pc 19 febbraio - Ocse: piu donne al lavoro?... ma al doppio servizio del sistema
La questione delle donne/lavoratrici viene trattata in questi
giorni all'interno del dibattito che si è sviluppato tra
i rappresentanti del G-20 riunitisi a Mosca per parlare della crisi e
della “guerra delle valute”.
In particolare in questa discussione viene presa di mira la
Germania perché è al centro degli squilibri globali, ma anche
europei e, nel parere di molti, non sta facendo abbastanza per
trainare le altre economie fuori dalla recessione. Insomma la
Germania subisce anch'essa la crisi ma attualmente è più ricca
degli altri paesi europei perché riesce ancora ad esportare bene le
proprie merci ma non investe questi soldi all'interno del proprio
paese per rilanciare la produzione rifiutandosi di fare da
“locomotiva”.
Ma tra i rimproveri alla Germania vi è anche quello con cui
l'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico) chiede al governo tedesco la
rimozione degli ostacoli all'impiego a tempo pieno della manodopera
femminile. In Germania molte donne lavorano, ma per un numero
limitato di ore nel caso delle madri e delle donne sposate.
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Mentre il mercato capitalistico in Germania vuole "richiamare" le
donne al lavoro, ponendosi il problema di come "rimuovere gli
ostacoli", riferendosi nella sostanza a quelle tutele
che riguardano le donne in caso di maternità – cura dei figli ecc,
in un paese come il nostro, invece, nella realtà quotidiana le
ricaccia sempre più tra le pareti domestiche - migliaia di operaie,
lavoratrici, precarie hanno perso il lavoro dalle
fabbriche ai call center alla scuola ecc.
Ma è il sistema capitalistico che così funziona
… fino a quando sono utili al cosiddetto mercato le
donne sono una forza-lavoro necessaria alla crescita/ripresa
economica, e in molteplici casi anche più remunerative perché a
basso costo rispetto agli uomini, basti pensare nel nostro paese ai
cosiddetti sgravi e agevolazioni fiscali "regalati" dai
governi ai padroni per assumerle come "soggetti svantaggiati"
in cambio di mezzi lavori, mezzi salari e mezzi diritti (vedi l'uso
dei contratti part-time, di inserimento ecc), diversi
"nuovi" aspiranti alle prossime elezioni se ne riempiono la
bocca in questi giorni nei loro comizi/programmi; fino a
quando sono utili al cosiddetto mercato le donne, le proletarie in
particolare, sono nuova carne fresca da sfruttare per i padroni per
aumentare al massimo i profitti, mentre contemporaneamente si
caricano della cura dei lavoratori attuali (mariti, fratelli…) e
devono mettere al mondo figli, produttrici di altro
profitto per i padroni e riproduttrici di nuove braccia per il
sistema.
Ma è questo stesso sistema che poi spietatamente le butta in
strada quando esse non servono più alla produzione in
crisi, trasformandole in sempre più ammortizzatori
sociali viventi che devono sopperire quasi in toto, al posto di
questo Stato borghese, a tutto quello che
concerne la cura dei figli, della famiglia, perpetuando
per le donne una condizione di doppia oppressione e sfruttamento.
*****
Contro questa condizione in diverse assemblee, non ultima quella
nazionale del 10 Marzo scorso a Palermo, nelle iniziative di lotta
con le lavoratrici, le precarie, le disoccupate ecc, in alcuni
documenti abbiamo detto/scritto “noi la crisi non la
paghiamo le doppie catene unite spezziamo”, “contro il
doppio sfruttamento e oppressione, doppia ribellione”, lanciando la
parola d'ordine " per uno sciopero delle donne, delle
lavoratrici, delle operaie, delle precarie, delle disoccupate, delle
giovani..", una parola d'ordine appunto ma che
auspichiamo si possa trasformare prima o poi in un fatto
concreto e reale da parte della maggioranza delle donne
come una risposta di lotta che pur partendo dalle ragioni
concrete di attacco e ponendo delle concrete rivendicazioni sia
espressione e si carichi della condizione generale delle donne contro
questo sistema capitalistico.
Mfpr
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