NO
ALLA PANDEMIA CRONICA
E AL CONTAGIO DI RITORNO A MILANO
La
crisi epidemica in Lombardia e a Milano ha già evidenziato quanto un
sistema Sanitario, trasformato da Sanità territoriale pubblica in
Sanità residenziale – dove nel tempo la sanità pubblica veniva
falcidiata con tagli ai finanziamenti e operatori, dalla
disgregazione e dalla frammentazione e quella privata era attenta
esclusivamente alla corsa all’utilizzo della malattia e dei servizi
sanitari e farmaceutici a scopo di profitto – non sia in grado di
far fronte ad una condizione di emergenza !
Ma
la situazione può addirittura peggiorare se permane una condizione
in cui il manovratore non viene disturbato e se non si crea una
pressione su una dirigenza politica che ha nel
proprio DNA la visione privatistica della salute legata al business ed intenta a fare della salute un lucroso affare che in questa regione dura ormai da vari decenni e che neanche corruzioni svelate e scandali hanno scalfito.
proprio DNA la visione privatistica della salute legata al business ed intenta a fare della salute un lucroso affare che in questa regione dura ormai da vari decenni e che neanche corruzioni svelate e scandali hanno scalfito.
Stiamo
in questi giorni assistendo ad un braccio di ferro dove l’oggetto è
l’uscita dal lockdown e dove Regione e Governo si stanno prodigando
in confronti muscolari. Ambedue gli organi istituzionali non possono
garantire un’uscita dal contenimento del virus che non lasci
strascichi e nuovi contagi tra le nostre popolazioni.
La
Regione Lombardia sembra non aver imparato nessuna lezione di quanto
di grave si è prodotto sul suo territorio, mentre il Governo tenta
di mitigare con una certa gradualità l’uscita della 1 fase.
Ora
è certo che non sia uguale un modo o l’altro per affrontare la
fase 2 e soprattutto appare evidente che se i primi sono per un
ritorno al passato, i secondi cercano di mitigare l’impatto su una
ripresa che ha come fondamento lo stesso paradigma neoliberista dal
volto umano. Queste impostazioni del modello di sviluppo sono da
ripensare per ribaltarne totalmente la logica che le guida. Lo
Sfruttamento delle risorse del pianeta non è più compatibile con lo
sviluppo umano e il modello capitalistico e totalmente da sovvertire.
Noi
oggi abbiamo un’urgenza impellente e a questa urgenza dobbiamo
rispondere. Oggi abbiamo a che fare con il rischio della fase 2 che
porta con sé il contagio di ritorno che con la ripresa delle
attività lavorative potrebbe causare un innesco di nuove infezioni
di Covid 19 tra i Lavoratori e di ritorno dai luoghi di lavoro tra le
loro famiglie e di tutta la comunità!
Diventa quindi indispensabile
definire e organizzare risposte fino anche alla sollecitazione del
Sindaco a svolgere azioni. Investire la Prefettura per condizionare
la prosecuzione delle attività all’applicazione del protocollo
sottoscritto dal Governo con le parti sociale segnalando la necessità
dell’aggiornamento del “Documento di valutazione dei rischi” e
aumentare i relativi controlli come già sta avvenendo in altre
provincie tramite Ats per verificare nelle aziende attive
l’applicazione del “Protocollo Governo – parti sociali” e
l’aggiornamento di valutazione dei rischi.
Questo
lavoro va proposto a larga parte delle associazioni e gruppi che si
muovono sul terreno della salute e della giustizia sociale. Bisogna
che arrivi a tutti quei lavoratori che sono tantissimi che non sono
in grado di sottrarsi al ricatto padronale tra salario o
disoccupazione per dare speranza e rafforzarli nell’organizzazione
a salvaguardia.
Il Comitato contro il contagio di ritorno si affianca e si integra nel lavoro svolto dal Comitato Sud Ovest di Milano in difesa della salute e degli Ospedale San Paolo e San Carlo.
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