Senza tetto sfrattati da piazza d’Armi "Adesso dormiamo davanti al Comune"
Oltre
cento migranti da mesi ospitati nel punto "Emergenza freddo" della
Croce Rossa che ieri ha chiuso. Inascoltato l’appello delle associazioni.
Il Comune: " Al momento non ci sono altre strutture disponibili"
«Ci
hanno detto di andare via, che qui in piazza D’Armi non possiamo più
stare, ma ora cosa facciamo? Abbiamo provato a bussare ad altre porte,
ma è inutile: non ci sono più posti, nessun dormitorio ci può
accogliere: io non voglio dormire per strada, ho paura ». Sabah è una
donna di 52 anni, arriva dal Marocco, a Torino faceva la badante. Con
l’emergenza Covid non ha più lavorato, è rimasta in mezzo alla strada.
Finora anche lei era riuscita a trovare un riparo nel dormitorio della
Croce Rossa, il sito straordinario umanitario che ieri mattina ha chiuso le sue porte. L’appalto, già prorogato di un mese proprio per l’emergenza della pandemia, è concluso: troppo pericoloso lasciare aperta la struttura che fino a ieri ospitava oltre un centinaio di persone. Non ci sono le condizioni di sicurezza, soprattutto con l’arrivo del caldo. «Non si potevano evitare gli assembramenti e i conseguenti rischi di contagio, ma il numero elevato di persone ospitate aveva reso la situazione molto critica» si è giustificata in consiglio comunale la vicesindaca Sonia Schellino.
Sono migranti, extracomunitari e italiani che ora non sanno più dove ripararsi per la notte. E che non hanno nemmeno più un bagno in cui lavarsi o recarsi. Decine di persone senza fissa dimora stanno cercando una sistemazione di fortuna: da ieri mattina protestano davanti al Comune e hanno portato sacchi a pelo per passare la notte in piazza di Città: « È l’unica maniera che abbiamo per far vedere che esistiamo, che siamo persone » . Qualcun altro continuerà a dormire all’addiaccio agli angoli del parco di Piazza d’Armi, qualcuno proverà a trovare rifugio a Porta Nuova.
Croce Rossa, il sito straordinario umanitario che ieri mattina ha chiuso le sue porte. L’appalto, già prorogato di un mese proprio per l’emergenza della pandemia, è concluso: troppo pericoloso lasciare aperta la struttura che fino a ieri ospitava oltre un centinaio di persone. Non ci sono le condizioni di sicurezza, soprattutto con l’arrivo del caldo. «Non si potevano evitare gli assembramenti e i conseguenti rischi di contagio, ma il numero elevato di persone ospitate aveva reso la situazione molto critica» si è giustificata in consiglio comunale la vicesindaca Sonia Schellino.
Sono migranti, extracomunitari e italiani che ora non sanno più dove ripararsi per la notte. E che non hanno nemmeno più un bagno in cui lavarsi o recarsi. Decine di persone senza fissa dimora stanno cercando una sistemazione di fortuna: da ieri mattina protestano davanti al Comune e hanno portato sacchi a pelo per passare la notte in piazza di Città: « È l’unica maniera che abbiamo per far vedere che esistiamo, che siamo persone » . Qualcun altro continuerà a dormire all’addiaccio agli angoli del parco di Piazza d’Armi, qualcuno proverà a trovare rifugio a Porta Nuova.
«Io ho il diabete - spiega ancora Samah - sto cercando una casa, ma non la trovo». Vicino a lei c’è Akhan che fino a poco tempo fa lavorava a Bardonecchia, anche lui ha perso il lavoro quando è scattata l’emergenza Covid. David Omorobue è nigeriano e ha 34 anni: « Prima facevo le pulizie, mi è finito il contratto e sono rimasto senza una casa. Sono un tecnico, ho studiato nel mio paese e vorrei lavorare: da Roma sono salito a Torino per questo. Ho dormito a Porta Nuova e da tre mesi ero in piazza d’Armi: ho paura del Coronavirus, non voglio prendermelo». « Anche Al Hassad, 37 anni, originario della Sierra Leone racconta il suo calvario: «Sono un muratore, nessuno mi ha aiutato. Io sono scappato dal mio paese e dalla Libia, inseguivo il sogno di una vita tranquilla. Sono in Italia da dieci anni. Ho provato ad andare alla Caritas ma anche lì è tutto pieno: non ci prende nessuno. E io penso: anche i cani hanno una casa, perchè noi no?».
Anche alcuni avvocati di associazioni come Strali e Legal Team, hanno provato ad aiutarli facendosi portavoce delle loro richieste. « Abbiamo chiesto un incontro con la sindaca Appendino e con la vicesindaca Sonia Schellino - spiega l’avvocato Gianluca Vitale - ma non è stato possibile. Abbiamo quindi inviato una pec alla prefettura, alla protezione civile e al Comune chiedendo quali misure alternative siano state adottate e soprattutto di avvisare tutte queste persone, che a noi risultano essere 160, visto che sono stati presi i loro nomi e cognomi, indicando loro un posto dove trovare riparo. Non possono essere abbandonati e in questo momento non ci sono altre strutture disponibili».
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