alle ore 11,30 una delegazione del Comitato porterà fiori alla lapide
che le ricorda a Sesto San Giovanni in via Carducci.
Anche
se i divieti di governo e regioni per il coronavirus impediscono ogni
manifestazione, il nostro Comitato ricorderà comunque, nel rispetto
delle norme di sicurezza, tutti i morti chiedendo giustizia per le
vittime dell’amianto e per tutti i lavoratori e i cittadini assassinati
per il profitto.
Sono
passati 28 anni da quando l’Italia ha messo al bando l’amianto, ma
siamo ancora uno dei paesi al mondo maggiormente colpiti dall’epidemia
di malattie amianto-correlate. Secondo l’Oms, ancora oggi nel mondo sono
circa 125 milioni i lavoratori esposti alla fibra killer e nel nostro
Paese la bonifica delle costruzioni contenenti amianto procede molto a
rilento.
Ogni
anno le vittime dell’amianto sono circa 6mila: 3600 per tumore
polmonare, 600 per asbestosi, 1800 per mesotelioma, un tipo di cancro
molto aggressivo che colpisce la pleura e altre membrane. L’amianto ha
ucciso tanti lavoratori e lavoratrici, ma anche persone che respiravano
la fibra dai vestiti altrui (per lo più mogli che lavavano le tute e
abiti dei mariti) o che si trovavano nel posto sbagliato al momento
sbagliato.
L’amianto
ha ucciso, uccide e continuerà ad uccidere ancora perché i tumori che
causa, mesotelioma, tumori polmonari, della laringe, asbestosi e nella
donna tumore dell’ovaio, e altri ancora, ci mettono decenni a
manifestarsi, e il picco è previsto tra il 2025 e il 2030.
Dai
dati di Legambiente nel nostro Paese sono circa 370mila le strutture
che contengono Eternit: per lo più edifici privati ma anche industriali e
pubblici, comprese 2.400 scuole, 1.000 biblioteche e 250 ospedali. Per
non parlare della rete idrica: sarebbero 300mila i km di tubature in cui
è presente l’asbesto. Si tratta, però, di stime: il censimento dei siti
inquinati non è stato completato in tutte le regioni.
In Italia negli ultimi dieci anni i morti per infortuni sul lavoro sono stati più di 17 mila.
Ogni
anno sono 1.400 i morti sul lavoro (120 al mese) mentre decine di
migliaia sono quelli per malattie professionali (solo per amianto oltre
6.000 all’anno).
A
questi numeri vanno aggiunti gli altri morti del profitto causati dai
risparmi sulla sicurezza (ponti che crollano, disastri ambientali,
inondazioni e altro ancora) e oggi a causa del coronavirus anche medici,
infermieri, personale sanitario, addetti alle pulizie degli ospedali.
Una strage che avviene nell’indifferenza che, oggi più che mai, diventa complicità.
ROMPIAMO IL SILENZIO. BASTA MORTI PER IL PROFITTO.
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
Aprile 2020
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