Carceri, in cella contraggono malattie il 60-80% dei detenuti
Lo hanno ribadito gli esperti durante il
convegno della Simpse, la Società
italiana di medicina penitenziaria. I tossicodipendenti sono il 32%, il 27%
ha un problema psichiatrico, il 17% ha malattie osteoarticolari, il 16%
cardiovascolari e circa il 10% problemi metabolici e dermatologici. Tra le
malattie infettive è l'epatite C la più frequente (32,8%), seguita da Tbc
(21,8%), Epatite B (5,3%), Hiv (3,8%) e sifilide (2,3%)
ROMA -
Non c'è solo la libertà personale tra i diritti che si perdono quando si finisce
in carcere, tra le pene accessorie, in qualche modo "occulte", c'è anche la
perdita del diritto alla salute, con una situazione che è stata addirittura
peggiorata quando la responsabilità è passata dal carcere alle Asl. Lo hanno
ribadito gli esperti durante il convegno della Simpse, la Società italiana di medicina
penitenziaria, durante il quale è emerso che il 60-80% dei detenuti ha
qualche malattia.
La "classifica" delle malattie pù frequenti. A trasformare le prigioni in veri e propri lazzaretti sono la presenza di soggetti a rischio, come i tossicodipendenti, che sono il 32% del totale, ma anche il sovraffollamento, che favorisce i contagi e l'assenza di controlli sistematici, per cui anche le dimensioni esatte del fenomeno non sono conosciuti. "Questi numeri derivano da nostre stime - spiega il presidente della Simpse Sergio Babudieri - non esiste infatti un Osservatorio Epidemiologico Nazionale, che noi chiediamo e solo due Regioni hanno attivato quello regionale. Il risultato è che probabilmente i dati sono sottostimati, anche perché molti dei detenuti non sanno di avere una malattia o non vogliono saperlo per non apparire indeboliti". Secondo le stime presentate, oltre i tossicodipendenti che sono, appunto il 32%, il 27% ha un problema psichiatrico, il 17% ha malattie osteoarticolari, il 16% cardiovascolari e circa il 10% problemi metabolici e dermatologici. Tra le malattie infettive è l'epatite C la più frequente (32,8%), seguita da Tbc (21,8%), Epatite B (5,3%), Hiv (3,8%) e sifilide (2,3%).
La "classifica" delle malattie pù frequenti. A trasformare le prigioni in veri e propri lazzaretti sono la presenza di soggetti a rischio, come i tossicodipendenti, che sono il 32% del totale, ma anche il sovraffollamento, che favorisce i contagi e l'assenza di controlli sistematici, per cui anche le dimensioni esatte del fenomeno non sono conosciuti. "Questi numeri derivano da nostre stime - spiega il presidente della Simpse Sergio Babudieri - non esiste infatti un Osservatorio Epidemiologico Nazionale, che noi chiediamo e solo due Regioni hanno attivato quello regionale. Il risultato è che probabilmente i dati sono sottostimati, anche perché molti dei detenuti non sanno di avere una malattia o non vogliono saperlo per non apparire indeboliti". Secondo le stime presentate, oltre i tossicodipendenti che sono, appunto il 32%, il 27% ha un problema psichiatrico, il 17% ha malattie osteoarticolari, il 16% cardiovascolari e circa il 10% problemi metabolici e dermatologici. Tra le malattie infettive è l'epatite C la più frequente (32,8%), seguita da Tbc (21,8%), Epatite B (5,3%), Hiv (3,8%) e sifilide (2,3%).
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