LA RESISTENZA NON SI PROCESSA
Il 30 aprile, dalle ore 15:30, tutte e tutti al presidio di solidarietà davanti al Tribunale dell’Aquila, durante l'udienza per il "merito" dell'estradizione di Anan Yaeesh, che si terrà presso la Corte di Appello aquilana.
Sembrava scampato il pericolo dell’estradizione per Anan Yaeesh, palestinese arrestato a L’Aquila il 27 gennaio su richiesta israeliana e raggiunto l’11 marzo da un secondo mandato di cattura per essere processato in Italia come partigiano della Resistenza palestinese in Cisgiordania, insieme ad Ali Irar e Mansour Doghmosh. Sembrava un capitolo chiuso quello dell’estradizione, ma così non è.
Il Procuratore generale dell’Aquila, contestualmente alla Camera di Consiglio che il 12 marzo ha dichiarato Anan inestradabile, ha infatti presentato una requisitoria per riavviare la procedura estradizionale.
La richiesta di arresto provvisorio a fini estradizionali di Anan Yaeesh, avviata da Israele e accolta da Nordio, fu formalmente rigettata dalla Corte d'Appello di
L'Aquila, che il 12 marzo ne dispose la liberazione qualora Anan “non fosse stato ristretto per altra causa”. La Corte, in quella sede, ritenne che lo stesso, qualora estradato nello stato di Israele, potesse essere sottoposto a trattamenti crudeli, disumani o degradanti, o comunque ad atti che configurano la violazione dei diritti umani, senza entrare nel merito delle accuse mosse da Israele per motivare la richiesta di estradizione.Accuse che spesso sono il frutto di metodi d’investigazione ed interrogatori compatibili con la definizione di tortura, ed è sul merito di quelle accuse che la procura generale dell’Aquila insiste oggi per riavviare la procedura estradizionale.
A quelle accuse la difesa porterà in aula le torture e i trattamenti inumani e degradanti a cui sono sottoposti i prigionieri politici palestinesi nelle carceri israeliane, nonché l’esistenza di un regime di apartheid giuridico per i palestinesi residenti nei Territori occupati.
A quelle accuse noi risponderemo ancora una volta che la Resistenza non è terrorismo e non si processa, che quello che i potenti della terra chiamano terrorismo è legittima lotta di autodeterminazione dei popoli, alla quale anche il diritto internazionale riconosce la possibilità di esprimersi anche in forme violente.
A quelle accuse noi risponderemo che il vero terrorista è Israele e che i governi fascisti come il nostro sono complici del genocidio in Palestina e della repressione della resistenza palestinese.
A 50 anni dall'istituzione della Giornata internazionale dei prigionieri palestinesi, porteremo in piazza le loro ragioni contro i crimini dell'occupazione israeliana, che dal 7 ottobre si sono intensificati anche nei confronti della popolazione detenuta. Il totale dei prigionieri palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane è triplicato dal 7 ottobre, con più di 13.000 detenuti e detenute palestinesi soltanto nei territori occupati, e molti sono ancora bambini. L'80% di loro è rinchiuso in detenzione amministrativa arbitraria senza accusa né processo. 16 prigionieri palestinesi sono stati uccisi sotto tortura e maltrattamenti nelle carceri dell'occupazione. Migliaia di palestinesi di Gaza sono soggetti a sparizioni forzate. Decine di detenuti di Gaza (almeno 27) sono stati uccisi durante la detenzione nei campi militari (https://www.addameer.org/media/5320).
Se questo è il paese “amico” dove l’Italia vuole mandare Anan, è evidente che il problema della democrazia non riguarda solo i teatri di guerra, non riguarda solo il medio oriente, ma anche le cosiddette democrazie occidentali tra cui l’Italia. E il nostro 25 aprile sarà all’insegna del gemellaggio tra la resistenza italiana e quella palestinese.
Come ci hanno insegnato i nostri partigiani che hanno dato la vita per la libertà, oggi è lo stesso Anan a ricordarcelo: “la Resistenza non è terrorismo, è un atto di amore”.
LA RESISTENZA NON SI PROCESSA
NO ALL’ESTRADIZIONE DI ANAN YAEESH
LIBERTÀ PER ANAN, ALI E MANSOUR
L’Aquila, 20/04/2024
Slai Cobas s.c.
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