Bergamo, nazista che odia gli anarchici, uccide a calci e pugni la compagna.
Femminicidio nella reclusione casalinga del coronavirus, che per le donne è fonte di morte e aggressione più pericolosa di covid-19.
BERGAMO.
Massacrata di botte dal compagno, dopo sei giorni di coma è
morta in ospedale. Nessuno, neanche la madre di Viviana aveva
raccontato quello che era successo. Lo hanno scoperto gli
investigatori della squadra mobile di Bergamo grazie alle
intercettazioni telefoniche, che hanno incastrato Cristian
Michele Locatelli, 42 anni e una sfilza di precedenti penali. L’uomo
è stato arrestato ed è finito in carcere per omicidio volontario
pluriaggravato, su ordinanza del giudice Federica Gaudino. Ma le
indagini dei poliziotti vanno avanti per chiarire eventuali
altre complicità.
La testimonianza
dello zio della vittima. Giampietro Roncoli, alla fine, si
apre. E racconta quella che per gli inquirenti è la verità. Dice
che quella sera Locatelli aveva iniziato a picchiare la nipote al
piano di sopra. Le aveva urlato "Io sono un nazista e i nazisti
odiano gli anarchici", tornando sulla gelosia nei confronti di
un ex fidanzato di Viviana che frequentava certi ambienti politici.
Roncoli ha ricordato il rumore forte, l’ultimo colpo alla nuca, la
caduta a terra della nipote. E la sua paura a chiamare il 118.
Violenza sulle donne: i dati bergamaschi
Al 31 ottobre 2019 in provincia di Bergamo sono state denunciati 68 casi di violenze sessuali, i maltrattamenti 297, gli atti persecutori (stalking 168). nel 2019 sono state uccise quattro donne e ci sono stati due tentati omicidi. I carnefici, sono in gran parte mariti o ex mariti. Gli omicidi, le violenze si consumano in casa.QUELLO DI VIVIANA È UN ALTRO FEMMINICIDIO COMPIUTO NEL CHIUSO, NEL TERRORE DELLA CASA.
Il regime di arresti domiciliari colpisce pesantemente le donne, obbligate a convivere con l’aggressore, fa della case, della famiglia luoghi di femminicidi e violenze verso le donne.
Anche dai dati dei centri antiviolenza questo allarme viene confermato: con la quarantena, la convivenza forzata che esaspera gli animi, ha fatto aumentare i rischi e gli SOS, anche se parallelamente mettono in guardia, perché tante donne che subiscono anche uno stretto controllo, non riescono nemmeno a chiamare.
È il velenoso risultato di questo ‘regime sanitario’, uscito dai confini delle doverose misure di contenimento del virus, che fa del confinamento sociale, il sistema dell’annullamento indiscriminato delle relazioni sociali, e va a colpire in particolare le donne, che chiuse in casa non ci possono più stare, non possono stare isolate una dall’altra, anche in questi giorni, l’unica difesa è nella unità e solidarietà tra donne.
Nessun commento:
Posta un commento