Egitto: giovani rivoluzionari alla sbarra
I giovani di Tahrir alla sbarra, denunciano: «Noi torturati in carcere». Nel mirino dei giudici egiziani, sono finiti di nuovo tre leader della rivoluzione del 2011, Ahmed Maher, Mohammed Adel e Ahmed Douma, del movimento 6 Aprile. Tensione alle stelle nell’udienza di domenica scorsa.Il Cairo è sotto il controllo serrato di polizia, i check point rendono la vita impossibile, mentre i poster del generale Abdel Fattah Sisi, in abiti militari, con o senza occhiali da sole di ordinanza, tappezzano le vie. La campagna per le presidenziali è al via. La legge elettorale, approvata la scorsa settimana, permette la candidatura a chi raccolga oltre 25mila firme in almeno 25 governatorati. «Non è una condizione che i piccoli candidati potranno rispettare facilmente», ci spiega Abdel Gaffar Chokri, leader del Partito dell’alleanza popolare socialista (Spa). E le decisioni di eventuali esclusioni eccellenti da parte dell’Alta commissione per le elezioni presidenziali (Hpec) saranno inappellabili. Per questo, l’unico candidato alternativo credibile, il nasserista Hamdin Sabbahi è infuriato. «La Commissione elettorale è al di sopra della legge», ha dichiarato Sabbahi. L’ex sindacalista minaccia il ritiro per assenza di trasparenza nelle procedure elettorali.Nel mirino dei giudici egiziani, sono finiti di nuovo tre giovani leader delle rivolte del 2011, Ahmed Maher, Mohammed Adel e Ahmed Douma, del movimento 6 Aprile. Tensione alle stelle nell’udienza della scorsa domenica. I tre attivisti erano stati arrestati in autunno, rischiano tre anni per aver violato la legge anti-proteste che impedisce assembramenti non autorizzati. Così i tre hanno ripreso lo sciopero della fame, denunciando torture in carcere. Gli avvocati hanno denunciato «aggressioni dagli agenti» e hanno chiesto di documentare le violenze subite, sotto forma di tagli e ferite. In una lettera, uscita illegalmente dalla prigione di Tora, Maher ha scritto di aver incontrato decine di attivisti, in particolare sostenitori della Fratellanza, «con segni di tortura».
Anche Alaa Abdel Fattah, attivista comunista e blogger, ha denunciato abusi in prigione. Per Fattah esiste un «codice non scritto» interno alle carceri secondo il quale i livelli di abusi sono direttamente proporzionali alle conoscenze, alle disponibilità economiche e alle origini dei detenuti. Fattah ha aggiunto che la nuova costituzione ha dato il via libera a queste pratiche.
Contemporaneamente, è stato rilasciato uno dei più temibili uomini dell’ex presidente Mubarak, Ahmed Azz, magnate del ferro ed ex dirigente del Partito nazionale democratico. Sono stati condannati invece a tre anni di carcere 77 sostenitori di Morsi, tutti accusati di avere partecipato all’assedio della moschea el Fattah, che ha avuto luogo al Cairo nell’agosto del 2013.
Di Giuseppe Acconcia per il Manifesto
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