Sono arrivate 26 denunce per la fiera giornata di mobilitazione antifascista a Tiburtino III
nel settembre del 2017, quando centinaia di attivisti e abitanti della
Tiburtina assediarono i fascisti di Casa Pound (protetti della polizia)
dentro il centro anziani di Tiburtino III dove era stato convocato –
proprio su richiesta dei fascisti – un consiglio municipale contro il
centro di accoglienza dei migranti in via del Frantoio.
Non era la prima mobilitazione dentro il popolare quartiere della Tiburtina. Da tempo i fascisti avevano preso di mira il centro di accoglienza ed avevano potuto contare in questa operazione sulla
copertura irresponsabile da parte della giunta del IV Municipio (M5S).
La convocazione del consiglio municipale straordinario proprio nel quartiere conteso, era avvenuta su pressione dei fascisti di Casa Pound che da tempo cercano di penetrare sulla Tiburtina. La risposta fu immediata. Assemblee nel quartiere e convocazione di un presidio popolare e di massa per partecipare alla riunione del consiglio municipale.
Ma i fascisti arrivarono al centro anziani scortati dalla polizia che fece entrare loro e tenne fuori con un cordone tutti gli altri. Ci furono degli spintonamenti con gli agenti ma niente di più, mentre con i fascisti ci furono dei brevi ma intensissimi scontri in cui l’episodio più emblematico è stato quando, presi dal panico, i fascisti si sono menati tra di loro (alcuni formidabili video su questo divennero virali).
A distanza di quindici mesi arrivano le denunce contro gli antifascisti. Denunce per violenza a pubblico ufficiale (e i video dimostrano che ci fu al massimo qualche spinta dei manifestanti che chiedevano di entrare, e diverse manganellate ma da parte degli agenti e non degli antifascisti) e denunce per l’art.338 “violenza a Corpo politico” cioè al consiglio municipale. L’articolo in questione recita che chi agisce “per impedirne, in tutto o in parte, anche temporaneamente, o per turbarne comunque l’attività, è punito con la reclusione da uno a sette anni”.
Il ricorso a questo articolo del Codice Penale, ripone però in evidenza il doppio standard poliziesco e giudiziario contro gli attivisti antifascisti rispetto a quello contro i gruppi neofascisti. Proprio prima della fine dello scorso anno, un compagno noto e stimato come Nunzio D’Erme è stato condannato a 3 anni e 4 mesi per lesioni a pubblico ufficiale. Si trattava di un agente un borghese che non si era qualificato e che era intervenuto mentre un gruppo di compagni allontanava alcuni neofascisti che cercava di bloccare la riunione del Consiglio Municipale dell’VII Municipio (zona Cinecittà). Anche in quel caso i fascisti avrebbero dovuto essere denunciati per “minaccia a Corpo politico”.
Non era la prima mobilitazione dentro il popolare quartiere della Tiburtina. Da tempo i fascisti avevano preso di mira il centro di accoglienza ed avevano potuto contare in questa operazione sulla
copertura irresponsabile da parte della giunta del IV Municipio (M5S).
La convocazione del consiglio municipale straordinario proprio nel quartiere conteso, era avvenuta su pressione dei fascisti di Casa Pound che da tempo cercano di penetrare sulla Tiburtina. La risposta fu immediata. Assemblee nel quartiere e convocazione di un presidio popolare e di massa per partecipare alla riunione del consiglio municipale.
Ma i fascisti arrivarono al centro anziani scortati dalla polizia che fece entrare loro e tenne fuori con un cordone tutti gli altri. Ci furono degli spintonamenti con gli agenti ma niente di più, mentre con i fascisti ci furono dei brevi ma intensissimi scontri in cui l’episodio più emblematico è stato quando, presi dal panico, i fascisti si sono menati tra di loro (alcuni formidabili video su questo divennero virali).
A distanza di quindici mesi arrivano le denunce contro gli antifascisti. Denunce per violenza a pubblico ufficiale (e i video dimostrano che ci fu al massimo qualche spinta dei manifestanti che chiedevano di entrare, e diverse manganellate ma da parte degli agenti e non degli antifascisti) e denunce per l’art.338 “violenza a Corpo politico” cioè al consiglio municipale. L’articolo in questione recita che chi agisce “per impedirne, in tutto o in parte, anche temporaneamente, o per turbarne comunque l’attività, è punito con la reclusione da uno a sette anni”.
Il ricorso a questo articolo del Codice Penale, ripone però in evidenza il doppio standard poliziesco e giudiziario contro gli attivisti antifascisti rispetto a quello contro i gruppi neofascisti. Proprio prima della fine dello scorso anno, un compagno noto e stimato come Nunzio D’Erme è stato condannato a 3 anni e 4 mesi per lesioni a pubblico ufficiale. Si trattava di un agente un borghese che non si era qualificato e che era intervenuto mentre un gruppo di compagni allontanava alcuni neofascisti che cercava di bloccare la riunione del Consiglio Municipale dell’VII Municipio (zona Cinecittà). Anche in quel caso i fascisti avrebbero dovuto essere denunciati per “minaccia a Corpo politico”.
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