martedì 14 maggio 2019

pc 14 maggio - Afghanistan - Editoriale Sholajawid - Partito Comunista dell'Afghanistan Maoista

Il calore dei negoziati di "pace" in Qatar e i fuochi e fiamme dei campi di battaglia in Afghanistan
editoriale Sholajawid, n. 20, aprile 2019

Nell'editoriale di Sholajawid 19, novembre 2018, abbiamo affermato che "gli sforzi di pacificazione non sono altro che un modo per intensificare i conflitti e la guerra nel paese". L'esperienza degli ultimi mesi ha chiaramente dimostrato che, nonostante le numerose prolungate sedute, i “negoziati di pace” tra USA e talebani non hanno portato ad alcun accordo. Anzi, il perdurare dei negoziati e il protrarsi delle sedute hanno prodotto l'intensificarsi della guerra sul campo dell'Afghanistan.
La vera domanda è: perché, nonostante le ripetute dichiarazioni del regime fantoccio sui "negoziati di pace a direzione 'Afgana e a gestione Afgana” (che significa negoziati condotti e gestiti dal regime fantoccio), il governo degli Stati Uniti ha iniziato e continuato i negoziati con i talebani senza la presenza del regime fantoccio? (Situazione che è durata anche dopo che il Mullah Bradar, considerato il più influente dei capi talebani, si è unito ai negoziati in Qatar).

Innanzitutto, fatto storico che tutti dovrebbero ricordare, quando i social-imperialisti sovietici ritirarono le loro forze dall'Afghanistan, lo Stato sovietico e il suo regime fantoccio a Kabul non riconobbero le organizzazioni jihadiste sostenute dagli imperialisti occidentali e dalle altre potenze
reazionari della regione, compresi i revisionisti cinesi, come il principale nemico in quella guerra. Con l'assenso degli Stati Uniti, decisero di considerare il Pakistan come principale nemico del regime fantoccio di Kabul e, con gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica a far da garanti, le due parti sedettero a Ginevra per negoziare "questioni relative all'Afghanistan”. La firma degli Accordi di Ginevra (1988) fu considerata una vittoria politica per il regime fantoccio di Kabul e una sconfitta delle organizzazioni jihadiste di allora.

Ma la una verità storica comprovata da tutte le guerre, è che la vittoria e la sconfitta delle parti in guerra è decisa fondamentalmente sul campo di battaglia, non al tavolo dei negoziati. Quindi, il vincitore di quella guerra in Afghanistan erano le organizzazioni jihadiste, non il regime fantoccio di Kabul.

Pertanto, prima il vincitore della guerra in corso in Afghanistan deve essere deciso sul campo di battaglia, poi questa vittoria in guerra sarà confermata al tavolo dei negoziati, dove una parte si arrende o è schiacciata dai vincitori e si ottiene la pace.
Ora, nonostante i relativi progressi dei talebani nella guerra in Afghanistan e l'espansione del territorio sotto il loro controllo degli ultimi anni, i talebani non si sono affermati chiaramente come i vincitori della guerra in Afghanistan, tanto da suggellare la loro vittoria al tavolo dei negoziati. Ai talebani manca un forte sostegno tra le masse dell’Afghanistan e non hanno sponsor internazionali affidabili. La popolazione a stento li tollera, e i loro padrini stranieri – in particolari i più grandi tra loro, la Russia e la Cina - li usano solo strumentalmente contro l'America.

Gli occupanti imperialisti americani e il loro regime fantoccio non hanno ancora subito la sconfitta decisiva che li costringa a riconoscere di aver perso e ad accettare la vittoria dei talebani.
L'assenza in America di un diffuso e determinato movimento contro la guerra in Afghanistan all'interno del loro paese, dovuta al fatto che la guerra combatte forze come i talebani e al-Qaeda, è stato finora un punto a favore degli occupanti imperialisti americani. Allo stesso tempo, il regime fantoccio è estremamente impopolare tra le masse afghane, il che costituisce la più grande debolezza del regime.

Si dà perciò una situazione in cui crescono contemporaneamente tanto il calore dei negoziati di pace in Qatar, quanto i fuochi e le fiamme sui campi di battaglia in Afghanistan. Ora, che il regime fantoccio sia o no parte dei negoziati di pace, il destino finale della guerra e della pace in Afghanistan sarà deciso sui campi di battaglia e solo dopo confermato al tavolo dei negoziati. Altrimenti, non sarà che un accordo di pace collusivo e di compromesso.

Il fatto che negli ultimi mesi la "diplomazia segreta" sia stata al lavoro contemporaneamente ai negoziati di pace in Qatar è indicativo della forte disponibilità di entrambe le parti a raggiungere un accordo di pace collusivo. È chiaro che la "collusione" e "compromesso" di un movimento di guerriglia in un paese devastato come l'Afghanistan con la potenza imperialista numero uno (nonostante il suo attuale declino economico, politico e militare) significherà il soccombere del primo di fronte alla seconda. Soprattutto per il fatto che questo movimento di guerriglia è nato a suo tempo grazie al sostegno e ai finanziamenti di quella stessa potenza imperialista.
Dunque, è evidente fin d'ora che se l'assenza di un movimento rivoluzionario sui campi di battaglia dell'Afghanistan si protrarrà ancora a lungo, l'attuale resistenza reazionaria è destinata ancora una volta alla sconfitta definita al tavolo dei negoziati. E ancora una volta il popolo dell'Afghanistan sarebbe un combattente valoroso sul campo ma perdente in politica.
Dunque, se non comprendiamo la delicata situazione storica e non cerchiamo di adempiere alle nostre responsabilità storiche, il paese e il suo popolo non ci perdoneranno.

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