Crimea: plebiscito per la Russia
11.00 - Truppe russe avrebbero piazzato mine anticarro intorno a una base della marina militare ucraina a Feodosia, in Crimea. A sostenerlo sono per ora solo le Forze armate di Kiev sul proprio account Facebook, in cui sottolineano che a restare intrappolato è "primo battaglione della Forza Navale ucraina". Da circa due settimane mezzi russi e e miliziani filorussi stazionano di fronte alla base.
10.50 - Ieri migliaia di manifestanti 'filorussiì sono scesi in piazza a Kharkiv e a Odessa, due città rispettivamente dell'Ucraina orientale e meridionale. A Kharkiv, nonostante il divieto di manifestare imposto dalla giunta di Kiev, circa 6.000 persone hanno dimostrato in una 'protesta-referendum' a favore della federalizzazione dell'Ucraina e del russo come seconda lingua ufficiale del Paese. Gli organizzatori hanno distribuito delle finte schede elettorali che sono poi state raccolte in un sacco di plastica. Alcune centinaia di persone hanno poi fatto irruzione nella sede di alcuni gruppi di estrema destra che sostengono il nuovo governo ucraino e l'hanno occupata senza che la polizia intervenisse (segno che il governo di Kiev ha scarso controllo anche sulle proprie forze di sicurezza).
A Odessa invece sono scese in piazza almeno 5.000 persone.
A Donetsk invece migliaia di manifestanti hanno letteralmente assediato la procura per chiedere la liberazione di Pavlo Goubarev, proclamato alcune settimane fa governatore della regione a est dell'Ucraina ma destituito dalla giunta di Kiev. Una parte dei manifestanti è riuscito a entrare nella sede giudiziaria e in quella adiacente dei servizi speciali ucraini senza incontrare particolare resistenza da parte delle forze dell'ordine.
10.40 - Il governo della Crimea ha ordinato questa mattina la nazionalizzazione di tutte le proprietà di Stato ucraine nel territorio della Repubblica Autonoma, il cambiamento di nome del Parlamento dall'ucraino Rada al russo Duma
10.20 - A
partire dal 30 marzo nella Repubblica Autonoma di Crima l'orario verra
spostato in avanti di due ore per equipararlo a quello di Mosca
10.10 - l presidente del Parlamento della Crimea ha
annunciato la smobilitazione di tutte le basi militari ucraine nel
territorio della Repubblica Autonoma, anche se per ora senza specificare
il destino delle truppe di Kiev ancora presenti in queste basi.La situazione alle 10,00
Come era prevedibile, la stragrande maggioranza della popolazione della Repubblica Autonoma nel sud della Crimea regalata all’Ucraina da Nikita Krushev (presidente sovietico di origine ucraina) nel 1954 ha deciso ieri di tornare alla Russia. A chiedere che la penisola venga integrata all’interno della Federazione Russa nel voto di ieri si sono espressi il 96,6% degli abitanti della regione del Mar Nero. Un vero e proprio plebiscito, certamente rafforzato dalla scarsa affluenza di coloro che si sentono ucraini e degli appartenenti alla minoranza tatara (turcofona e islamista) anche se in molte zone abitate da questi ultimi l'affluenza è andata comunque oltre il 50%. Tenendo conto del fatto che l’affluenza ai seggi è stata molto alta, pari all'81,7% degli aventi diritto, il risultato del referendum è andato anche oltre le aspettative della vigilia. Occorre tener presente che secondo i dati ufficiali circa il 60% degli abitanti sono russi o di origine russa e il 77% della popolazione della Crimea ha il russo come lingua madre.
La Borsa di Mosca, che nei giorni scorsi aveva registrato forti perdite sui listini, ha reagito con un aumento del 2% in apertura ai risultati del referendum di ieri.
Stamattina sulla base del voto di ieri le autorità di Simferopoli hanno proclamato l'indipendenza e chiesto ufficialmente di avviare le procedure per il ricongiungimento con la Russia come Repubblica Autonoma, che secondo le previsioni dovrebbero durare circa tre mesi anche se di fatto la forte presenza militare di Mosca e altre misure (russo come lingua ufficiale, introduzione del rublo ecc) hanno già reso operativa la decisioni di ieri.
Dure e ipocrite le prese di posizione delle grandi potenze che giudicano ‘illegale’ e ‘ininfluente’ la decisione espressa democraticamente dalla stragrande maggioranza del popolo della penisola dove immediate erano state le reazioni delle autorità ma anche degli abitanti al golpe nazionalista andato in scena a Kiev proprio sotto l’egida di Usa, Ue e Nato.
Il referendum in Crimea è stato "una grande farsa" ha naturalmente commentato il presidente ucraino ad interim, Oleksandr Turchinov che poi ha aggiunto durante un intervento alla Rada (Parlamento): "La Russia tenta di coprire la sua aggressione in Crimea con una grande farsa chiamata referendum, che non sarà mai riconosciuto né dall'Ucraina né dal mondo civilizzato".
Il parlamento di Kiev ha intanto approvato la parziale mobilitazione dell'esercito ordinata da Turchinov. Il decreto introduce la parziale mobilitazione delle truppe in tutte le regioni dell'Ucraina e a Kiev. In Crimea e Sebastopoli, si legge nel testo della mozione diffusa da Interfax Ukraina, l'appello riguarda solo i cittadini "che hanno espresso volontariamente il desiderio di essere richiamati, anche rivolgendosi ai commissariati militari e alle basi militari".
Da parte sua il presidente USA Barack Obama ha minacciato "costi crescenti" per la Russia che nelle ultime ore si è detta di nuovo pronta a "rispettare la volontà del popolo di Crimea" sottolineando che il referendum in Crimea "è pienamente conforme" al diritto internazionale. Nel corso di una conversazione telefonica con Putin, l’inquilino della Casa Bianca ha sottolineato che il "referendum" in Crimea, che viola la costituzione ucraina e si è svolto sotto la minaccia dell'intervento militare russo, non sarà mai riconosciuto dagli Stati Uniti e dalla comunità internazionale".
Anche l'Ue si appresta a varare, già oggi, un primo pacchetto di misure già concordate dal Consiglio europeo del 6 marzo. Inoltre i ministri degli Esteri dell'Unione discuteranno anche la possibilità di firmare in tempi brevissimi l'Accordo di associazione con l'Ucraina e di concretizzare velocemente quella svolta verso Occidente invocata per settimane dalla cosiddetta “euromajdan”, la piazza di Kiev occupata per mesi da alcune decine di migliaia di manifestanti filoccidentali.
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