Università di Siena. Il Senato accademico mantiene i progetti con Israele - Presidio al rettorato
Il Comitato Palestina Siena e l’Unione Sindacale di Base (USB) Siena hanno coordinato un presidio nel cortile del rettorato dell’Università di Siena, in coincidenza con la seduta del Senato Accademico. Questa azione si inserisce nella settimana di mobilitazione nazionale e nello sciopero proclamato dall’USB, con il sostegno di varie realtà studentesche.
Le iniziative di solidarietà erano previste in tutta Italia: a Roma, le biblioteche dell’Università La Sapienza sono rimaste chiuse a causa dello sciopero del personale; a Napoli, gli studenti della Federico II hanno occupato il rettorato, seguiti dagli studenti del Politecnico di Milano. A Bologna, le lezioni sono state interrotte, mentre a Torino e Pisa sono state convocate sedute straordinarie del Senato Accademico per discutere degli accordi con Israele e del bando Maeci.
Il presidio a Siena ha visto la partecipazione di docenti e ricercatori dell’Università, che si uniscono ai 150 membri del corpo accademico che hanno firmato un appello per il cessate il fuoco permanente e la rescissione degli accordi con le Università israeliane. Inoltre, 22 docenti hanno firmato una lettera aperta al Ministro degli Esteri per bloccare il bando Maeci di collaborazione scientifica con Israele, riaffermando così il sostegno alla causa del boicottaggio accademico.
La giornata odierna è parte di un lungo impegno per ottenere posizioni chiare da parte delle Università italiane, non solo in solidarietà con il popolo palestinese, ma anche contro il genocidio in atto. A questo scopo, è stata ripresentata una mozione in Senato Accademico per la rescissione degli accordi con le università israeliane e con l’industria bellica, in particolare con Leonardo SpA e l’azienda farmaceutica Teva.
Nonostante alcuni risultati positivi, come lo stanziamento di 25.000 euro di fondi per studenti rifugiati palestinesi, l’approvazione di borse di studio per studenti palestinesi e l’impegno a lavorare sull’istituzione di un canale umanitario, la mozione è stata bocciata, con quattro voti a favore, a causa di accuse di “ideologia” e di argomentazioni che hanno definito le università israeliane come “libere, democratiche ed autonome”.
Le pressioni esterne e gli interessi economici hanno influenzato la decisione del Senato Accademico, che ha preferito ignorare le richieste della comunità accademica a favore del popolo palestinese.
Inoltre, vogliamo sottolineare quanto accaduto nel dicembre scorso, quando presentammo per la prima volta una richiesta di rescissione degli accordi con le università israeliane. Il Senato si pronunciò favorevole all’istituzione di una commissione per riesaminarli, ma subito i rappresentanti dello Stato di Israele contattarono i vertici dell’Università per esprimere il loro dissenso verso questa presa di posizione.
Oggi abbiamo avuto conferma che non sono le richieste e la sicurezza degli studenti e del personale dell’università ciò che sta a cuore al Rettore: durante il presidio sono infatti avvenute ben due aggressioni razziste e islamofobe, e quando è stato chiesto che il Senato si esprimesse in solidarietà con le vittime dell’aggressione, la risposta è stata sbrigativa e negativa.
Questo dimostra chiaramente quali sono gli interessi reali degli Atenei italiani e perché non possiamo considerare i fondi stanziati come una vittoria definitiva, ma dobbiamo continuare a mobilitarci per pretendere che tutti gli accordi in atto con Israele e multinazionali impegnate nella ricerca e produzione bellica vengono rescissi.
Bologna. Protesta alla facoltà di Matematica, stop accordi con Israele e industria bellica
Giovedì eravamo in presidio davanti al Consiglio di Dipartimento di Matematica dove, su pressione
delle mobilitazioni degli studenti, è stata presentata una mozione che chiedeva al dipartimento di non intraprendere relazioni con il comparto militare industriale ed enti israeliani, e di fare richiesta esplicita all’Ateneo per rescindere gli accordi con la filiera bellica e Israele, a partire dai progetti FAIR e HPC che coinvolgono matematica.Nonostante l’apertura di relazioni accademiche con associazioni matematiche palestinesi, un’ottima notizia ma non assolutamente sufficiente, la mozione presentata non è stata nemmeno messa ai voti! Al suo posto è stato votata un semplice quanto vago “monitoraggio” degli accordi interni al dipartimento sul rischio di dual use per “minimizzare il danno”, senza alcun impegno a rompere i rapporti con il comparto militare industriale e Israele, nè richiede una presa di posizione all’ateneo.
Dopo aver visto per l’ennesima volta le porte dell’università chiuse in faccia e le solite formulazioni fumose, abbiamo fatto irruzione ed interrotto il Consiglio di Dipartimento, prendendoci l’aula dove si è poi svolta un’assemblea studentesca per proseguire la nostra lotta nel dipartimento.
È assolutamente inaccettabile che, con un genocidio in corso in Palestina e il nostro paese sempre più coinvolto nelle guerre in medioriente e Ucraina, nella nostra università non si riesca a prendere un impegno per la rottura dei legami con guerra e genocidio. La nostra università ha le mani sporche di sangue, così come il dipartimento di matematica che è legato alle fabbriche della morte come Leonardo e Thales.
Ma se le nostre università si arruolano, noi studenti non ci arruoliamo! Anzi protestiamo forti delle vittorie ottenute ai senati accademici di Bari, della Normale di Pisa e di Torino contro il bando MAECI, e della spinta delle ingenti mobilitazioni contro il bando in tutti gli atenei del paese: siamo pronti a mobilitarci finché non saranno interrotti tutti i rapporti con guerra e Israele.
A partire dal prossimo senato accademico del 23 aprile e dall’incontro con il rettore del 24 aprile, dove chiederemo la rescissione degli accordi con aziende belliche, organizzazioni militari e Israele, passando per l’assemblea nazionale del 17 aprile con studenti, professori e lavoratori che si sono mobilitati contro MAECI in 35 atenei del nostro paese.
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