Orrori alla clinica Santa
Rita: Regione, Asl e Ordine dei medici chiedono 21 milioni
Si tratta di
una richiesta per danni d'immagine e patrimoniali. L'ex primario di Chirurgia
toracica della clinica Pier Paolo Brega Massone è stato definito un
"criminale seriale e malvagio".
Milano, 17
marzo 2014 - Hanno avanzato richieste per 20,8 milioni di euro la Regione,
l'Asl e l'Ordine provinciale dei medici costituitisi parte civile accanto
ai pazienti o ai loro familiari nel processo bis sulla cosiddetta
"clinica degli orrori" in cui l'ex primario di Chirurgia toracica
della clinica Santa Rita Pier Paolo Brega Massone, definito un
"criminale seriale e malvagio" da uno dei legali, e i suoi vice
Marco Pansera e Pietro Fabio Presicci sono accusati a vario titolo di truffa
aggravata, falso, appropriazione indebita e soprattutto di un totale di 45 casi
di lesioni dolose e di 4 omicidi aggravati dalla crudeltà e dall'aver commesso
il fatto per assicurarsi un profitto per i casi in cui i pazienti, operati non
per curarli ma per ottenere i rimborsi dal sistema sanitario nazionale, sono
morti. Per Brega Massone, anche accusato di truffa e di una quarantina di casi
di lesioni, così come per il suo ex aiuto Fabio Presicci, i pm di Milano
Tiziana Siciliano e Grazia Pradella
nella scorsa udienza hanno chiesto la condanna all’ergastolo. Oggi nell’udienza dedicata
all’intervento delle parti civili, la Regione Lombardia, rappresentata
dall’avvocato Antonella Forloni, ha chiesto che Brega e gli altri medici (tra
cui anche Marco Pansera, per lui i pm hanno chiesto 18 anni di carcere)
versino un totale di circa 6 milioni di euro come danni all’immagine. Dalla Asl
di Milano e dall’Ordine dei medici, invece, e’ arrivata una richiesta
danni per altri 15 milioni di euro: la Asl, in particolare,
attraverso il suo legale, ha chiesto quasi tre milioni di euro di danni
patrimoniali e circa 6 milioni di euro di danni all’immagine, come
‘’lesione’’ anche del diritto alla salute dei cittadini. L’Ordine dei medici,
poi, con l’avvocato Enrico Pennasilico ha chiesto, invece, oltre 6 milioni
di euro di risarcimento per ‘’danni patrimoniali e non’’. I medici, ha
spiegato il legale Pennasilico, ‘’si sono sentiti dire in questi anni dai loro
pazienti ‘Dottore non e’ che lei e’ come Brega?’’’. Oggi proseguono gli
interventi delle parti civili, tra cui i legali dei pazienti vittime di
lesioni. Poi parleranno anche i legali dei familiari dei pazienti morti.
La stima
parla di 18mila al San Raffaele, 1.900 all'Humanitas di Rozzano e un migliaio
al Fatebenefratelli. L'azienda che fornisce il kit per dosare la concentrazione
di paratormone nel sangue ha segnalato un'anomalia: i risultati dal febbraio
2013 al febbraio 2014 potrebbero essere sovrastimati fino al 40 per cento
Solo a
Milano sono almeno 21 mila, soltanto considerando i tre principali ospedali
coinvolti, i pazienti interessati dal caso dei test falsati per la rilevazione
del paratormone, un regolatore dei livelli di calcio nel sangue. Dopo l'allarme
lanciato nei giorni scorsi dall'ospedale Maggiore di
Crema (ha
segnalato circa 2.500 pazienti per i quali bisogna valutare la necessità di
rifare l'esame), le stime sulle persone sottoposte alle analisi nell'ultimo
anno (periodo in cui sono stati impiegati i kit poi ritirati dalla Abbott, la
multinazionale americana produttrice) sono ancora in via di definizione, ma le
cifre appaiono ben superiori a quelle circolate nelle ultime ore.
Soltanto in Lombardia, secondo le informazioni disponibili al momento, i test venivano utilizzati in cinque aziende ospedaliere pubbliche (gli ospedali di Montichiari ed Esine in provincia di Brescia, l'ospedale di Sondrio e il Fatebenefratelli di Milano), più una dozzina di altri centri fra i quali due grossi Irccs privati milanesi: il San Raffaele e l'Humanitas. I pazienti sottoposti all'analisi inattendibile all'Humanitas di Rozzano sono circa 1.900, al San Raffaele 18 mila e al Fatebenefratelli circa 1.100. Almeno una parte di loro dovrà sicuramente ripetere l'esame. Dalle strutture contattate si spiega che il numero dei pazienti sottoposti in un anno al test difettoso è molto variabile da un ospedale all'altro, anche di grandezza confrontabile, perchè il problema ha riguardato soltanto alcuni lotti del kit diagnostico e non tutti i centri hanno iniziato a utilizzarlo un anno fa. Chi prima ha cominciato, dunque, più pazienti ha sottoposto all'esame inattendibile.
Dal Pirellone ribadiscono che la Regione sta costantemente monitorando la situazione, anche per definire l'entità economica del danno di cui rivalersi. Ma Lombardia a parte, resta ancora da capire la dimensione del caso a livello nazionale. Per far luce su questo punto, Cinzia Fontana del gruppo Pd alla Camera ha depositato nei giorni scorsi un'interrogazione al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Anche il Codacons evidenzia la necessità di completare al più presto la lista degli ospedali che hanno usato il kit, e invita il ministro a inviare in tutte queste strutture ispettori e Nas.
Nel frattempo, gli ospedali milanesi coinvolti stanno diffondendo informazioni per tranquillizzare i cittadini sulla vicenda. Sul sito dell'Irccs Humanitas di Rozzano, per esempio, si precisa che "non appena avuta la notizia Humanitas ha immediatamente sospeso l'utilizzo del kit e lo ha sostituito con un altro test diagnostico. L'ospedale ha inoltre avviato la verifica dei database dei pazienti sottoposti al test, e sta contattando i medici che li avevano prescritti per attivarli nella comunicazione ai loro pazienti. A tutti è offerta la possibilità di ripetere il test con un altro kit diagnostico. Humanitas specifica inoltre che il test oggetto di richiamo non è comunque mai determinante di per sè per la diagnosi e terapia,
Soltanto in Lombardia, secondo le informazioni disponibili al momento, i test venivano utilizzati in cinque aziende ospedaliere pubbliche (gli ospedali di Montichiari ed Esine in provincia di Brescia, l'ospedale di Sondrio e il Fatebenefratelli di Milano), più una dozzina di altri centri fra i quali due grossi Irccs privati milanesi: il San Raffaele e l'Humanitas. I pazienti sottoposti all'analisi inattendibile all'Humanitas di Rozzano sono circa 1.900, al San Raffaele 18 mila e al Fatebenefratelli circa 1.100. Almeno una parte di loro dovrà sicuramente ripetere l'esame. Dalle strutture contattate si spiega che il numero dei pazienti sottoposti in un anno al test difettoso è molto variabile da un ospedale all'altro, anche di grandezza confrontabile, perchè il problema ha riguardato soltanto alcuni lotti del kit diagnostico e non tutti i centri hanno iniziato a utilizzarlo un anno fa. Chi prima ha cominciato, dunque, più pazienti ha sottoposto all'esame inattendibile.
Dal Pirellone ribadiscono che la Regione sta costantemente monitorando la situazione, anche per definire l'entità economica del danno di cui rivalersi. Ma Lombardia a parte, resta ancora da capire la dimensione del caso a livello nazionale. Per far luce su questo punto, Cinzia Fontana del gruppo Pd alla Camera ha depositato nei giorni scorsi un'interrogazione al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Anche il Codacons evidenzia la necessità di completare al più presto la lista degli ospedali che hanno usato il kit, e invita il ministro a inviare in tutte queste strutture ispettori e Nas.
Nel frattempo, gli ospedali milanesi coinvolti stanno diffondendo informazioni per tranquillizzare i cittadini sulla vicenda. Sul sito dell'Irccs Humanitas di Rozzano, per esempio, si precisa che "non appena avuta la notizia Humanitas ha immediatamente sospeso l'utilizzo del kit e lo ha sostituito con un altro test diagnostico. L'ospedale ha inoltre avviato la verifica dei database dei pazienti sottoposti al test, e sta contattando i medici che li avevano prescritti per attivarli nella comunicazione ai loro pazienti. A tutti è offerta la possibilità di ripetere il test con un altro kit diagnostico. Humanitas specifica inoltre che il test oggetto di richiamo non è comunque mai determinante di per sè per la diagnosi e terapia,
che viene
sempre associata ad altri parametri clinici e diagnostici". Anche dal
Fatebenefratelli fanno sapere che, dal momento in cui Abbott ha comunicato il
problema, a tutti i pazienti per i quali si sospettavano risultati falsati è
stato offerto un nuovo test del paratormone.
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Riproduzione riservata 17 marzo
2014
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