Abbiamo già detto che il destino di operai e masse popolari
non può essere affidato ai giudici, nè ai padroni, né al governo, allo Stato, o
alle elezioni... ma è nelle mani degli operai e delle masse popolari che con il
blocco prolungato della fabbrica e della città - anche della città con buona pace dei liberi e
pensanti - impongano in emergenza una reale messa a norma della fabbrica -
oltre i limiti dell'attuale AIA - con gli operai in fabbrica e i padroni in
galera, con i soldi di Riva e una
bonifica, anch'essa da farsi in pochi mesi del territorio inquinato, a partire
da Tamburi e cimitero, con molti soldi, molti soldi messi dallo Stato e dai
governi, che di centro destra o di centro sinistra non vogliono mettere.
Riportiamo dal sole 24 ore di oggi a che punto è la
“vertenza”
***
Ilva, resta incerto il futuro post Cassa
19 febbraio 2013
TARANTO
Mancano appena dieci giorni alla scadenza della cassa
integrazione all'Ilva e non si sa ancora cosa l'azienda intenda fare dal 2
marzo in poi. Quel giorno, infatti, avranno termine due procedure di cassa:
quella ordinaria per crisi di mercato che, partita a metà novembre, coinvolge un
massimo di 1.900 addetti, e quella in deroga chiesta a fine gennaio per 1.393
unità dell'area a caldo e dell'area a freddo con durata due mesi: 1° gennaio-2
marzo.
I sindacati [che continuano a fare il gioco del padrone ndr] ritengono che molto probabilmente
la cassa all'Ilva proseguirà [e molto probabilmente cassa integrazione in
deroga che viene scaricata sulla collettività facendo risparmiare ancora di più
il padrone!] perché le difficoltà di mercato rimangono e, in più, ci sono le
fermate degli impianti che devono essere sottoposti ai lavori di rifacimento
previsti dall'Autorizzazione integrata ambientale. Da vedere, però, se
l'azienda ricorrerà a nuove soluzioni transitorie oppure presenterà un piano
più strutturato che tenga conto delle varie necessità. [Il piano dell’azienda
fino ad ora è stato sempre lo stesso: continuare a fare profitti sulla pelle
degli operai fregandosene dei giudici].
E intanto la Procura invita i custodi giudiziari ad
accelerare la vendita delle merci sequestrate dopo che nei giorni scorsi è
arrivato il via libera del gip Patrizia Todisco. Ieri i custodi sono stati
convocati dal pool dei pm guidato dal procuratore capo Franco Sebastio e a loro
è stato consegnato il provvedimento del gip. Da oggi, quindi, comincerà
l'attività dei custodi finalizzata alla vendita di un milione e 700mila
tonnellate fra coils, lamiere e tubi dal valore commerciale di circa 800
milioni. I custodi effettueranno un passaggio preliminare con l'Ilva per
verificare se intenda collaborare nell'attività di vendita, anche se l'azienda
non incasserà nemmeno un euro da tutto ciò in quanto il ricavato confluirà in
un deposito soggetto a vincolo ai fini dell'eventuale confisca. L'Ilva si è già
opposta al provvedimento del gip giudicandolo illegale e definendo inopportuno
il vincolo. Orientamento dell'azienda è quello di impugnare davanti al
Tribunale del Riesame l'atto del gip e forse già oggi potrebbe essere presa una
decisione.
[L’arroganza dei Riva continua perché impunita, non trova
ostacoli, anzi ha tutto il sostegno del governo e dei sindacati confederali].
Infine il sindacato di base Usb ha proclamato uno sciopero a
oltranza in tutto lo stabilimento chiedendo la revoca dell'accordo sindacale
dell'ottobre 2010 che prevede al Movimento ferroviario un solo operatore per
convoglio. Il Mof è il reparto dove a fine ottobre c'è stato un incidente
mortale sul lavoro e l'Usb ritiene che quell'accordo non garantisca la
sicurezza.
http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2013-02-19/ilva-resta-incerto-futuro-064446.shtml?uuid=Abpf4jVH&fromSearch
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