editoriale Sholajawid, n. 20, aprile 2019
Nell'editoriale
di Sholajawid 19, novembre 2018, abbiamo affermato che "gli
sforzi di pacificazione non sono altro che un modo per intensificare
i conflitti e la guerra nel paese". L'esperienza degli ultimi
mesi ha chiaramente dimostrato che, nonostante le numerose prolungate
sedute, i “negoziati di pace” tra USA e talebani non hanno
portato ad alcun accordo. Anzi, il perdurare dei negoziati e il
protrarsi delle sedute hanno prodotto l'intensificarsi della guerra
sul campo dell'Afghanistan.
La
vera domanda è: perché, nonostante le ripetute dichiarazioni del
regime fantoccio sui "negoziati di pace a direzione 'Afgana e a
gestione Afgana” (che significa negoziati condotti e gestiti dal
regime fantoccio), il governo degli Stati Uniti ha iniziato e
continuato i negoziati con i talebani senza la presenza del regime
fantoccio? (Situazione che è durata anche dopo che il Mullah Bradar,
considerato il più influente dei capi talebani, si è unito ai
negoziati in Qatar).
Innanzitutto,
fatto storico che tutti dovrebbero ricordare, quando i
social-imperialisti sovietici ritirarono le loro forze
dall'Afghanistan, lo Stato sovietico e il suo regime fantoccio a
Kabul non riconobbero le organizzazioni jihadiste sostenute dagli
imperialisti occidentali e dalle altre potenze
reazionari della regione, compresi i revisionisti cinesi, come il principale nemico in quella guerra. Con l'assenso degli Stati Uniti, decisero di considerare il Pakistan come principale nemico del regime fantoccio di Kabul e, con gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica a far da garanti, le due parti sedettero a Ginevra per negoziare "questioni relative all'Afghanistan”. La firma degli Accordi di Ginevra (1988) fu considerata una vittoria politica per il regime fantoccio di Kabul e una sconfitta delle organizzazioni jihadiste di allora.
reazionari della regione, compresi i revisionisti cinesi, come il principale nemico in quella guerra. Con l'assenso degli Stati Uniti, decisero di considerare il Pakistan come principale nemico del regime fantoccio di Kabul e, con gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica a far da garanti, le due parti sedettero a Ginevra per negoziare "questioni relative all'Afghanistan”. La firma degli Accordi di Ginevra (1988) fu considerata una vittoria politica per il regime fantoccio di Kabul e una sconfitta delle organizzazioni jihadiste di allora.
Ma
la una verità storica comprovata da tutte le guerre, è che la
vittoria e la sconfitta delle parti in guerra è decisa
fondamentalmente sul campo di battaglia, non al tavolo dei negoziati.
Quindi, il vincitore di quella guerra in Afghanistan erano le
organizzazioni jihadiste, non il regime fantoccio di Kabul.
Pertanto,
prima il vincitore della guerra in corso in Afghanistan deve essere
deciso sul campo di battaglia, poi questa vittoria in guerra sarà
confermata al tavolo dei negoziati, dove una parte si arrende o è
schiacciata dai vincitori e si ottiene la pace.
Ora,
nonostante i relativi progressi dei talebani nella guerra in
Afghanistan e l'espansione del territorio sotto il loro controllo
degli ultimi anni, i talebani non si sono affermati chiaramente come
i vincitori della guerra in Afghanistan, tanto da suggellare la loro
vittoria al tavolo dei negoziati. Ai talebani manca un forte sostegno
tra le masse dell’Afghanistan e non hanno sponsor internazionali
affidabili. La popolazione a stento li tollera, e i loro padrini
stranieri – in particolari i più grandi tra loro, la Russia e la
Cina - li usano solo strumentalmente contro l'America.
Gli
occupanti imperialisti americani e il loro regime fantoccio non hanno
ancora subito la sconfitta decisiva che li costringa a riconoscere di
aver perso e ad accettare la vittoria dei talebani.
L'assenza
in America di un diffuso e determinato movimento contro la guerra in
Afghanistan all'interno del loro paese, dovuta al fatto che la guerra
combatte forze come i talebani e al-Qaeda, è stato finora un punto a
favore degli occupanti imperialisti americani. Allo stesso tempo, il
regime fantoccio è estremamente impopolare tra le masse afghane, il
che costituisce la più grande debolezza del regime.
Si
dà perciò una situazione in cui crescono contemporaneamente tanto
il calore dei negoziati di pace in Qatar, quanto i fuochi e le fiamme
sui campi di battaglia in Afghanistan. Ora, che il regime fantoccio
sia o no parte dei negoziati di pace, il destino finale della guerra
e della pace in Afghanistan sarà deciso sui campi di battaglia e
solo dopo confermato al tavolo dei negoziati. Altrimenti, non sarà
che un accordo di pace collusivo e di compromesso.
Il
fatto che negli ultimi mesi la "diplomazia segreta" sia
stata al lavoro contemporaneamente ai negoziati di pace in Qatar è
indicativo della forte disponibilità di entrambe le parti a
raggiungere un accordo di pace collusivo. È chiaro che la
"collusione" e "compromesso" di un movimento di
guerriglia in un paese devastato come l'Afghanistan con la potenza
imperialista numero uno (nonostante il suo attuale declino economico,
politico e militare) significherà il soccombere del primo di fronte
alla seconda. Soprattutto per il fatto che questo movimento di
guerriglia è nato a suo tempo grazie al sostegno e ai finanziamenti
di quella stessa potenza imperialista.
Dunque,
è evidente fin d'ora che se l'assenza di un movimento rivoluzionario
sui campi di battaglia dell'Afghanistan si protrarrà ancora a lungo,
l'attuale resistenza reazionaria è destinata ancora una volta alla
sconfitta definita al tavolo dei negoziati. E ancora una volta il
popolo dell'Afghanistan sarebbe un combattente valoroso sul campo ma
perdente in politica.
Dunque,
se non comprendiamo la delicata situazione storica e non cerchiamo di
adempiere alle nostre responsabilità storiche, il paese e il suo
popolo non ci perdoneranno.
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