LA RESISTENZA È UN
DIRITTO!
Il 2020 sarà segnato dal
sigillo di un anno di pandemia globalizzata, di caos generalizzato,
di apocalisse e fine del mondo pianificata? Per alcuni approcci
limitati o mistici, certamente. Ma ciò che sarà importante
ricordare del 2020 è che è stato ed è portatore di tensioni
fondamentali ma anche di giorni felici a venire!
Il 2020 è l'anno in cui
l'economia è stata afflitta da una sovrapproduzione senza eguali,
mentre il commercio internazionale si è ridotto dal 2018. È l'anno
in cui la bolla speculativa finanziaria è stata in ogni momento
sull’orlo di scoppiare. È l'anno in cui le classi dominanti sono
state sempre più squalificate, screditate e contestate nelle strade,
da un fronte sociale in pieno subbuglio, segnato da rivolte popolari
importanti per il loro numero e per la loro durata – i gilet gialli
ne sono un esempio - e che, d'ora in poi, non esita più a entrare
in uno scontro diretto, sempre più radicale e violento, contro ogni
forma di rappresentazione del potere.
È in questo contesto di
destabilizzazione economica e di rivolta politica e sociale
generalizzata che è
apparso il coronavirus; ed è in questo contesto che devono essere comprese tutte le conseguenze di questa pandemia, così come questa dichiarazione che tutti possono e devono prendere in considerazione: "Siamo in guerra".
apparso il coronavirus; ed è in questo contesto che devono essere comprese tutte le conseguenze di questa pandemia, così come questa dichiarazione che tutti possono e devono prendere in considerazione: "Siamo in guerra".
Questa guerra,
ovviamente, è la loro. Sono in guerra e lo sono da sempre! Ma il
2020 rimarrà sicuramente l'anno in cui questa guerra di classe è
stata dichiarata esplicitamente e in cui il vero obiettivo celato
dietro questa retorica bellicosa delle “8 di sera”, è stato in
realtà la perpetuazione di questo moribondo sistema capitalista
globalizzato, e che si prepara a far rivivere i vecchi demoni
repressivi e securitari dei tempi di crisi. Il coronavirus, come un
tempo il terrorismo, diventa, in questa guerra, l'arma opportuna e
ideale per questi potenti vacillanti per consolidare il loro potere e
affinché il sistema capitalista, attraverso lo Stato, spinga avanti
sempre il suo ordine politico, economico e sociale, e ciò "a
qualunque costo" in termini di sospensione dei diritti
fondamentali, regressione sociale e impoverimento massiccio della
popolazione. Vengono quindi decretati, in Francia, sotto la copertura
dello stato di emergenza, la profonda trasformazione del
funzionamento delle istituzioni statali; la libertà per lo Stato di
regolamentare un numero molto ampio di settori della vita politica,
economica, sociale e legale, con semplici ordinanze, in un clima
permanente di articolo 49.3; ma anche regimi d’eccezione che
limitano le libertà fondamentali individuali e collettive - come le
libertà di movimento, di impresa, di riunione, di manifestazione –
oramai inscritte nel diritto, imposte dalla legge e che possono
essere rinnovati fintanto che si decide che c’è "l'eccezione”.
Sono inoltre pianificati
i prossimi attacchi contro le conquiste sociali e democratiche
lacerate da lotte acute, in particolare in materia di diritto del
lavoro, del servizio pubblico e di previdenza sociale. E per questo,
i battaglioni del padronato con i suoi cani da guardia mediatici si
stanno già preparando a partire, martellando ora dopo ora, su tutti
i canali, il senso del sacrificio e la necessità imperativa di
prolungare in generale l'orario di lavoro per la giornata di 12 ore,
settimane di 60 ore e l'eliminazione del RTT [Riduzione del tempo di
lavoro], dei festivi e delle ferie retribuite.
Infine, sono stati
concessi pieni poteri a tutte le forze repressive dello Stato per
imporre, in tutta arbitrarietà, l’unità nazionale
all'intera popolazione e in particolare ai quartieri della classe
operaia; e vengono anche messi in atto "adattamenti" della
giustizia penale al di fuori di qualsiasi stato di diritto in modo
che le istituzioni giudiziarie siano ridotte ai bisogni stretti del
potere: quello di punire e rinchiudere, e i diritti della difesa
annullati in tutte le fasi del processo giudiziario.
Sono in guerra! Tutto lo
attesta e lo dimostra! E il 2020, dietro il velo dello stato di
emergenza sanitaria, è e rimarrà l'anno di un'intensificazione
dell'oppressione e dello sfruttamento operati dallo stato borghese
per salvaguardare solo gli interessi della classe dominante.
Ma il 2020 è e rimarrà
anche l'anno di una resistenza sempre più accresciuta del
proletariato e delle masse. A questa dichiarazione di guerra
mascherata da confinamento, molti sono quelli che, guidati dal virus
della ribellione, continuano a organizzarsi e a dimostrare che
l'insubordinazione è presente almeno tra i popoli quanto la tendenza
a sottomettersi.
In tutta la Francia,
nonostante i diktat e i divieti, ci sono proteste e le rivolte si
moltiplicano: nei quartieri popolari, particolarmente esposti in
prima linea, le notti sono incendiarie. Allo stesso tempo, nelle
fabbriche sono scoppiate proteste e scioperi, al grido: "i
vostri profitti valgono più della nostra salute", contro il
mantenimento del lavoro in condizioni che disprezzano la vita e la
sicurezza dei lavoratori: questo si è visto in Francia (come ad
esempio nei cantieri navali di Saint-Nazaire); in Europa (come nello
stabilimento Fiat di Pomigliano e nelle fabbriche del settore
metallurgico, a Brescia, in Italia; o nello stabilimento Mercedes di
Vitoria e Renault a Valladolid in Spagna) e anche in altre parti del
mondo (come ad esempio negli Stati Uniti con proteste dei lavoratori
nelle fabbriche Fiat-Chrysler in Indiana, nella fabbrica di camion
Warren nella periferia di Detroit; in Canada, nelle fabbriche FIAT a
Windsor in Ontario o ancora in Brasile nel porto di Santos e le
fabbriche Volkswagen, Toyota, General Motors impiantate nel paese).
La rabbia c'è e continua
a crescere: tra coloro che ordinariamente la polizia prende di mira,
tra chi resiste nelle carceri, tra coloro che sono “confinati”
nella miseria, tra i lavoratori esposti al virus che rifiutano il
ruolo di “variabile di adattamento” che si cerca di imporre loro,
e tra l'intera classe del proletariato e delle masse che sanno che i
loro interessi non sono quelli della borghesia e che il nemico di
ieri rimane lo stesso prima, durante e dopo la pandemia.
Quindi si! Siamo in
guerra in questa guerra di classe che non dice il suo nome ma che è
molto reale. E il 2020 è e rimarrà anche una pietra miliare storica
nella resistenza dei popoli e nella consapevolezza che un altro mondo
non è solo possibile ma necessario. Un grande combattente ha lottato
per tutta la vita per questo mondo da conquistare e continua oggi e
instancabilmente oramai da 36 anni a proclamare dalle sbarre della
sua prigione a Lannemezan, la sua necessità imperativa: è Georges
Abdallah! Resistente da sempre, egli è di tutte le lotte e noi siamo
di tutte le sue lotte - antimperialiste, anticapitaliste,
antifasciste, antisioniste - e se c’è davvero un simbolo di questa
rivoluzione che viene, è davvero quello di George Abdallah! Tra
tutte le nostre lotte, mettiamo anche quella che permetterà di
conquistare la liberazione del nostro compagno!
Parigi, 1 maggio 2020
Campagna unitaria per la
liberazione di Georges Abdallah
Campagne.unitaire.gabdallah@gmail.com
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