I RADUNI DI QUESTA FECCIA...

Milano 
raduno fascista al Monumentale. Il consiglio di Zona: "Li denunceremo"
Domenica al cimitero di Milano l'iniziativa dell'associazione di destra Memento sulla tomba del poeta futurista Marinetti. Un mese fa al Maggiore fu fatta rimuovere la bandiera della Repubblica di Salò
di FRANCO VANNI
Dopo il cimitero Maggiore, il Monumentale: l’associazione di destra Memento, che il mese scorso espose la bandiera della Rsi al campo 10 del cimitero di Musocco, per domani ha organizzato un presidio sulla tomba del poeta futurista Filippo Tommaso Marinetti. Ma l’arte c’entra poco: il volantino che convoca il picchetto — con tanto di aquila e fascio littorio — precisa che l’occasione da ricordare è «l’anniversario della fondazione dei fasci di combattimento a Milano in piazza Sepolcro».

Il 23 marzo 1919 Benito Mussolini tenne in piazza San Sepolcro il discorso agli ex combattenti in cui definì i valori del fascismo. «Renderemo omaggio ai martiri della rivoluzione fascista», si legge sul manifestino. Ma Simone Zambelli, presidente del consiglio di Zona 8, annuncia: «È una violazione alla legge Mancino, che vieta la propaganda fascista. Chiedo alla polizia locale di identificare chi prenderà parte alla manifestazione, di modo da poterli poi denunciare. Simili provocazioni sono insopportabili, tanto più che sono ripetute». Fu lo stesso Zambelli un mese fa a chiedere alla direzione del cimitero Maggiore di rimuovere la bandiera dell’Rsi. Proprio questa presa di posizione del Comune ha spinto le associazioni di nostalgici della Repubblica di Salò a unire gli sforzi in una «battaglia per l’onore dei vinti».
A firmare il volantino che convoca l’adunata di domani al Monumentale per le 15, oltre a Memento, sono l’Associazione nazionale arditi d’Italia e l’Unione nazionale combattenti della Rsi. Non si esclude che al picchetto possano prendere parte gli attivisti dell’associazione di estrema destra Lealtà Azione, vicina al mondo skinhead, che di recente ha aperto una sede in via Pareto, sempre in Zona 8. La preoccupazione che in quello spicchio di città si stia creando «un distretto ad alta presenza fascista», come denunciato dall’Anpi, trova concorde la Cgil. I vertici della Camera del Lavoro lunedì scorso hanno presentato un esposto al prefetto per denunciare le «violazioni delle leggi a tutela del bene giuridico più importante, vale a dire la nostra democrazia», con riferimento alle «frequenti e preoccupanti manifestazioni fasciste».

In particolare si chiede all’autorità di vigilare perché la manifestazione del prossimo 29 aprile in memoria di Sergio Ramelli (studente assassinato da estremisti di sinistra nel 1975) «non si trasformi in apologia del fascismo».
© Riproduzione riservata 22 marzo 2014

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