sabato 2 maggio 2020

pc 2 maggio - Shadi Habash, un altro artista ucciso nelle carceri dell'imperialismo

Solidarietà internazionalista per la liberazione di tutti i prigionieri politici nel mondo! SRP Italia


Il regista egiziano Shady Habash, noto nel suo paese per la satira contro il presidente al-Sisi, specie per il video della canzone Balaha, è morto in carcere dopo mesi di prigionia, come molti altri detenuti politici del regime
Artista, fotografo e regista, era in carcere da 791 giorni, insieme a Galal El-Behari e Mustafa Gamal, per aver diretto il clip del cantante Rami Essam per la canzone, "Balaha", una canzone che rivendica il desiderio di libertà dei giovani egiziani, esploso quasi un decennio fa con la rivoluzione di Piazza Tahrir.
Shadi è morto nella giornata del 2 maggio nel carcere di massima sicurezza di Tora dopo aver denunciato più volte le gravi condizioni di salute in cui versava.
Shady era uno dei tanti che in quei giorni a Tahrir e successivamente
nei risicati spazi lasciati dal regime, denunciava a gran voce i torti e le ingiustizie del paese e quelle ricevute: non ultima quella della sua incarcerazione.

Il 26 ottobre 2019 scriveva:

La prigione non uccide, lo fa la solitudine. Ho bisogno del vostro supporto per non morire.
Negli ultimi due anni ho provato a resistere da solo a tutto ciò che mi stava succedendo continuando ad essere me stesso, ma ora non posso più andare avanti.
Resistere in prigione significa resistere a te stesso. Proteggi te stesso e la tua umanità dall’impatto di quello che vedi ogni giorno. Ti fermi, dai di matto o lentamente muori perché sei stato buttato dentro una stanza due anni fa a sei stato dimenticato, non sapendo quando ne verrai fuori.
Io sono ancora in prigione e ogni 45 giorni devo andare davanti ad un giudice che mi dà altri 45 giorni senza guardarmi in faccia o ai documenti del caso grazie ai quali molti sono stati liberati sei mesi fa.
Comunque, la mia prossima udienza sarà il 19 novembre.
Ho bisogno di supporto e ho bisogno che ricordiate che io sono ancora in prigione e che il regime si è dimenticato di me. Sto lentamente morendo perché so che sto restando solo di fronte a tutto.
So che ho molti amici che mi vogliono bene e hanno paura di scrivermi pensando alla fine che io possa uscire senza il loro aiuto.
Ho bisogno del vostro supporto ora più che mai.

La morte di Shadi ha dimostrato ancora una volta di quanto le condizioni delle migliaia di attivisti nelle carceri egiziane sia seria. Da due settimane l’attivista e compagno, Alaa Abdel Fattah, è entrato in sciopero della fame e della sete a causa dell’assenza di misure di sicurezza per contenere il contagio del covid-19 e dal divieto di visite per i familiari.

Nonostante, i numerosi casi positivi al virus, il regime egiziano non si arrende e continua la sua campagna repressiva nei confronti degli attivisti e delle attiviste.

Proprio in questa settimana, è giunta la notizia che due attiviste, Marwa Arafa e Kholoud Said, sono state arrestate e fatte sparire dalle forze di sicurezza egiziane.

Le accuse mosse alle due attiviste sono le stesse che hanno giustificato l’arresto del giovane studente egiziano dell’Università di Bologna, Patrick Zaky: partecipazione attiva a gruppi terroristici e sovversivi.

Un regime malato e paranoico, quello egiziano, che tenta di lavarsi la faccia portando nel nostro paese aiuti per fronteggiare la crisi del covid-19 ricevendo tutti gli onori da parte delle istituzioni borghesi e con il beneplacito del capitalismo e della Confindustria italiani che proprio in questi giorni hanno stretto l’ennesimo affare con il regime golpista e criminale di al-Sisi: 40 milioni di euro pagati profumatamente dal sistema mafioso militare ad un’azienda italiana per l’informatizzazione delle scuole egiziane.

Con un sistema sanitario che crolla sotto i colpi dell’emergenza del coronavirus, il regime ha chiesto un altro prestito al Fondo Monetario Internazionale – alla faccia dei dati positivi dell’economia egiziana, sbandierati degli istituti finanziari internazionali – che avranno un impatto devastante su quei pochi servizi pubblici egiziani rimasti in piedi dopo il colpo di stato militare del 201.

Qui sotto il video di Rami Essam con la canzone Balaha con sottotitoli in inglese:



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