giovedì 7 maggio 2020

pc 7 maggio - LIBERTÀ PER GEORGES ABDALLAH! ORA! - prosegue la campagna internazionale

ABBIAMO TUTTO UN MONDO DA CONQUISTARE!
LA RESISTENZA È UN DIRITTO!

Il 2020 sarà segnato dal sigillo di un anno di pandemia globalizzata, di caos generalizzato, di apocalisse e fine del mondo pianificata? Per alcuni approcci limitati o mistici, certamente. Ma ciò che sarà importante ricordare del 2020 è che è stato ed è portatore di tensioni fondamentali ma anche di giorni felici a venire!
Il 2020 è l'anno in cui l'economia è stata afflitta da una sovrapproduzione senza eguali, mentre il commercio internazionale si è ridotto dal 2018. È l'anno in cui la bolla speculativa finanziaria è stata in ogni momento sull’orlo di scoppiare. È l'anno in cui le classi dominanti sono state sempre più squalificate, screditate e contestate nelle strade, da un fronte sociale in pieno subbuglio, segnato da rivolte popolari importanti per il loro numero e per la loro durata – i gilet gialli ne sono un esempio - e che, d'ora in poi, non esita più a entrare in uno scontro diretto, sempre più radicale e violento, contro ogni forma di rappresentazione del potere.
È in questo contesto di destabilizzazione economica e di rivolta politica e sociale generalizzata che è
apparso il coronavirus; ed è in questo contesto che devono essere comprese tutte le conseguenze di questa pandemia, così come questa dichiarazione che tutti possono e devono prendere in considerazione: "Siamo in guerra".

Questa guerra, ovviamente, è la loro. Sono in guerra e lo sono da sempre! Ma il 2020 rimarrà sicuramente l'anno in cui questa guerra di classe è stata dichiarata esplicitamente e in cui il vero obiettivo celato dietro questa retorica bellicosa delle “8 di sera”, è stato in realtà la perpetuazione di questo moribondo sistema capitalista globalizzato, e che si prepara a far rivivere i vecchi demoni repressivi e securitari dei tempi di crisi. Il coronavirus, come un tempo il terrorismo, diventa, in questa guerra, l'arma opportuna e ideale per questi potenti vacillanti per consolidare il loro potere e affinché il sistema capitalista, attraverso lo Stato, spinga avanti sempre il suo ordine politico, economico e sociale, e ciò "a qualunque costo" in termini di sospensione dei diritti fondamentali, regressione sociale e impoverimento massiccio della popolazione. Vengono quindi decretati, in Francia, sotto la copertura dello stato di emergenza, la profonda trasformazione del funzionamento delle istituzioni statali; la libertà per lo Stato di regolamentare un numero molto ampio di settori della vita politica, economica, sociale e legale, con semplici ordinanze, in un clima permanente di articolo 49.3; ma anche regimi d’eccezione che limitano le libertà fondamentali individuali e collettive - come le libertà di movimento, di impresa, di riunione, di manifestazione – oramai inscritte nel diritto, imposte dalla legge e che possono essere rinnovati fintanto che si decide che c’è "l'eccezione”.
Sono inoltre pianificati i prossimi attacchi contro le conquiste sociali e democratiche lacerate da lotte acute, in particolare in materia di diritto del lavoro, del servizio pubblico e di previdenza sociale. E per questo, i battaglioni del padronato con i suoi cani da guardia mediatici si stanno già preparando a partire, martellando ora dopo ora, su tutti i canali, il senso del sacrificio e la necessità imperativa di prolungare in generale l'orario di lavoro per la giornata di 12 ore, settimane di 60 ore e l'eliminazione del RTT [Riduzione del tempo di lavoro], dei festivi e delle ferie retribuite.
Infine, sono stati concessi pieni poteri a tutte le forze repressive dello Stato per imporre, in tutta arbitrarietà, l’unità nazionale all'intera popolazione e in particolare ai quartieri della classe operaia; e vengono anche messi in atto "adattamenti" della giustizia penale al di fuori di qualsiasi stato di diritto in modo che le istituzioni giudiziarie siano ridotte ai bisogni stretti del potere: quello di punire e rinchiudere, e i diritti della difesa annullati in tutte le fasi del processo giudiziario.
Sono in guerra! Tutto lo attesta e lo dimostra! E il 2020, dietro il velo dello stato di emergenza sanitaria, è e rimarrà l'anno di un'intensificazione dell'oppressione e dello sfruttamento operati dallo stato borghese per salvaguardare solo gli interessi della classe dominante.
Ma il 2020 è e rimarrà anche l'anno di una resistenza sempre più accresciuta del proletariato e delle masse. A questa dichiarazione di guerra mascherata da confinamento, molti sono quelli che, guidati dal virus della ribellione, continuano a organizzarsi e a dimostrare che l'insubordinazione è presente almeno tra i popoli quanto la tendenza a sottomettersi.
In tutta la Francia, nonostante i diktat e i divieti, ci sono proteste e le rivolte si moltiplicano: nei quartieri popolari, particolarmente esposti in prima linea, le notti sono incendiarie. Allo stesso tempo, nelle fabbriche sono scoppiate proteste e scioperi, al grido: "i vostri profitti valgono più della nostra salute", contro il mantenimento del lavoro in condizioni che disprezzano la vita e la sicurezza dei lavoratori: questo si è visto in Francia (come ad esempio nei cantieri navali di Saint-Nazaire); in Europa (come nello stabilimento Fiat di Pomigliano e nelle fabbriche del settore metallurgico, a Brescia, in Italia; o nello stabilimento Mercedes di Vitoria e Renault a Valladolid in Spagna) e anche in altre parti del mondo (come ad esempio negli Stati Uniti con proteste dei lavoratori nelle fabbriche Fiat-Chrysler in Indiana, nella fabbrica di camion Warren nella periferia di Detroit; in Canada, nelle fabbriche FIAT a Windsor in Ontario o ancora in Brasile nel porto di Santos e le fabbriche Volkswagen, Toyota, General Motors impiantate nel paese).
La rabbia c'è e continua a crescere: tra coloro che ordinariamente la polizia prende di mira, tra chi resiste nelle carceri, tra coloro che sono “confinati” nella miseria, tra i lavoratori esposti al virus che rifiutano il ruolo di “variabile di adattamento” che si cerca di imporre loro, e tra l'intera classe del proletariato e delle masse che sanno che i loro interessi non sono quelli della borghesia e che il nemico di ieri rimane lo stesso prima, durante e dopo la pandemia.
Quindi si! Siamo in guerra in questa guerra di classe che non dice il suo nome ma che è molto reale. E il 2020 è e rimarrà anche una pietra miliare storica nella resistenza dei popoli e nella consapevolezza che un altro mondo non è solo possibile ma necessario. Un grande combattente ha lottato per tutta la vita per questo mondo da conquistare e continua oggi e instancabilmente oramai da 36 anni a proclamare dalle sbarre della sua prigione a Lannemezan, la sua necessità imperativa: è Georges Abdallah! Resistente da sempre, egli è di tutte le lotte e noi siamo di tutte le sue lotte - antimperialiste, anticapitaliste, antifasciste, antisioniste - e se c’è davvero un simbolo di questa rivoluzione che viene, è davvero quello di George Abdallah! Tra tutte le nostre lotte, mettiamo anche quella che permetterà di conquistare la liberazione del nostro compagno!
Parigi, 1 maggio 2020
Campagna unitaria per la liberazione di Georges Abdallah
Campagne.unitaire.gabdallah@gmail.com

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