domenica 16 marzo 2014

pc 16 marzo - Sanità in Lombardia - Il diritto alla cura calpestato - ovvero il filo nero che lega le vecchie giunte e la nuova

Analisi mediche sbagliate per 8 mila pazienti
Allarme in sette province dopo i test sul sangue. Mantovani: l’azienda rifonderà i danni

di Andrea Senesi


Ottomila esami sballati e altrettanti pazienti da richiamare per sottoporli a nuovo test. Il caso è quello del kit difettoso, prodotto da una multinazionale americana e in dotazione in molte cliniche e ospedali lombardi, usato per misurare il paratormone, un ormone che controlla il metabolismo del calcio regolandone l’assorbimento nell’intestino. «Non c’è nessun problema vero per la salute dei pazienti», la premessa dei funzionari della Regione. La questione però c’è. E non solo per le migliaia di pazienti con i risultati di esami clinici alterati dal rilevatore fallato, ma per le ricadute economiche ed organizzative dell’incidente. «Stiamo «monitorando con grande attenzione la questione dei kit sanitari errati», spiega l’assessore alla Salute (e numero due della giunta di Maroni) Mario Mantovani. «Faremo di tutto per individuare tutte le persone oggetto di questa disfunzione, abbiamo già contattato 2.500 cittadini coinvolti». «Naturalmente - aggiunge Mantovani - ci rivarremo delle spese sull’azienda che ha sbagliato». Diciotto i laboratori lombardi, in sette diverse Province, che avevano acquistato i test sbagliati. Il venti per cento di quelli che in tutta la regione eseguono questo tipo di analisi. Tra i quali, a Milano, la casa di cura Igea, il laboratorio del San Raffaele, il Fatebenefratelli e il geriatrico Redaelli. La rilevazione dell’ormone risulta, nei campioni errati, sovrastimata per una quantità che varia tra il 13 e il 45 per cento. «Un errore significativo ma non drammatico. Tanto che non tutti i test andranno ripetuti, dato che in alcuni casi il range di normalità era comunque rispettato». Il paratormone regola l’equilibrio del calcio all’interno dell’organismo. In caso di disfunzioni la terapia più seguita, spiegano i tecnici dell’assessorato, si riduce all’assunzione di vitamina D. Gli unici soggetti che possono aver avuto qualche problema sono i pazienti con patologie acute ai reni. E ancora: «L’esame che non viene fatto mai da solo ma combinato a molti altri. Il paratormone non è quindi di per sé un indicatore di specifiche patologie». Nei prossimi giorni gli ottomila pazienti lombardi ripeteranno il test. Nel frattempo si è risaliti alle responsabilità. Le Asl lombarde hanno già preso contatto con l’azienda distributrice. «Tutti i costi saranno addebitati al general contractor, la Fora, azienda di Parma che commercializza il kit», assicura l’assessore regionale. Che a sua volta che si rivarrà sul produttore, la Abbott una multinazionale che opera in 150 Paesi con quasi 70 mila dipendenti. I danni non sono ancora quantificati, ma in Regione si dicono anche in questo caso ottimisti: «Le spese saranno modeste». «Dopo che lo scorso 26 febbraio è arrivata la comunicazione ufficiale dell’azienda produttrice del kit  - è la ricostruzione dello stesso assessore - è stato predisposto un piano d’azione, così da informare nel più breve tempo possibile tutti i pazienti che erano stati sottoposti alla somministrazione del paratormone, attivando, nel contempo, nuovi prelievi ad hoc. E questo senza alcun costo per i pazienti e con gli esiti che saranno successivamente inviati a domicilio».
La vicenda degli esami difettosi è comunque arrivata in Parlamento. La deputata pd Cinzia Fontana ha già presentato un’interrogazione in Commissione al ministro della Salute.
16 marzo 2014 | 10:13
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un sistema che passa per la clinica degli orrori........
Orrori alla clinica Santa Rita: chiesto ergastolo per Brega e il suo collaboratore
Chiesta la condanna all’ergastolo per Pier Paolo Brega Massone e il suo collaboratore Fabio Presicci per le operazioni “inutili e dannose” all’istituto Santa Rita di Milano, ribattezzato ‘clinica degli orrori’. I due imputati sono accusati di 4 omicidi volontari e di 45 lesioni. Per il pm Brega Massone si è reso autore di “mutilazioni su malati terminali”
Milano, 12 marzo 2014 - I Pm di Milano Tiziana Siciliano e Grazia Pradella hanno chiesto la condanna all’ergastolo per Pier Paolo Brega Massone e il suo collaboratore Fabio Presicci per le operazioni “inutili e dannose” all’istituto Santa Rita di Milano, ribattezzato ‘clinica degli orrori’. I due imputati sono accusati di 4 omicidi volontari e di 45 lesioni.   Al termine di una lunga requisitoria che ha occupato due udienze, e’ stato il pm Pradella a chiedere ai giudici della Corte d’Assise la condanna dell’ex primario del reparto di chirurgia toracica, Pier Paolo Brega Massone, all’ergastolo e all’isolamento diurno per due anni e sei mesi. Carcere a vita e un anno di isolamento diurno e’ stata la pena sollecitata per il suo collaboratore Fabio Presicci. A entrambi sono state negate le attenuanti generiche che invece il pm ha chiesto per un altro collaboratore di Brega, Marco Pansera, per il quale la rappresentante della pubblica accusa ha sollecitato la condanna a 18 anni. Infine, sono state chieste per altri quattro imputati pene comprese tra un anno e due anni e due mesi di carcere. 
Nel corso della sua requisitoria, il pm Grazia Pradella ha affermato che il chirurgo Pier Paolo Brega Massone si è reso autore di “mutilazioni su malati terminali” in alcuni suoi interventi alla clinica Santa Rita. “Se e’ inaccettabile operare per soldi gente che non ha bisogno di essere operata - ha detto - lo è ancor di piu’ farlo su persone che sono in condizioni generali molto compromesse”. Brega, arrestato nel giugno 2008 e gia’ condannato in appello in un primo filone dell’inchiesta a 15 anni e mezzo, e’ accusato in questo secondo processo di 4 omicidi aggravati dalla crudelta’ e dall’aver commesso il fatto per assicurarsi i rimborsi ottenuti dal sistema sanitario nazionale. Risponde inoltre di 45 lesioni, truffa aggravata dal danno patrimoniale di rilevante entita’, falso e appropriazione indebita. L’omicidio viene contestata nella forma del ‘dolo eventuale’ perche’, in sostanza, Brega e i suoi collaboratori avrebbero ‘accettato’ la morte dei pazienti operandoli.
Nel tratteggiare la personalità di Pier Paolo Brega Massone , il pm Grazia Pradella ha usato parole molto dure durante la sua requisitoria al processo sulla Santa Rita. “Nel corso di quasi un anno di intercettazioni, coi colleghi, con gli amici, con la moglie mai ho sentito da parte sua una parola di commiserazione per le persone ma solo un richiamo costante, quasi ossessivo alle proprie convinzioni di abilita’ come chirurgo, che giunge a farlo sentire vittima di un complotto e dell’invidia perche’ era diventato primario a 40 anni”. Nel suo linguaggio al telefono, mostra “disprezzo” per i pazienti e la sua “e’ un’incessante attivita’ per riempire le sale operatorie” in base all’”equazione tra pezzo anatomico di paziente e rimborso”.  Pradella ha ricostruito uno per uno i quattro presunti omicidi, a cominciare da quello di un 85enne cardiopatico “che non poteva essere operato ai polmoni perche’ non c’era una diagnosi certa di neoplasia e tra le complicanze chirurgiche prevedibili c’era la morte”. Per quanto riguarda l’altro medico per cui e’ stato chiesto l’ergastolo, Presicci, il pm ha sottolineato la sua “piena adesione all’attivita’ criminale di Brega” e il fatto che fosse al corrente dell’operato del capo dell’equipe di chirurgia toracica.
(Agi)



e si consolida nelle stanze dell'Assessorato in Regione........

Tangenti sulla sanità lombarda, indagato ex assessore leghista della giunta Formigoni
Il leghista Luciano Bresciani è coinvolto nell'inchiesta che ha portato all'arresto dell'ex consigliere regionale Guarischi e in cui Formigoni è finito sotto accusa per corruzione e turbativa d'asta

di EMILIO RANDACIO
13 marzo 2014
Si era presentato per testimoniare in uno dei numerosi procedimenti sulle presunte irregolarità nella gestione del settore sanitario in Lombardia, quando alla guida del Pirellone c'era Roberto Formigoni. A sorpresa, però, l'ex assessore regionale alla Sanità in quota Lega Nord, Luciano Bresciani, in passato medico personale di Umberto Bossi, ha ricevuto dalla viva voce del pm Claudio Gittardi la comunicazione di essere indagato per concorso in turbativa d'asta nell'inchiesta che nel marzo 2013 ha portato all'arresto dell'ex consigliere Massimo Gianluca Guarischi. Indagine nella quale lo stesso Formigoni, senatore del Ncd, risponde di corruzione e turbativa d'asta. Bresciani, che è stato assessore al Pirellone dal marzo 2007 all'ottobre 2012, era stato citato come teste dagli avvocati Michele Apicella e Enrico Giarda, legali di Guarischi, che è sotto processo - assieme a Luigi Gianola, ex manager dell'ospedale di Sondrio, per corruzione e turbativa d'asta nella prima tranche del procedimento su un presunto giro di mazzette per appalti. Quando è entrato in aula, però, il pm ha fatto presente al collegio della quarta sezione penale, presieduto da Oscar Magi, che l'ex assessore era stato iscritto nel registro degli indagati, chiarendo che poteva avvalersi della facoltà di non rispondere e che poteva essere assistito da un avvocato. Bresciani, stupito, ha risposto: "Questo non lo sapevo, allora mi avvalgo della facoltà".
Stessa scelta di non rispondere, comunicata dai loro avvocato, da parte di Formigoni (già rinviato a giudizio per il caso Maugeri e anche accusato di corruzione per la vicenda della discarica di Cappella Cantone nel Cremonese) e dell'ex
dg della sanità lombarda Carlo Lucchina. Entrambi - come Bresciani, lo stesso Guarischi e altre persone - sono indagati nell'inchiesta stralcio ancora aperta dei pm Gittardi e Antonio D'Alessio. Gli inquirenti avrebbero accertato una serie di "versamenti" di presunte tangenti da parte degli imprenditori della famiglia Lo Presti (hanno già patteggiato), titolari della società Hermex (che si occupava di forniture di apparecchiature mediche) e il successivo pagamento da parte di Guarischi, presunto intermediario nella corruzione "dei pubblici ufficiali" del Pirellone, di una serie di "viaggi" (circa 65mila euro spesi per il noleggio di jet ed elicotteri) a cui avrebbe partecipato l'ex governatore Formigoni (che smentisce seccamente).
Secondo l'ipotesi d'accusa Lucchina, che aveva i poteri esecutivi, si sarebbe mosso, accordandosi con Formigoni e Bresciani, per far inserire in due delibere stanziamenti regionali per due strutture sanitarie per l'acquisto dei macchinari della Hermex. Nella delibera del dicembre 2011 sui cosiddetti 'fondi di rotazione' della sanità venne inserito,, come ricostruito dagli inquirenti, uno stanziamento da 8 milioni di euro per l'ospedale di Cremona. In quella del maggio 2012 venne indicato invece uno stanziamento da 21 milioni di euro per l'Istituto nazionale dei tumori. Delibere entrambe proposte, secondo l'accusa, dall'ex assessore Bresciani.
"Il mio interfaccia in Regione per questa vicenda era solo Lucchina (...). E' vero che la procedura (...) è stata particolarmente veloce", ha spiegato a verbale nei mesi scorsi Simona Mariani, ex dg dell'azienda ospedaliera di Cremona. Sempre secondo i pm, infine, era Guarischi il "grimaldello" utile per sbloccare, in cambio delle presunte tangenti versate dagli imprenditori, i finanziamenti della giunta , dati i suoi rapporti con Formigoni. "Io sono sereno e tranquillo, perchè le nostre delibere erano solo atti di indirizzo politici e generici", ha spiegato ai cronisti Bresciani.


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