da Controinformazione rossoperaia del 17/04
Apriamo questa trasmissione da Taranto dove arriva il ministro della guerra, Crosetto, per presenziare al giuramento interforze nella rotonda del Lungomare e ci arriva dopo giorni in cui la città, i cittadini e le attività commerciali sono stati messi a disagio per la preparazione di questo “evento”.
La venuta di Crosetto a Taranto offre l'occasione per parlare dell'altra faccia del pianeta delle scimmie in questa città che è il sistema militare-industriale che la occupa ben prima dell'Ilva, durante l'Ilva e oltre l'Ilva. A Taranto esiste la più grande base navale della Marina italiana. Questa base è formalmente della Marina italiana ma è al servizio della NATO e dell'imperialismo americano.
La città è occupata dai militari, è occupata dalle servitù militari, dalle strutture militari, buona parte del suo mare è occupato dalla Marina, così come lo sono gli edifici e le strutture importanti della città. Taranto viene concepita come città di guerra nella prima come nella Seconda guerra mondiale. E come tale viene preparata all'ipotesi di una terza guerra.
Quindi Crosetto sta a casa sua, per modo di dire, a casa del sistema militare-industriale dell’imperialismo italiano. Nelle vicinanze di Taranto vi è una fabbrica importante, la Leonardo. E dalla Base di Taranto sono partite tradizionalmente le missioni militari in direzione di tutte le guerre, dalla guerra del Golfo alla guerra dei Balcani, dalle missioni dirette nel Mediterraneo sotto il travestimento di missioni antipirateria, alle manovre congiunte dei diversi paesi della NATO contro una ipotetica presenza della Russia nel Mediterraneo, ma in realtà in preparazione di tutto quello che potrà succedere nel contesto della tensione della guerra mondiale.
La venuta di Crosetto a Taranto viene salutata, come si dice, “con entusiasmo” dalle Istituzioni, dalla stampa. Ma tutti questi sono al soldo della Marina, prendono soldi dalla Marina! I quotidiani pubblicano pagine pubblicitarie - Ilva insegna - sono lo strumento normale di finanziamento, non certo occulto, della stampa per asservirla agli interessi dei cosiddetti poteri forti, che a Taranto si chiamano Marina, si chiamano NATO, si chiamano imperialismo.
Crosetto giunge a Taranto in un momento in cui la città è devastata da ben altro, è devastata chiaramente dalla crisi dell'Ilva con migliaia e migliaia di operai in cassa integrazione e a rischio-
lavoro; è devastata dalla continuità di sistema inquinante delle fabbriche per il profitto, di cui chiaramente l'Ilva prima e ArcelorMittal dopo e l'attuale gestione commissariale sono la continuità di questo rapporto tra fabbrica e città che altro non è che sistema capitalistico e effetti nella condizione interna ed esterna dai lavoratori.Taranto è città della disoccupazione, del precariato.
Taranto e la sua provincia sono città del disagio dei migranti sfruttati col lavoro nero e sempre a rischio per i permessi di soggiorno.
Taranto è la città di amministrazioni trasformiste fatte dai circoli affaristici e di personaggi che si scambiano, come assessori e giunte, le briciole del sistema di potere - non tanto “briciole” in certe occasioni - e che quindi sono obiettivamente al soldo di un sistema degli appalti che ha due soli committenti: i padroni della grande industria, vale a dire l’ENI, la Leonardo e la Marina militare, il sistema della Marina militare.
Quindi Crosetto
viene qui ed è accolto con tutti gli onori dal sistema che governa
Taranto contro gli interessi dei proletari, delle masse, dei giovani.
Contro questa venuta chi protesta? Sostanzialmente solo lo Slai
cobas, i compagni di proletari comunisti, perché gli altri, che pure
si dicono contro la guerra, ben poco fanno, come ben poco viene fatto
per la Palestina, come ben poco viene fatto sul terreno
dell'opposizione politica al governo.
Anzi, tutto è parte del sistema. La protesta ambientalista che, cogliendo i fattori chiaramente riconosciuti da tutti dei danni ambientali prodotta dall'Ilva di padron Riva e proseguiti dalle acciaierie di ArcelorMittal, però serve a mettere il silenzio su ogni tipo di altra questione in questa città e fa da oggettiva copertura del dominio del sistema militare-industriale della Marina.
Perfino nella vicenda giudiziaria è evidente l'interesse e la spinta che ci sono stati, anche in settori della magistratura, a indirizzare tutti gli sforzi nei confronti dell'Ilva per nascondere la piovra sulla città presente, passata e futura, anche inquinante, devastante per l’ambiente, rappresentata dalla struttura militare NATO della Marina.
Crosetto, peraltro, è l'uomo giusto al posto giusto in un governo della guerra, in un governo fascio imperialista. Crosetto è un uomo sui libri paga della grande industria bellica, un commesso viaggiatore dell'industria bellica, un procacciatore di affari dell'industria bellica, un ministro che ha un grande conflitto di interessi con la sua figura di ministro della Difesa, forse perfino più grande di quello che hanno avuto personaggi come Berlusconi.
Questo conflitto di interessi è stato tranquillamente accettato in Parlamento dall'opposizione che quasi mai ha sollevato questo problema, conflitto di interessi che si è ritrovato soltanto in qualche articolo di stampa che ha documentato il legame organico tra il ministro Crosetto e la Leonardo.
Crosetto è intoccabile perché è anche grande sponsor – e questo, in maniera vistosa, è dimostrato da quella foto in cui tiene in braccio la Meloni - è un padrino della Meloni, “padrino” nel senso che volete intendere della parola, “padrino” che vuol dire per conto dell'industria bellica, del Capitale industriale militare.
Crosetto proprio in queste ore, in Parlamento, ha dichiarato che l'Onu non è schierata abbastanza con le imprese militari che sono in corso, quella in Libano, nel Mar Rosso e soprattutto col sistema imperialista a guida americana che sostiene in maniera incondizionata i piani genocidi di Israele e i piani di attacco all'Iran, governo “scomodo” nell'area.
E tutto questo trova una tiepidissima opposizione in Parlamento e poco o niente nelle città. Crosetto a Taranto è accolto da uno sciame di striscioni che occupano i diversi muri di città, striscioni passati, presenti e chiaramente che continueranno a tappezzare la città per costruire un'immagine reale di un'altra Taranto, della Taranto proletaria popolare, della Taranto antimperialista, antifascista, della Taranto antimilitarista.
Non usiamo la parola “pacifista” perché, a parte l'opera di tanto in tanto di Alessandro Marescotti che è stato spesso come PeaceLink impegnato nella documentazione critica di quello che avviene a Taranto anche per quanto riguarda la base navale, il sistema industriale militare - ma questo lo faceva meglio nel passato, lo diciamo chiaro - anche l’ambientalismo attira, per indirizzare "l'opposizione di sua maestà" in questa città che lasci in pace, non disturbi il manovratore, non disturbi la Taranto città di guerra, interna alla Puglia zona di guerra, con le sue basi militari sempre più attive e importanti, da Gioia del Colle ad Amendola, a Brindisi ecc ecc.
Questa Puglia aspetta il G 7 per farne il G 7 della guerra. E che naturalmente anche per il G 7 sta militarizzando tutto il territorio, oltre che permettere giganteschi profitti, soldi nelle tasche delle grandi strutture turistico-industriali, seminandoli poi per tutto il sistema affaristico di piccola e media borghesia pugliese che campa di questi soldi. E con questi soldi viene comprata dal nuovo governo della Meloni.
La Puglia non è zona di guerra: questo viene detto chiaramente da una parte di questa opposizione. L'opposizione al G 7 si esprimerà anche in occasione delle tre giornate. Ma sia ben chiaro, “opposizione” significa rendere difficile la vita ai potenti della terra e ai loro servi, perché si parla di Zelensky così come del fascista che è capo del governo in Argentina. Ma fino all'ultimo i saranno gli inviti della Meloni per conto terzi - perché la Meloni svolge in questo un'attività di segretario d'ufficio del G 7 e dell'imperialismo, soprattutto americano - e non è escluso che vengano perfino i Netanyahu di turno a questo G 7.
Quindi un'occasione per opporsi, però non certo accettando i limiti dei cortei inefficaci, di pura testimonianza, a cui una parte del movimento anti G 7 pare affezionata. Bisognerà rendere tutto il territorio della Puglia, soprattutto la dove ci sono le basi attive della guerra imperialista che sono il braccio operativo delle decisioni del G 7, bisognerà rendere difficile la vita di queste realtà, mostrare che non passerà invano la marcia verso la guerra imperialista e il ruolo della Puglia e di Taranto in questa guerra.
La base di Taranto è anche occasione per radiografare quello che è il piano di interessi politici e militari che a Taranto reggono il “sistema Marina”. E quindi per acutizzare lo scontro di classe in questa città, non soltanto verso la Marina ma verso tutto il sistema politico che è al suo servizio, verso la stampa media grande e piccola che è passata armi e bagagli, come lo stesso hanno fatto buona parte delle tv private, come Studio 100 che era di Baldacconi che è un megafono della Marina militare.
Chiaramente tutto ciò intossica l'informazione cittadina e rende difficile alle masse popolari di comprendere realmente le cose, di conoscerle e di metterle in discussione.
Per questo è fondamentale l'opposizione odierna alla visita di Crosetto, così come la costruzione dei prossimi appuntamenti su questo terreno, primo fra tutti il 25 Aprile.
Ma dopo il 25 Aprile ci sarà la lunga campagna contro il G 7, una campagna che è di accumulazione di forze. Da Taranto viene l'appello soprattutto alle fazioni più radicali del movimento comunista, rivoluzionario, antagonista di questo paese: si venga in Puglia, si venga a contestare il G 7! Si venga a far vivere giornate grigie di paura - e non di sferzante arroganza e di lusso - ai signori del G7 e ai loro servi. Si costruisca una mobilitazione intelligente, dove “intelligente” non sta per pacifica, non sta per “è tutto concordato”, che non accetta il recinto-ghetto di una manifestazione che non rompa i "cosiddetti" a nessuno. “Intelligente” significa trovare le forme intelligenti per colpire il G 7, politicamente, socialmente, mediaticamente.
E Taranto in questo è sicuramente una città centrale e questa centralità della Taranto contro il G 7 è legata alla Taranto contro i padroni della grande industria, i nuovi, i vecchi, di Stato, privati, contro il sistema sindacale ad essi asserviti. Anche in queste ore alla Leonardo i sindacati protestano, ma perché vogliono più commesse, più commesse che obiettivamente significa più guerra, vendendo per un piatto di lenticchie il futuro lavorativo di una parte degli operai che già in quest'area rappresentano comunque una sacca di privilegio, di aristocrazia operaia, con eccezione dei lavoratori dell'appalto che, come si sa, sono il parente povero di queste strutture industriali.
Puntiamo i riflettori su Taranto usando la visita del “losco Ciccione”: la figura fisica di Crosetto va messa in luce perché rappresenta proprio il padrone ingrassato delle vignette, dei disegni impressionisti quando si trattava di rappresentare la borghesia opulenta, ricca e sfruttatrice. Crosetto sembra un disegno incarnato. E questo ingrassamento dei profitti di guerra e dei commercianti della guerra, dei mercanti di cannone, è una espressione quasi simbolica dell'attuale classe dominante, in particolare dell'attuale governo fascio-imperialista della Meloni.
Quindi la voce che viene da Taranto contro Crosetto è parte di questa battaglia di lunga durata che vive però di appuntamenti, primo fra tutti il G 7 di Puglia, dal 13 al 15 giugno.
Prima di chiudere, due parole. Una di solidarietà. E quando noi diciamo solidarietà non è una pacca sulle spalle, è un atto dovuto. Solidarietà al professor Canfora che giustamente ha chiamato la Meloni neonazista nell'anima. Non è certo un fatto personale ma tutto il personale politico e sociale del cerchio magico della Meloni è neonazista e fascista dentro: questo è il modo come la diciamo noi la frase di di Canfora.
Canfora dice la verità ed è un intellettuale che su questo ha tutte le ragioni per cui saremmo pronti ad autodenunciarci. E sicuramente all'udienza del 7 ottobre noi ci saremo, per dire, dentro e fuori il tribunale, che siamo dalla parte di Canfora e vogliamo spazzare via, non solo dai Tribunali ma dal paese, la feccia erede del nazifascismo che attualmente è al governo.
Così è incondizionata la nostra solidarietà agli studenti della Sapienza fatti segno ancora di una carica della polizia. Ma non perché si sono presentati come vittime. Forse a Pisa la giusta protesta degli studenti a fronte della violenza poliziesca è apparsa come quella di giovani che certo protestavano, ma erano vittime di un sopruso. No, gli studenti della Sapienza hanno fortemente attaccato l'infame decisione che la Sapienza vuole confermare il legame con lo Stato di Israele, con la ricerca israeliana, con l'industria della guerra.
L'università è degli studenti e non dei rettori al servizio del potere politico e dell'industria! L'università non è il centro di ricerca di Israele e dei suoi alleati italiani o dell'industria bellica! Costoro devono essere cacciati dall'università e in queste università il vento di rivolta che ha riportato in auge la Palestina deve estendersi. E il miglior modo per stare a fianco degli studenti de la Sapienza è 10/100/1000 azioni nelle università, nelle scuole, per impedire la presa nelle mani dell'università da parte del sistema militare industriale, dell'imperialismo e del sistema politico, rappresentati dai complici dell'imperialismo del genocidio palestinese.
C'è un legame quindi tra quello che succede a Taranto oggi - “oggi” per modo di dire, dove per “oggi” diciamo in tutto questo periodo - è quello che avviene nelle università e quindi la solidarietà che da questa città può nascere è quella di intensificare ed elevare la mobilitazione di solidarietà alla Palestina e di contestazione attiva del sistema militare industriale, dell'industria della guerra, della Marina/NATO, a Taranto e in Puglia.
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