lunedì 27 aprile 2020

pc 27 aprile - SULL'ATTACCO AL DIRITTO DI SCIOPERO DELLA CGS - Risposta del Coordinamento Lavoratori Autoconvocati all'appello dello Slai cobas sc e ulteriore nostro intervento

Da SLAI COBAS per il sindacato di classe
Ringraziamo il Coordinamento della risposta alla nostra proposta/appello e dell'utile contributo sull'attacco alla libertà e al diritto di sciopero (vedi di seguito). 
Siamo chiaramente d'accordo con la denuncia generale all'attacco al diritto di sciopero che è stato da tempo avviato con le norme di regolamentazione dello sciopero nei cosiddetti “servizi essenziali”. Il coordinamento ricorda giustamente come buona parte di questi “servizi essenziali” erano proprio quei settori lavorativi in cui si erano sviluppate lotte, scioperi molto riusciti, che avevano strappato
risultati, e dove si erano sviluppati organismi sindacali, cobas, ecc. alternativi e anche contrapposti ai sindacati confederali.
Per cui la Legge 146/90 fu voluta sia dai padroni, dallo Stato, sia dai sindacati confederali che perdevano fortemente terreno in particolare nei settori della Sanità, delle Ferrovie, dei servizi, ecc.
Occorre riprendere la denuncia contro questo originario attacco, fare una campagna all'interno della battaglia attuale sul nuovo attacco al diritto di sciopero, utilizzare i provvedimenti contro gli scioperi in questo periodo portati avanti con la scusa del coronavirus, per mostrare sia che questi attacchi sono parte di un attacco già da tempo in corso, sia per cominciare a costruire una opposizione in tutti i settori lavorativi contro il prossimo generale attacco che stanno preparando anche dopo l'emergenza, come le parole/proposte del Presidente della Commissione Garanzia Sciopero indicano chiaramente.

Questa compagni e compagne del Coordinamento è una lunga e articolata campagna in cui è ancora di più necessario costruire un fronte unitario e ampio.
Ma essa non può non partire dal respingere ora i pesanti provvedimenti sanzionatori che sta facendo la CGS. E qui non ci deve bastare la denuncia ma l'azione, possibilmente più unitaria possibile e larga, con l'obiettivo di far revocare questi provvedimenti. Perchè, e crediamo che sia chiaro a tutti, che se questi provvedimenti passano, sarà per governo, Stato, padroni (utilizzatori finali) più facile portare avanti un altro pesantissimo attacco al diritto di sciopero dovunque, e questa volta in particolare nelle fabbriche, nei settori della produzione.
In questo senso era ed è la nostra proposta di comunicato unitario verso la CGS, che riguarda i provvedimenti di oggi.
Dal 9 marzo in poi, la CGS sta andando oltre le sue stesse norme e competenze. Non dice, come in un'altra occasione che la violazione è per aver indetto sciopero nei servizi essenziali senza tener conto delle limitazioni, ma dice: perchè abbiamo indetto lo sciopero in tempo di coronaviru in tutti i settori. E' a questo che oggi rispondiamo. Rispondiamo oggi ad una arbitraria e ingiustificata estensione delle loro stesse “limitazioni”, per cui la CGS dice che non si fa sciopero punto e basta. E' scontato che noi non siamo affatto d'accordo con le limitazioni della L.146 e seguenti, ma quello di cui ora ci si accusa non è la violazione della legge ma di aver indetto lo sciopero. Questa è la “novità”, questo passaggio grave e ulteriore non lo dobbiamo permettere, si deve impedire! Altrimenti sarà molto più difficile fare gli altri passi.
Vogliamo ricordare che lo Slai cobas per il sindacato di classe sta tuttora pagando una sanzione fatta dalla CGS per lo sciopero delle donne del 2018, in cui noi, e purtroppo solo noi, non accettammo di escludere dallo sciopero alcuni settori “essenziali”. Quindi è lontano da noi ogni accettazione di “normalità” dei divieti della CGS – che abbiamo attaccato e denunciato da anni e anni. Abbiamo in questa occasione rilevato la contraddizione, la violazione delle sue stesse leggi da parte della CGS.
In questa attuale battaglia, che deve vedere come centrale i sindacati di base, gli organismi dei lavoratori, le stesse lavoratrici e lavoratori, è utile e noi invitiamo ad incentivare, le analisi/denunce critiche contro i provvedimenti della CGS di giuristi, avvocati, democratici coerenti, che mettono in rilievo anche alcune contraddizioni – la questione della Costituzione, per es, era evidenziata da un giurista e per questo è stata raccolta nell'appello, perchè evidenziava una contraddizione – al movimento dei lavoratori utile. Perchè è vero che l'art.40 della Costituzione dice  “Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano”, ma ora la CGS sta vietando tout court l'esercizio dello sciopero subordinandolo al diritto alla produzione per il profitto del capitale.

Quindi, noi siamo per una opposizione, iniziativa di contrasto immediata sui provvedimenti in corso, per fare di tutto per bloccarli - e questo lo dobbiamo fare sia, e soprattutto, realizzando gli scioperi dovunque è possibile e sostenendo gli scioperi dovunque vengano fatti spontaneamente o organizzati; sia realizzando verso la CGS una iniziativa pubblica, chiedendo, appena è possibile muoverci da regione a regione, che venga sentita una delegazione rappresentativa.
Siamo per una campagna sul diritto/libertà di sciopero sempre e dovunque (che rimetta in discussione le norme in corso, il ruolo della CGS) e che sarà urgente soprattutto quando tutti i posti di lavoro li vorranno riaprire alle loro condizioni senza garantire la salute, per cui dobbiamo lavorare per uno sciopero generale.
Siamo d'accordo – e ci stiamo muovendo in questo senso nel settore sanità – che il coronavirus ha messo ulteriormente in luce quanto siano inaccettabili i divieti nei servizi essenziali e che oggi proprio nei servizi essenziali martoriati e messi a rischio vita, come la sanità, i servizi di pulizia, ecc. lo sciopero è assolutamente necessario. Ma anche qui la cosa più importante è realizzare degli scioperi. Non riusciremmo a mettere sotto accusa la Legge 146, i divieti della CGS solo con le denunce.

Tenete conto, infine, compagne e compagni del coordinamento, che i due principali sindacati di base, l'Usb pensa solo ai provvedimenti verso la sua organizzazione sindacale, fa assemblee con giuristi, ma ancora non abbiamo capito che vuole fare; il Si.Cobas non ne parla proprio e la sua linea in questo periodo di emergenza coronavirus è di fatto di chiamare “scioperi”, le astensione dal lavoro per malattia, ferie, ecc. - così il problema neanche si pone... Quindi, diventa difficile lanciare campagne quando non si riesce neanche a partire insieme sulla situazione in corso.

Ma concludiamo concordando pienamente con quanto scrivete voi alla fine: la situazione e i tempi sono difficili “ma pensiamo si aprano anche nuovi spazi ed opportunità nel campo dei lavoratori”. Esatto. Questo sistema del capitale che unisce sfruttamento e pandemia si sta scavando la fossa con le sue mani. E tutti noi dobbiamo fargliela scavare molto più rapidamente.

Un forte saluto
SLAI COBAS per il sindacato di classe
26.4.20

Dal Coordinamento Lavoratori e Lavoratrici Autoconvocato per l'Unità della Classe
Ai compagni dello Slai Cobas per il Sindacato di Classe
Contributo alla discussione sulla libertà e il “diritto” di sciopero
Cari compagni e care compagne, ci teniamo a dare un contributo di chiarezza e approfondimento rispetto alla questione dell'esercizio del “diritto” di sciopero nei servizi cosiddetti essenziali.
Ci spinge a questo il fatto che dal vostro appello emerge con forza la denuncia, come attacco all'esercizio del diritto di sciopero, dell'intervento della CGS sugli scioperi generali del 9 e 25 marzo relativamente ai settori cd non essenziali, ma sembrate fare considerazioni diverse riguardo allo sciopero nei servizi essenziali.
Infatti definite “naturale” l'esclusione (“salvaguardia”), nello sciopero da voi proclamato il 9 marzo, dei servizi pubblici essenziali. L'Usb, come scrivete, lo ha indetto per il 25 marzo (oltre che per l'intera giornata nel resto dei settori lavorativi) anche per questi ultimi, simbolicamente per un solo minuto, e sono stati comunque accusati per questo dalla Commissione di aver violato le tante limitazioni previste dalla 146/90 e 83/2000 con l'annuncio di provvedimenti sanzionatori che hanno fatto indignare. Se, invece che per un solo minuto, lo sciopero fosse stato indetto per un tempo abbondantemente superiore, come sarebbe stato considerato l'intervento della Commissione?
Sono proprio i lavoratori di questi settori quelli più colpiti, i sanitari in primis (ad oggi, 17 aprile, sono 129 i medici morti - la gran parte di base - 37 gli infermieri, 8 i farmacisti... e non sappiamo degli altri operatori, come gli addetti alle pulizie!). Proprio loro, mandati a mani nude contro lo tzunami, che si ammalano e muoiono per e sul lavoro in questa strage di Stato, avrebbero il diritto-dovere di astenersi dalla prestazione lavorativa in mancanza dei dispositivi di protezione individuale, e di tutte le condizioni di sicurezza... Come scrivono i lavoratori in lotta del S. Raffaele di Milano “se ci ammaliamo non possiamo curare nessuno”. Ed invece a loro è vietato!
Come è vietato, rientrando nei “servizi essenziali”, lo sciopero ai lavoratori dell'igiene ambientale che vogliono reagire al licenziamento-rappresaglia di Gabriele Sarti, delegato sindacale di Ati, cooperativa di Borgo San Lorenzo (Fi) in appalto per ALIA, che si occupa della raccolta porta a porta, per aver rilasciato un'intervista che denunciava la mancanza completa dei Dpi e delle misure anti-contagio. Ed anche ai ferrovieri, ai macchinisti del trasporto merci che hanno aperto le procedure di raffreddamento (stato di agitazione) e ai quali è arrivato il fermo “invito” dalla CGS a non proclamare sciopero.
Per quanto ci riguarda crediamo, e la nostra esperienza ci dice, che questo degli scioperi del 9 e 25 marzo è solo l'ultimo pesante affondo, in ordine di tempo, di un attacco generale all'esercizio dello sciopero in corso da molti anni, che è stato finora sferrato più ferocemente proprio nei settori del servizio pubblico.
La classe padronale, con la complicità dei sindacati cosiddetti “maggiormente rappresentativi”, ha agitato pretestuosamente lo spauracchio dei “servizi pubblici essenziali” per impedirne l'esercizio e carpire il consenso di gran parte della popolazione... e non solo.
È infatti proprio in seguito alle lotte degli anni '70 e poi '80 del '900 che la triplice promulga i “codici di autoregolamentazione nei servizi pubblici essenziali” dettando, essi per primi, l'autodisciplina dell’esercizio del diritto di sciopero nei diversi settori, garantendo una quota di servizi definita unilateralmente “indispensabile”.
Questo, come sapete, ha aperto la strada, alla Legge 146/90, antisciopero e anticobas. In particolare il cobas dei macchinisti, il Comu, ha sviluppato una mobilitazione straordinaria e continua e una serie di scioperi partecipatissimi e vincenti che portarono risultati che si sono riversati sui ferrovieri tutti. In quegli anni altri cobas, come sapete, nascevano e si sviluppavano negli altri settori lavorativi in particolare proprio dei servizi pubblici essenziali...
Proprio in risposta a tutto questo la classe dominante è intervenuta, per cercare di porre fine al dispiegamento di queste astensioni che ricevevano il consenso e la partecipazione di tanti lavoratori e si estendevano in tutti i luoghi di lavoro e in tutta Italia. E insieme alla Legge antisciopero, venne istituita la Commissione di garanzia per 'vigilare e intervenire' sulle regole imposte e, come voi dite, per “contemperare l'esercizio del diritto di sciopero con il godimento dei diritti della persona costituzionalmente garantiti...”.
E continuate: “Contemperare quindi e non vietare ... Vietando invece tutti gli scioperi la CGS ha violato non solo lo Statuto dei lavoratori, ma prima di tutto la norma costituzionale che tutela il diritto di sciopero, l'art.40 della Costituzione … non “contemperandolo”, ma subordinandolo ad altri diritti”.
Non pochi di noi, compagni e compagne del Coordinamento, lavorano in sanità, o in ferrovia, o alle poste, o nei vigili del fuoco, o...
Abbiamo quindi dimestichezza sugli “interventi” della Commissione di garanzia (o del Ministero, o dei prefetti con le precettazioni), o sugli “inviti”, sugli “orientamenti”, comunque rivolti proprio a vietare lo sciopero. Anche nei servizi essenziali, ogni volta, il “diritto” di sciopero è stato negato, subordinandolo strumentalmente agli altri “diritti”. I nostri avversari hanno usato il “contemperamento” per volgerlo come una clava proprio verso i lavoratori mobilitati in difesa dei diritti fondamentali e di interesse pubblico negati, in primis la salute e la sicurezza (come negli ospedali o nei trasporti).
Questo per dire che queste leggi, la stessa Commissione, gli accordi di limitazione, così come il Testo Unico sulla Rappresentanza e quanto contenuto nei Decreti-Sicurezza, sono strumenti di repressione studiati e approntati di volta in volta dalla classe dominante per ostacolare e impedire il conflitto proprio perché e dove il conflitto e lo sciopero vengono esercitati.
Così, in continuità con questa catena repressiva che viene da lontano, oggi devono intervenire verso quei settori che hanno espresso e continuano a esprimere ribellione, protagonismo, coscienza, allargando l' “essenzialità”, e annunciando che presto tutti i luoghi di lavoro, nell'interesse collettivo, saranno sottoposti a divieti e limitazioni sempre più estese.
Lo hanno già fatto: come ricorderete, tutta una serie di ambiti, dai musei, ai siti archeologici, a beni culturali, che fino al 2015 non erano affatto essenziali, lo diventano quell'anno per legge, in seguito proprio alla lotta determinata, soprattutto al sud, dei custodi e degli altri addetti che indicevano assemblee e iniziative e impedivano in quelle ore la visita dei turisti!
Per quanto riguarda la violazione della Costituzione: l'esercizio del diritto di sciopero è sancito dalla prima legge di questo Stato. L'articolo 40 recita: “Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano”, dunque non è “libero”, può essere “regolato”. Infatti abbiamo visto come è stato “regolamentato” (e vedremo come nel futuro tenteranno di blindarlo sempre più) da leggi, delibere della Commissione, accordi, ordinanze dei Ministeri, dei prefetti... che non sono anticostituzionali, dunque, ma antisindacali, antisciopero, anticobas.
La nostra azione compagni e compagne, il nostro lavoro, è dunque pieno di difficoltà, ulteriori grandi ostacoli vengono posti dal nemico alle azioni di lotta che dovremo promuovere, in primo luogo per esercitare il “diritto di sciopero”, ma pensiamo si aprano anche nuovi spazi ed opportunità nel campo dei lavoratori. A questo proposito, come avrete visto, abbiamo accolto la vostra proposta in difesa dell'esercizio dello sciopero, ma inquadrandolo in un appello a un'azione unitaria in questa fase di emergenza sanitaria, e in quella che successivamente si aprirà, rivolto al sindacalismo conflittuale, a comitati, a singoli delegati, attivisti, come primo passo verso una politica sindacale unitaria e di classe.
Martedì 21 aprile 2020
Coordinamento Lavoratori e Lavoratrici Autoconvocato per l'Unità della Classe

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