Resta pendente alla procura di Ragusa il fascicolo per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e "violenza privata" per aver disobbedito al ministero dell'Interno.
Migranti: Open Arms, il gip di Catania archivia inchiesta
L'Ong si è sempre difesa sostenendo di avere agito "in stato di necessità per salvare vite umane”
Il gip di Catania, ha accolto la richiesta della procura, e ha archiviato l'inchiesta aperta nei confronti del comandante Marc Reig Creus e del capo missione Ana Isabel Montes Mier della nave dell'ong spagnola ProActiva Open Arms. Erano indagati per associazione per delinquere finalizzata all'immigrazione clandestina per lo sbarco a Pozzallo, in provincia di Reggio Calabria, nel marzo 2018, di 218 migranti soccorsi al largo della Libia.
L'Ong si è sempre difesa sostenendo di avere agito "in stato di necessità per salvare vite umane". Il sequestro della nave fu convalidato dal Gip di Catania, ma soltanto per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Il fascicolo, per competenza, fu trasferito alla Procura di Ragusa che reiterò la richiesta di sequestro della Open Arms, rigettata il 16 aprile scorso dal Gip Giovanni Giampiccolo. La stessa Procura di Ragusa nello scorso dicembre ha notificato ai due indagati un avviso di conclusione indagine individuando come parte lesa il ministero dell'Interno. "Siamo felici di apprendere che un ulteriore passo verso la verità è stato fatto, ribadiamo di aver sempre operato nel rispetto delle convenzioni internazionali e del diritto del mare e che continueremo a farlo mossi da un unico obiettivo: difendere la vita e i diritti delle persone vulnerabili". Così l'Ong Proactiva Open Arms dopo l'archiviazione dell'inchiesta a Catania per associazione a delinquere finalizzata all'immigrazione clandestina a carico del comandante della nave umanitaria, Marc Reig, e della capo missione Anabel Montes Mier per lo sbarco a Pozzallo il 17 marzo 2018 di 218 migranti soccorsi al largo della Libia. "Siamo fiduciosi - aggiunge Proactiva Open Arms - che le evidenze giudiziarie che stanno emergendo in questi ultimi mesi potranno costituire un argine verso le scellerate scelte della politica europea e sapranno ricostruire con chiarezza una tragica pagina storica, quella delle migliaia di vite annegate nel Mediterraneo centrale e del silenzio dell'Europa".
I riflettori delle organizzazioni internazionali restano puntati su Tripoli. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur) ha ribadito che «nessuno dovrebbe essere riportato in Libia». Secondo l’Agenzia Onu, nell’ultima settimana almeno 944 persone hanno lasciato le coste libiche: 65 sono morte, mentre il 65% degli 879 superstiti è stato catturato in mare dalla cosiddetta Guardia costiera libica e riportato nelle prigioni per migranti. Le navi delle organizzazioni non governative «hanno avuto un ruolo cruciale per salvare vite in mare e chiediamo agli Stati la revoca delle restrizioni», ha detto da Ginevra il portavoce Charlie Yaxley, che invoca «un immediato aumento delle evacuazioni umanitarie di rifugiati e migranti dai centri di detenzione di Tripoli».
La Procura di Agrigento non convalida sequestro preventivo della Mare Jonio, ma dispone acquisizione prove
La decisione della Procura di Agrigento di non effettuare un sequestro preventivo nei confronti della Mare Jonio ma solo probatorio può essere interpretato come una nuovo sfida a Matteo Salvini. Il ministro dell’Interno aveva chiesto alla Guardia di Finanza di sequestrare in modo preventivo l’imbarcazione. I magistrati siciliani hanno rivisto la prima decisione del Viminale. Questo potrebbe consentire alla ONG di tornare in mare subito dopo gli ultimi controlli.
La decisione della Procura di Agrigento viene accolta in maniera positiva da parte di Mediterranea: “Si tratta di una notizia importante perché la Guardia di Finanza su input del Viminale intendeva usare il ‘preventivo’ per bloccare la Mare Jonio – affermano dalla ONG citati da Sky TG24 – e impedirgli di reiterare il reato. La scelta dei magistrati è orientata ad accertare i fatti e dunque di verificare attraverso un’indagine se vi sia reato o meno“. “Noi siamo pronti – dichiarano da Mediterranea – a fornire ogni elemento utile per accertare la verità, certi di avere sempre rispettato il diritto e i diritti. Posizioni istituzionali si sono resi complici della morte in mare o della cattura e della deportazione di donne uomini e bambini verso i lager di un Paese come la Libia“.
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