La sentenza di ieri
8 gennaio per lo sciopero davanti ai cancelli della DHL di Settala del marzo
2015 parla da sola:
1 anno e 8 mesi al
Coordinatore nazionale del S.i.Cobas e ad altri compagni del S.i.Cobas e del
C.s.a Vittoria
2 anni 3 mesi e 15
giorni ad una compagna del C.s.a Vittoria
2 anni 6 mesi e 5
giorni ad un compagno del C.s.a Vittoria
Una sentenza che
rappresenta un atto repressivo inaudito per la sua gravità
perché scientificamente comminata quale atto intimidatorio e segnale politico ad un'opposizione di classe che sta trovando una sua strada nella concretezza nelle lotte provando a indicare una prospettiva più complessiva di trasformazione dei rapporti di produzione.
perché scientificamente comminata quale atto intimidatorio e segnale politico ad un'opposizione di classe che sta trovando una sua strada nella concretezza nelle lotte provando a indicare una prospettiva più complessiva di trasformazione dei rapporti di produzione.
Non ci sentiamo certo
vittime e sarebbe quasi ridicola la formulazione di questa sentenza per una
giornata di mobilitazione dove non si è registrato alcun benché minimo atto di
tensione, come dimostrato da tutto l'iter processuale e dalla stessa richiesta
d'assoluzione da parte del PM, se non fosse che proprio questo dato è quello che
segnala la portata di questo attacco repressivo così grave e sopra le righe
persino da un punto di vista giuridico.
Il dato sostanziale che
però ci interessa sottolineare è come questa condanna rappresenti una chiara
rappresaglia e monito preventivo contro chi prova ad essere realmente
opposizione di classe, lottando giorno dopo giorno per condizioni di vita e di
lavoro migliori, in una prospettiva che è però quella di trasformazione radicale
di una società basata sullo sfruttamento di classe.
Un'opposizione di
classe che non si pone su un piano di compatibilità generale, tenendosi ben al
di fuori dal teatrino della politica istituzionale, che prova a dare
organizzazione ad un immaginario che renda possibile e praticabile l'idea di una
società senza più classi né sfruttamento
Questa è anche una
sentenza che dichiaratamente si pone quale ulteriore elemento
di un'escalation repressiva di ciò che si rappresenta come una guerra a bassa
intensità che ha visto dei compagni e delle compagne del Vittoria
ricevere a fine dicembre 2018 una condanna a diversi mesi per la loro
partecipazione alla lunga ed eccezionale lotta all'Esselunga di Pioltello (che
record 2 condanne in venti giorni .....), che ha visto un pesante attacco a
militanti del movimento per il diritto all'abitare a Milano come a Cosenza come
in altre città d'Italia, con l'accusa (anche questa ridicola se non fosse
gravissima) di organizzazione a delinquere …… con la finalità di occupare le
case e dare un tetto a chi non se lo potrebbe altrimenti
permettere.
E citiamo solo gli
ultimi atti che da un punto di vista qualitativo ci sembra vadano oltre la
"normalità" repressiva scusandoci per eventuali dimenticanze.
Questa sentenza che,
anticipandolo, si colloca inoltre nel solco delle scelte repressive del razzista
e xenofobo decreto "sicurezza", arriva dopo un susseguirsi di denunce, fermi,
cariche poliziesche, intimidazioni ai delegati e ai lavoratori del S.i.Cobas,
fino ad arrivare alla denuncia per "estorsione" al coordinatore nazionale
colpevole unicamente di essere quadro dirigente di un sindacato che ha
sconquassato i tavoli del potere e del comando dei padroni della logistica
collusi con organizzazioni malavitose e mafiose e sostenuti dai diversi
potentati politici ed economici locali su tutto il territorio
nazionale.
Vogliono colpire le
lotte, vogliono ridurre al silenzio i militanti che più si espongono, vogliono
dare un segnale evidente di scontro senza più mediazioni per una società sempre
più autoritaria che propone disvalori sempre più dichiaratamente
fascisti, razzisti, sessisti e xenofobi.
Una società dove la
crisi del modo di produzione capitalistico taglia progressivamente ogni tipo di
mediazione dal punto di vista economico, politico e istituzionale, in un
contesto di lenta ma continua fascistizzazione
culturale.
Questa sentenza è
inoltre un’ulteriore conferma esplicita della caduta delle illusioni
legalitarie. La conferma che lo stato di diritto è un illusione borghese.
Quando un diritto
sostanziale come il diritto di sciopero è così duramente e chiaramente colpito
sia normativamente che a livello repressivo, con sentenze condanne e arresti,
vuol dire che il passaggio verso un sistema autoritario avanza a passi sempre
più marcati.
In questo quadro la
nostra risposta è e sarà quella di sempre e cioè di non retrocedere di un passo
dal sostenere ogni fiammata di lotta di classe come anche ogni piccolo tassello
di ricomposizione, unità e organizzazione dal basso che la possa sostenere,
sviluppare e valorizzare.
E continueremo
ugualmente a sostenere e praticare lo sciopero, e le altre lotte sociali,
ricordando che è lo strumento principe e arma potente della lotta di
classe.
Sappiamo
benissimo che questo entrerà sempre più in collisione con un sistema economico,
politico e sociale fondato su interessi inconciliabili in rapporto a quelli
delle classi subalterne, ma sappiamo anche che non ci sarà giustizia sociale
senza un mondo di liberi e uguali che abolirà lo sfruttamento e tutti i mezzi
che lo mettono in atto.
Contro la repressione,
il fascismo, il razzismo, il sessismo, la xenofobia.
Contro una società
basata sullo sfruttamento di classe.
I compagni e le compagne del
C.s.a Vittoria
Milano 9
dicembre 2018
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