Dal sito: https://kavlaoved.org.il/en/klo-brief-the-wars-impact-on-vulnerable-workers-in-israel/
Kav LaOved è un’organizzazione
indipendente dedicata all’assistenza dei singoli lavoratori vulnerabili,
all’analisi delle politiche del lavoro israeliane che perpetuano la
disuguaglianza e alla conduzione di attività legali e di patrocinio per
realizzare cambiamenti positivi. Nel corso degli anni abbiamo raccolto
numerosi dati e approfondimenti, che condividiamo regolarmente con
decisori, organismi internazionali e media.
Dall’inizio della guerra
dell’ottobre 2023, il nostro lavoro ha raccolto una notevole attenzione
da parte dei media internazionali. Questo interesse è nato dal nostro
impegno quotidiano con i lavoratori vulnerabili, senza voce e
invisibili, tra cui oltre 100.000 lavoratori migranti provenienti da
paesi in via di sviluppo, un numero simile di operai palestinesi della
Cisgiordania e di Gaza, 30.000 richiedenti asilo e innumerevoli
lavoratori israeliani svantaggiati. Tutte queste popolazioni sono state
profondamente colpite dalla guerra in corso, e alcune hanno subito gravi
conseguenze.
operai israeliani vulnerabili: dal 7 ottobre siamo
stati inondati di chiamate di operai in cerca di assistenza a seguito
dell’evacuazione dalle loro case, licenziamenti improvvisi, chiusura
improvvisa di scuole e asili, perdite significative di reddito e
mancanza di chiarezza riguardo al diritto al risarcimento durante la
guerra. La conseguente confusione ha intensificato le tensioni nel
settore del lavoro, con datori di lavoro e operai che attendono con
ansia le decisioni del governo in merito all’ammissibilità al
risarcimento in mezzo al diffuso sconvolgimento occupazionale. Per
alleviare l’incertezza, abbiamo prodotto e diffuso aggiornamenti e
opuscoli informativi in sei lingue fornendo informazioni aggiornate ai
lavoratori persi nel caos, chiarendo i meccanismi di congedo non
retribuito, i criteri di ammissibilità per le indennità di
disoccupazione, l’espansione della rete di sicurezza sociale per i
lavoratori colpiti dalla guerra e altre questioni.
Inoltre, è emerso
un fenomeno inquietante in cui i datori di lavoro in Israele sono
coinvolti in atti illegali di razzismo minacciando o licenziando
ingiustamente gli operai arabo israeliani. Abbiamo risposto assistendo i
lavoratori che sono stati ingiustamente licenziati a causa di accuse
infondate derivanti dalla loro attività sui social media. Grazie ai
nostri sforzi, siamo riusciti a reintegrare molti operai nelle loro
posizioni, combattendo la discriminazione e difendendo i loro diritti.
Operai
della Cisgiordania e di Gaza: Il nostro Dipartimento dei Lavoratori
Palestinesi ha mantenuto stretti contatti con gli operai palestinesi il
cui impiego è stato improvvisamente interrotto il 7 ottobre. Questa
catastrofe in corso ha lasciato più di centomila lavoratori, così come
le loro famiglie, in una situazione molto precaria, poiché agli operai
palestinesi è stato impedito di rientrare in Israele per un periodo
indeterminato. Inoltre, si profila un’incertezza riguardo alle loro
prospettive occupazionali anche dopo la cessazione delle ostilità.
A
causa dello scoppio improvviso della guerra, a numerosi operai
palestinesi non furono pagati lo stipendio di settembre. Abbiamo fornito
loro assistenza individuale e sensibilizzato sulla violazione dei loro
diritti in circostanze caotiche. Abbiamo anche coinvolto attivamente i
decisori politici, esortandoli a facilitare il ritorno dei lavoratori e a
porre fine alle loro punizioni collettive. I nostri sforzi di
sensibilizzazione si sono estesi alle commissioni parlamentari dove
abbiamo presentato argomentazioni convincenti e formulato proposte per
un’assistenza finanziaria immediata, facendo leva sul Fondo pensioni
degli operai.
Abbiamo anche mantenuto una comunicazione diretta con i
lavoratori di Gaza durante gli eventi tumultuosi. Molti di loro hanno
cercato rifugio in Cisgiordania dopo la revoca collettiva dei loro
permessi di lavoro il 7 ottobre. Tragicamente, molti hanno subito
ingiuste incarcerazioni in Israele, compresi casi di tortura durante la
detenzione e persino uccisi. Alla fine, questo gruppo di operai è stato
rimpatriato a Gaza, dove si è ritrovato intrappolato in un circolo
vizioso di violenza, devastazione e privazione.
Operai migranti: il
nostro Dipartimento Lavoratori migranti, che comprende i settori
dell’agricoltura e dell’assistenza, è stato profondamente coinvolto nel
rispondere alle tragiche situazioni dei lavoratori che sono stati
assassinati il 7 ottobre, rapiti o costretti a fuggire dalla zona di
conflitto. Abbiamo mobilitato gli sforzi per coordinare le evacuazioni e
diffuso informazioni vitali ai lavoratori disorientati. I lavoratori
migranti, in particolare quelli colpiti dagli eventi del 7 ottobre,
spesso non hanno familiarità con la situazione militare in Israele,
hanno un accesso limitato a informazioni affidabili nella loro lingua e
potrebbero non avere reti di supporto che li assistano durante i periodi
di crisi.
Il nostro team ha fornito supporto 24 ore su 24 ai
lavoratori interessati per diverse settimane. Abbiamo facilitato
l’evacuazione sicura di centinaia di lavoratori dalle aree di conflitto,
organizzato alloggi temporanei e facilitato il ritorno nei loro paesi
d’origine per i braccianti e i lavoratori che hanno scelto di andarsene.
Questi sforzi umanitari di emergenza sono stati guidati dalla
compassione e dalla preoccupazione per il benessere dei lavoratori e
hanno segnato un allontanamento dalle nostre normali attività
quotidiane. Nonostante le sfide che richiedono intraprendenza e
improvvisazione, la nostra risposta ha assicurato che molti lavoratori
fossero in grado di concludere il loro rapporto di lavoro in modo sicuro
ed equo. I nostri cuori sono stati riscaldati dalle numerose
espressioni di gratitudine da parte dei lavoratori migranti e delle loro
famiglie per la cura e il sostegno che abbiamo fornito durante tempi
così terrificanti.
Richiedenti asilo: ai richiedenti asilo in Israele
non è stato risparmiato il trauma di questa guerra. Il Dipartimento per
i rifugiati e i richiedenti asilo del KLO assiste decine di migliaia di
rifugiati provenienti dal Sudan, dall’Eritrea e da altri paesi, che
Israele ha cercato attivamente di espellere sin dal loro arrivo nel
paese. Navigando attraverso un labirinto di leggi, regolamenti e
decisioni scoraggianti riguardanti l’occupazione dei rifugiati in
Israele, il nostro staff ha sostenuto instancabilmente nel corso degli
anni i diritti di questi individui vulnerabili, raggiungendo traguardi
significativi nella loro protezione. Purtroppo, non possiamo modificare
l’atmosfera ostile alimentata dai ministri di vari governi, che aggrava
le sfide affrontate dai richiedenti asilo. Di conseguenza, gran parte
del lavoro del dipartimento è incentrato sulla fornitura di soluzioni
pratiche ai rifugiati che sono stati maltrattati dai loro datori di
lavoro. Queste ingiustizie vanno dal furto salariale e dal licenziamento
ingiusto durante la gravidanza allo sfruttamento dilagante, che ha
lasciato molti operai rifugiati in circostanze terribili. Nonostante le
avversità, il nostro impegno nel sostenere la giustizia e la dignità per
tutti i richiedenti asilo in Israele rimane incrollabile.
Nel caos
della guerra, siamo intervenuti per assistere decine di famiglie di
rifugiati nell’evacuazione dalle loro case in aree sotto attacchi
missilistici, garantendo la loro sicurezza quando pochi altri erano
preoccupati per il loro benessere. A causa della discriminazione
sistematica che devono affrontare in Israele e dell’erosione quotidiana
della loro dignità, la maggior parte dei rifugiati sceglie di lasciare
Israele non appena ottiene un’alternativa accettabile. Siamo testimoni
di questo ciclo continuo di umiliazioni che sottolinea l’urgente
necessità di un cambiamento sistemico e di una maggiore protezione dei
diritti dei rifugiati.
Le sfide che abbiamo davanti sono enormi. In
Cisgiordania si sta verificando una crisi umanitaria poiché più di
centomila operai e braccianti palestinesi e le loro famiglie sono
disoccupati e senza alcuna rete di sicurezza da mesi. Parallelamente,
Israele sta portando decine di migliaia di nuovi operai migranti in
Israele senza alcuna supervisione, con molti lavoratori costretti a
pagare migliaia di dollari a intermediari illegali per ottenere il visto
di lavoro, lasciandoli pieni di debiti e facili prede per datori di
lavoro abusivi. Nel frattempo gli operai israeliani vulnerabili
continuano a soffrire gli effetti del conflitto senza alcun sostegno
significativo da parte del governo.
4 aprile 2024
Dal sito: https://kavlaoved.org.il/en/klo-brief-the-wars-impact-on-vulnerable-workers-in-israel/
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