Iniziative a Tunisi contro le politiche migratorie del governo italiano
Queste iniziative sono state fatte a febbraio prima della emergenza coronavirus
da tunisieresistantin
Mercoledì 19 febbraio a Tunisi, vi sono state due iniziative importanti a sostegno dei migranti, del loro diritto alla vita e allo spostamento.
La mattina in una conferenza stampa presso la sede della Federazione Tunisina dei Diritti Economici e Sociali (FTDES) alla presenza di Alessandra Sciuba, della ong Mediterranea, vi è stata la denuncia del governo italiano che procede a rimpatri forzati dei tunisini con ben due voli settimanali (ogni lunedì e giovedì).
Nel pomeriggio invece il COMITES (Comitato degli Italiani in Tunisia) che ha sede presso l’Istituto Dante, ha organizzato un incontro in cui la discussione è proseguita ascoltando il racconto di Alessandra circa l’attività di Mediterranea, vi è stato infine un dibattito alla presenza di una trentina di persone.
Antonio Margonella, attivista di Avvocati senza Frontiere e attivo in Tunisia ha iniziato presentando Alessandra: “Stare un anno in mezzo in mare è una certa esperienza, ma fare questa iniziativa qui, nell’altra sponda è un’esperienza particolare” ha esordito.
Ha quindi spiegato le difficoltà e l’impegno di attivisti “normali” che per la prima volta si sono messi
in testa di acquistare una nave senza sapere da dove incominciare contraendo un mutuo e dei debiti e che infine hanno acquistato la “Mare Ionio” battente bandiera italiana.
Quest’ultimo particolare è stato un messaggio di sfida aperta alla retorica salviniana che riferendosi alle navi di altre ONG battenti bandiere straniere, l’ex ministro dell’interno era solito rivolgersi “se battono bandiera spagnola che vadano in Spagna…” e così via. Oltre a ciò l’ONG afferma con forza la questione del “porto sicuro” la cui nozione non ha niente a che vedere con le condizioni climatico-metereologiche bensì con la sfera giuridica di un luogo in cui siano garantiti i diritti di asilo e dei rifugiati.
Alessandra ha spiegato che con la promulgazione dei famosi “decreti sicurezza” la loro attività si è potuta continuare ad espletare in “clandestinità”, pena l’imputazione del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”, la repressione sia amministrativa che penale si è comunque abbattuta sugli attivisti a causa della loro opera di salvataggio di vite umane, proprio per questo motivi essi rivendicano con orgoglio ogni denuncia di questo tipo.
La loro azione non è mossa né da politica né da ideologia ma da semplice umanità… da una necessità di mettere in atto un’azione simbolica ma concreta.
Ciò si è concretizzato precisamente il famoso 4 ottobre in cui, con una conferenza stampa, è stato annunciato che era salpata una nave di monitoraggio e salvataggio battente bandiera italiana.
L’ONG poco prima, aveva intrapreso una campagna di sensibilizzazione tra i parlamentari perché ci mettessero la faccia per far ottenere all’ONG la garanzia del mutuo, in tutto l’arco parlamentare solo 4 hanno firmato (appartenenti a LeU più l’ex presidente della Regione Puglia) Nichi Vendola. Nonostante questo il prestito è stato definitivamente concesso dal direttore di Banca Etica “d’istinto” in seguito all’ennesima strage in mare. Col passare dei giorni, delle conferenze stampa ecc, l’ONG ha raccolto sempre più sostegno da quella che è stata definita “un’Italia straordinaria”.
A questo punto l’ONG si è trovata in una sorta di guerra sia mediatica che di repressione, “una guerra che di sicuro non volevamo noi” incominciata dal ministro dell’Interno Salvini.
Durante la discussione è stata fatta una grande denuncia al comportamento criminale dell’Italia che arma letteralmente aguzzini e mafiosi libici fornendogli motovedette e uniformi e travestendoli da “guardia costiera libica”, quest’ultima oggettivamente non esiste. Ma anche di Malta che, in assenza di navi monitoranti come la Mare Ionio, in presenza di gommoni in avaria, aspettano che vadano alla deriva uscendo dalle proprie acque SARS o che affondino, prima di lanciare l’allarme pur di non effettuare il salvataggio e quindi far sbarcare sul proprio territorio i migranti.
Queste informazioni sono state acquisite grazie al fatto di subire indagini e ad aver quindi l’accesso alle intercettazioni telefoniche tra Italia, Malta e “guardia costiera libica”.
Ha quindi spiegato come dagli annunci propagandistici dei porti chiusi del decreto sicurezza, con il decreto sicurezza bis i porti sono stati veramente chiusi: si equiparano le navi delle ONG a “navi da guerra inoffensive” che transitano nelle acque territoriali italiane ma che non hanno il diritto di attraccare. Il decreto sicurezza bis prevede multe fino a 1.000.000 di €.
Ad esempio, dopo un rocambolesco salvataggio di oltre 70 persone, letteralmente strappate dalla caccia degli aguzzini della guardia costiera libica, arrivati al largo di Lampedusa, a fronte delle condizioni meteo sfavorevoli, Mare Ionio ha chiesto nuovamente alle autorità portuali di entrare in porto ma gli è stato risposto: “il ministro non vuole!” a questo punto è stato infranto il divieto, come poi farà in seguito Carola Rackete.
Alessandra ha concluso la sua esposizione facendo un appello a unirsi a Mediterranea, condividendone lo stile di non contrapposizione diretta con Salvini e a “salire a bordo” perché ormai la ONG ha preso questa direzione, se non opera salvataggi non ha ragion d’essere. Inoltre vi è anche uno sportello legale per i migranti presso l’Università di Palermo.
Ha auspicato un “cambiamento culturale” in Italia sulla questione dell’accoglienza e ha descritto come i “governi del Sud” a volte si trovino costretti a siglare questi accordi con quelli del “nord” pena le minaccia di interrompere investimenti e rapporti commerciali.
Ha inoltre affermato “la politica” non smantellerà mai i decreti sicurezza, ponendo speranze nella Corte Costituzionale.
Si è poi aperto il dibattito in cui gli attivisti di “sinistra” del COMITES hanno espresso il ringraziamento per la presenza e per la testimonianza chiedendo ulteriore conferma, come se ce ne fosse bisogno, che l’attuale governo in cui fa parte il PD, sostanzialmente prosegua con le stesse politiche migratorie “i presenti qui sono iscritti al PD anche se non condividiamo questa politica e per questo ci impegniamo ad aprire una sezione tunisina di Mediterranea presso il Comites”, la risposta di Alessandra è stata ambigua, pur confermando tale continuità politica ha affermato che “Dentro il PD non tutti sono uguali, c’è chi ha finanziato la ong, e poi in Italia non c’è granché a sinistra…”
Un altro presente ha sottolineato che il lavoro delle ong dovrebbe andare di pari passo con una sensibilizzazione nei quartieri popolari per contrastare l’humus razzista presente in Italia anche tra operai e proletari e infine ha chiesto: “non sarebbe Djerba un porto sicuro più vicino di Lampedusa?”. È stato quindi ribadito che il porto di Zarzis (vicino Djerba) non può essere considerato sicuro dato che la Tunisia neanche dispone di una legislazione sui rifugiati, anche l’UNHCR ha un parere contrario a che la Tunisia venga considerata “porto sicuro” proprio per questo motivo.
Noi eravamo presenti e abbiamo espresso la riconoscenza per il ruolo che Mediterranea svolge nel salvataggio di vite umane, secondo le proprie possibilità e per contrastare le politiche razziste dei governi italiani. Condividiamo a pieno tutta la denuncia fatta da Alessandra. Ciò su cui però non siamo d’accordo, e che ci sembra in contraddizione, è l’atteggiamento accondiscendente nel complesso verso il PD; contraddizione perché Alessandra ha ripetuto più volte che gli accordi di Minniti con i libici hanno aperto la strada dei decreti sicurezza ma, nonostante ciò si considera ancora il PD l’unico partito che c’è a “sinistra”; inoltre crediamo che l’abolizione dei decreti sicurezza in una fase di reazionarizzazione della società e di moderno fascismo, possa avvenire solo da una spinta dal basso e delle masse popolari, senza questa condizione non c’è Corte Costituzionale che tenga.
Per questo motivo, a differenza di quanto detto, bisogna accettare la sfida e fare la guerra all’attuale governo PD-M5S che non ha niente di sinistra e anche ai governi dei cosiddetti “paesi del sud” che non sono vittime come si è detto ma complici di queste politiche criminali verso i migranti e anche verso i propri popoli.
Nel nostro piccolo abbiamo espresso la nostra disponibilità alla collaborazione attiva alla sezione tunisina di Mediterranea e reputiamo positivo che si sia aperta questa contraddizione tra iscritti e militanti della sezione del PD di Tunisi in aperta contrapposizione con le politiche del governo italiano (bisogna considerare che la sezione del PD in Tunisia, per storia e collocazione geografica, non è esattamente assimilabile ad una normale sezione del PD in Italia e la tenuta di questa iniziativa ed il dibattito lo spiegano in maniera esaustiva).
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