venerdì 11 gennaio 2019

pc 11 gennaio - Il proletariato non ha nazione: in Bagladesh 50 mila operaie tessili in sciopero contro padroni e governo

La lotta è esplosa contro i salari al di sotto del minimo vitale, le fabbriche nocive e senza sicurezza, la repressione brutale con arresti, sequestri, torture. Sulla loro pelle fanno i loro profitti i grandi marchi europei e USA del tessile, dall'abbigliamento alle scarpe, da Benetton ad HM 

Ieri, nella città industriale di Savar, nel distretto di Dacca, la polizia ha usato idranti e bastoni per disperdere 10 mila operai tessili in sciopero, gran parte delle quali donne, che hanno bloccato per ore un importante snodo autostradale, dopo che in 50 mila avevano abbandonato i posti di lavoro in mattinata.
Martedì un operaio è stato ucciso e 50 sono stati i feriti: la polizia ha iniziato a sparare proiettili di gomma e usare gas lacrimogeni per reprimere la protesta di 5 mila operai, a Dacca e nei sobborghi della capitale. Alcune testimonianze affermano che i padroni hanno assunto un servizio d’ordine per impedire a lavoratrici e lavoratori di altre fabbriche di unirsi alla protesta.
Le catene transnazionali della produzione passano per le mani di queste donne che confezionano tessuti e vestiti per i colossi come H&M, in condizioni di sicurezza infime e per il corrispettivo di poche decine di euro al mese. L’insubordinazione delle operaie tessili segna il passo di un movimento dello sciopero che scuote il mondo dall’Oceano Indiano al Pacifico, che ancora una volta si mostra globale e inarrestabile.

Le manifestazioni sono il primo banco di prova per la premier Sheikh Hasina, appena rieletta per il quarto mandato alla guida del Paese. In Bangladesh il settore tessile, e in particolare la produzione destinata al confezionamento di capi da esportazione, rappresenta un cardine per l’economia. Il Paese è il secondo al mondo per esportazioni di vestiario, dopo la Cina. Sul territorio esistono almeno 4.500 industrie che muovono un giro d’affari di 30 miliardi di dollari (26,2 miliardi di euro). Qui si trovano le fabbriche di grandi marchi occidentali – sia del lusso che “low-cost” – del calibro di H&M, Zara, Walmart, Tesco, Kappa, Tommy Hilfiger e Calvin Klein. Il settore impiega soprattutto donne ed è scarsamente regolato da norme. Sono frequenti gli incidenti sul lavoro. Il disastro più grave è avvenuto nel 2013 con il crollo del complesso del Rana Plaza a Savar, nel quale sono rimaste uccise oltre 1.300 persone.

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