Rivolta Popolare in Sudan: cade il regime di Omar Bashir, continua la rivolta popolare contro il regime militare
Khartum, 14 mag 09:05 - (Agenzia Nova) - Almeno sei persone, cinque civili e un militare, sono morte nei violenti esplosi ieri a Khartum dopo l’accordo raggiunto dal Consiglio militare di transizione (Tmc) e l’opposizione per la spartizione del potere. È quanto riferiscono fonti militari e mediche citate dal quotidiano “Sudan Tribune”, secondo cui gli scontri sono degenerati dopo l’intervento dell’esercito e delle Forze di supporto rapido (Rsf) contro i manifestanti accampati da settimane davanti al quartier generale dell’esercito per sollecitare i vertici militari a trasferire il potere ad autorità civili. In una dichiarazione rilasciata la notte scorsa, il Comitato dei medici del Sudan, che
fa parte dell'Associazione dei professionisti sudanesi (Spa, promotrice delle proteste nel paese), ha dichiarato che cinque civili sono stati uccisi durante gli scontri, mentre il portavoce del Tmc, Shams al Din Kabbashi, ha confermato la morte di un ufficiale dell'esercito e il ferimento di altri tre militari, accusando “cellule dormienti di elementi anti-rivoluzionari” di tentare di creare una spaccatura tra l'esercito e le Rsf. L'accaduto è stato fortemente condannato dal capo del Consiglio militare, Abdel Fattah al Burhan, il quale ha puntato il dito contro “circoli che cercano di abortire l’accordo con le Forze della libertà e del cambiamento (Fcd, il cartello che riunisce le forze di opposizione)”.
Le violenze sono riesplose subito dopo l’accordo raggiunto nella serata di ieri tra militari e opposizione per la composizione delle strutture di potere e del sistema di governance, come annunciato dal portavoce del Tmc, Kabbashi. Parlando alla stampa al termine della prima giornata di colloqui, il portavoce ha aggiunto che i colloqui riprenderanno oggi per discutere della percentuale di rappresentazione delle due parti nel futuro governo transitorio e della durata del periodo di transizione. I progressi nei colloqui sono stati confermati dal portavoce delle forze di opposizione, Taha Isaac, che ha definito l’incontro di ieri “fruttuoso” e ha confermato che l’accordo “soddisfa entrambe le parti e contribuisce alla realizzazione degli obiettivi della rivoluzione”. In un briefing tenuto ieri sera a Khartum, un altro portavoce dell'opposizione, il presidente del Partito del Congresso sudanese Khalid Omer, ha dichiarato che il governo di transizione sarà “interamente formato da civili e avrà poteri legislativi assoluti”, relegando il Consiglio di sovranità (il nuovo organismo che sostituirà il Consiglio militare) a poteri “simbolici senza poteri esecutivi o legislativi”.
Nelle scorse settimane le due parti non erano riuscite a trovare un accordo sulla composizione del nuovo Consiglio, poiché i militari rivendicavano la maggioranza in seno all’organismo, spingendo i gruppi di opposizione a proporre di interrompere i colloqui sulla composizione del Consiglio e delle altre istituzioni e concordare in primo luogo la composizione delle strutture e i loro poteri. Sulla questione sono intervenuti anche l'Unione africana e le Nazioni Unite, ribadendo il loro sostegno ad un governo di transizione guidato dai civili. Al termine di un incontro tenuto la scorsa settimana a margine della terza conferenza annuale Onu-Ua, a New York, il presidente della Commissione Ua, Moussa Faki Mahamat, e il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, hanno definito “non accettabile” l’ipotesi di continuare a sostenere il Consiglio militare, ribadendo che la presenza di esponenti militari sia subordinata alla formazione di un governo civile. In un comunicato diffuso al termine dell’incontro, i due leader hanno quindi accolto con favore gli sforzi per facilitare una transizione in Sudan. In precedenza, nel tentativo di concedere alle parti più tempo per trovare una soluzione alla crisi, il Consiglio per la pace e la sicurezza dell'Unione africana aveva esteso a due mesi il termine concesso al Tmc per consegnare il potere ad autorità civili, rivedendo così il precedente termine di 15 giorni imposto il mese scorso ai militari sudanesi. Lo scorso 11 aprile il Consiglio militare ha destituito e arrestato l’ex presidente Omar al Bashir, per 30 anni al potere in Sudan, il quale si trova ora detenuto nel carcere di Kobar a Khartum.
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