sabato 18 maggio 2019

pc 18 maggio - LETTERA DI LAVINIA FLAVIA CASSARO, MAESTRA ANTIFASCISTA DI TORINO - dall'intervento fatto in occasione di un'assemblea contro la repressione organizzata a Torino il 9 maggio da Potere al popolo

TUTTE, TUTTI AL FIANCO DI LAVINIA! FIRMATE L'APPELLO PER IL RITIRO DEL LICENZIAMENTO IN CHANGE ORG: 

LA LETTERA:
Sono stata un’insegnante precaria (diplomata magistrale, II fascia di Istituto), negli ultimi anni della mia vita. Più di un decennio, ormai.
Ho cominciato a lavorare nelle scuole primarie statali nell’Anno Scolastico 2006/07, nella provincia di Bologna. Dall’A.S. 2011/12 ho trasferito il mio servizio presso la provincia di Torino. Ho lavorato con continuità, cambiando ogni anno scuola e mansione fino al 2016/17, anno nel quale sono stata immessa in ruolo.
Ho sostenuto l’Anno di Prova presso l’Istituto Comprensivo di Montanaro (To). Ho superato la Commissione di Valutazione finale e ho ottenuto il “posto fisso” (qualcuno direbbe…); io ero contenta perché finalmente, dopo anni di precariato, potevo vantare la “privilegiata” condizione di lavoratrice a tempo indeterminato! Che tra l’altro nel caso specifico, nel caso cioè della categoria professionale dell’insegnamento, sarebbe o dovrebbe (ahinoi!), essere cosa non soltanto scontata, ma tangibile ed effettiva… La continuità è connaturata al mestiere dell’insegnamento. Esso non può essere reso, ridotto, nei fatti, ad un ammortizzatore sociale, atto a convogliare in questa sorta di “Limbo Occupazionale” migliaia di persone… In tutto il Paese. Scuola per Scuola. Istituto per Istituto… In questa interminabile (e delirante!) attesa del posto fisso… Appunto! Da anni… Per anni.
Per l’A.S. successivo (2017/2018), chiedo ed ottengo (in avvicinamento alla mia città di residenza), il trasferimento all’I.C. Leonardo Da Vinci/Pablo Neruda, di Torino.

Il 22 febbraio del 2018, in città (To), era previsto (in vista delle elezioni governative del 4 marzo) un comizio elettorale. Candidato premier: Simone di Stefano, esponente del gruppo di estrema destra casapound, apertamente afferente al fascismo e parecchio nostalgico del Ventennio Mussoliniano.

Io, quella stessa sera, sarei dovuta partire, insieme al altre centinaia di mie colleghe, maestre elementari, (con diploma di Istituto superiore Magistrale), alla volta della Capitale, Roma.
Era indetto per il 23 febbraio 2018 un grosso sciopero nazionale di comparto (scuola).
Forti tiravano i venti della Protesta tra la categoria, anche a causa di una vertenza che riguardava (e riguarda ancora!) migliaia di lavoratrici/tori/ in merito alla regolarizzazione di migliaia di lavoratrici e lavoratori (maestre/i/ con diploma Magistrale).
Ad ogni modo, saputo solo qualche sera prima che questo indecente personaggio, Simone di Stefano, sarebbe venuto nella mia città a vomitare politiche di odio, chiedendo voti, atti a permettergli di penetrare le fondamenta portanti della nostra Repubblica, mi sono sentita in dovere (il mio spirito Antifascista me lo imponeva) di rimanere. 
I fatti successivi li conosciamo tristemente tutti… Non mi dilungo.
Ad ogni modo a parer mio: sia la mia persona, che la città di Torino tutta, ridotta quella sera (ad un corteo Antifascista indetto all’indomani della strage di Macerata, strage di stampo xenofobo, per mano di un affiliato di casapound, nonché candidato consigliere, alle comunali del suo paese, con la LegaSalvini) a meno di un migliaio di persone, abbiamo fornito alla Campagna Elettorale ottimi spunti di propaganda:
il male assoluto di questo paese è l’ANTIFASCISMO! Ad oggi ne vediamo le conseguenze…
A seguito di quella manifestazione io vengo denunciata e viene fatto dal Ministero della Pubblica Istruzione un decreto di destituzione

Sulla sentenza di Primo Grado di Giudizio, pronunciata dal Tribunale di Torino (sez. Lavoro), nella persona del giudice Mauro Mollo, riguardante il ricorso avverso il decreto di destituzione inflittomi dal ministero della pubblica istruzione, che io avevo mosso nel dicembre scorso, davvero ho ancora difficoltà a credere che sia potuta andare cosi: il giudice rigetta il mio ricorso sostenendo che la pena inflitta dal datore di lavoro è non soltanto legittima (secondo un’interpretazione molto fantasiosa e creativa della norme vigenti!), ma congrua e proporzionata.
Ivi si sostiene che:
io non soltanto mi sono macchiata di una “colpa” assoluta ed irreversibile, quella di perdere il controllo del mio stato emozionale, mostrando un lato (umano e non professionale) che contraddice il “MODELLO FIDUCIARIO” che ogni maestra dovrebbe interpretare e perpetrare…In ogni istante della sua vita. Compresi quelli dedicati a se stessa, ai propri percorsi individuali e collettivi, al proprio TEMPO VITA….; ma l’ho fatto pure in presenza di vari giornalisti, telecamere e, dunque io avrei, secondo il giudice, dovuto e potuto prevenire ed attendermi la GOGNA MEDIATICA che ne è seguita le settimane successive e che, di fatto, rappresenta il REALE MOTIVO per il quale mi hanno licenziata.

Non ho voglia di arrendermi e sono ancora molto arrabbiata per tutto questo. Penso sia il caso di andare avanti nella battaglia giudiziaria. Ci sono concreti spiragli di opposizione. Questa sentenza può e deve essere ridiscussa!
Vorrei, soprattutto, non farlo da sola. Ho bisogno di sostegno concreto.
Di potere credere (e di poterlo vedere, “toccarlo con mano”) che questa diventi una GRANDE CAUSA collettiva. Che possa portarci, vento in poppa e nuova brezza, verso orizzonti migliori.

Lavinia Flavia Cassaro

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