domenica 12 maggio 2019

pc 12 maggio - La strage dei migranti nelle acque tunisine - Una denuncia e presa di posizione di proletari comunisti

Il 10 maggio, al largo di Sfax in acque internazionali si è consumata l’ennesima tragedia di migranti con oltre 70 morti, la maggior parte provenienti dal Bangladesh ma anche da Marocco, Egitto e Paesi dell’Africa subsahariana la cui nazionalità non è ancora chiara. 16 sono invece i sopravvissuti, salvati da alcuni pescatori tunisini, di cui due in condizioni gravi trasferiti all’ospedale universitario Habib Bourguiba di Sfax, gli altri invece nel centro di accoglienza della Luna Rossa nella città di Zarzis.
Il barcone su cui viaggiavano i migranti era salpato dal porto libico di Zuara e dopo essere stato abbandonato dallo scafista al largo di Sfax, è andato alla deriva.
In seguito all’inasprimento dello scontro in Libia tra le truppe del generale Haftar e quelle fedeli al governo con sede a Tripoli di Al Serraji, entrambi sostenuti da diversi Paesi imperialisti e potenze regionali, la vita dei migranti in Libia e ancora più in pericolo.
Ciò che il Ministro fascio-leghista dell’Interno Salvini chiama “porti sicuri” in Libia, in realtà sono sede di campi di detenzione per migranti gestiti dai vari signori della guerra locale che vendono i migranti come schiavi, stuprano le donne, torturano e uccidono. Inoltre con l’infuriare della guerra civile alcuni di questi campi sono stati chiusi con i migranti dentro facendoli rimanere senza acqua e cibo e con il rischio di morire sotto il fuoco incrociato, altri ancora sono stati obbligati a divenire mercenari nelle ultime settimane.
In questo contesto i migranti provano ancor più a scappare dall’inferno libico creato dall’imperialismo, sempre ieri 13 migranti senza documenti avrebbero provato ad attraversare la frontiera libico-tunisina via terra nei pressi di Ben Guardane ma sono stati intercettati dalle forze di sicurezza tunisine, hanno dichiarato di essere per la maggior parte somali.
Queste ennesime morti in mare sono la conseguenza delle politiche per la “sicurezza” delle frontiere europee di cui il governo fascio-populista italiano è in prima linea nel loro rafforzamento ed estensione oltre i confini della “Fortezza Europa”, facendo accordi con i governi reazionari dei paesi del nord Africa tra cui Tunisia e Libia e dei Paesi della fascia subsahariana immediatamente a Sud di questi Paesi.
Proprio la settimana scorsa in occasione dell’incontro inter-governativo tra Italia e Tunisia, Conte, Di Maio e Salvini si sono recati personalmente a Tunisi promettendo ulteriori finanziamenti al governo anti-popolare e reazionario Chahed per bloccare l’immigrazione e allo stesso tempo hanno incassato il sostegno di quest’ultimo sulla posizione italiana per promuovere il proprio interesse nello scenario libico in cui si incrociano differenti interessi inter-imperialisti (le contraddizioni inter-imperialistiche).
Nell’ottobre 2017 come frutto di questi accordi anti-immigrazione tra Italia e Tunisia, una motovedetta tunisina aveva speronato un barcone di migranti causando la morte di almeno 44 migranti e lo scorso giugno oltre 60 migranti (principalmente tunisini) morirono sempre a causa del ribaltamento del barcone appena salpato. Davanti ad una tale strage provocata lo stesso primo ministro tunisino Chahed era stato costretto a licenziare il ministro degli interni per salvarsi la faccia.
Intanto in Tunisia si intensifica la lotta degli immigrati, quasi tutti dell’Africa subsahariana, contro il razzismo e perché lo Stato tunisino riconosca i loro diritti. 
È quanto mai necessario che gli immigrati in Italia e Tunisia si uniscano alle lotte dei lavoratori in entrambi i Paesi contro le politiche razziste e imperialiste che stanno trasformando il Mar Mediterraneo in un vero e proprio cimitero di popoli.
sottoscritta da proletari comunisti
11 maggio 2019

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