I ragazzi rischiano il processo per danneggiamento, occupazione e interruzione di servizio
Le prime telefonate sono partite mercoledì: "È pregato di presentarsi in commissariato, con un genitore se minorenne". E così via fino a ieri pomeriggio. Uno dopo l'altro i 74 che a fine ottobre avevano occupato il Virgilio, uno tra i più noti licei del centro storico della capitale (indirizzo classico, scientifico e linguistico), sono stati chiamati a rapporto dalla polizia. Dagli stessi agenti che il 4 novembre, una domenica, alle sei del mattino sgomberarono le aule dell'istituto di via Giulia.
I ragazzi e le ragazze trovati nella scuola durante il blitz, 48 minori e 26 maggiorenni segnalati alle forze dell'ordine dalla presidenza, ora rischiano il processo per danneggiamento, occupazione e
interruzione di pubblico servizio. I tre reati, se sommati, possono costare di sicuro una multa da qualche migliaio di euro ai potenziali colpevoli. Fino a 6 anni di reclusione se il giudice alla fine di un ipotetico processo dovesse decidere di usare il pugno duro, 10 per i promotori della protesta.
Una prospettiva che stordisce. Un'ipotesi che, secondo uno dei genitori che ieri ha accompagnato la
figlia davanti agli agenti della polizia giudiziaria, è figlia dei tempi. "C'è una volontà politica - spiega con l'amaro in bocca il padre di uno degli studenti chiamati a firmare l'elezione di domicilio - dietro a una scelta del genere, il vento è cambiato. E molto. Gli studenti a cui è stato chiesto di trovarsi un avvocato hanno protestato contro le scelte di questo governo, ma erano nella loro scuola. Siamo rimasti a bocca aperta. Anche se, rivedendo i vecchi articoli, avevano promesso denunce a tutto spiano". E così è stato.
I 74 iscritti nel registro degli indagati saranno sentiti dai pm, chi in procura, chi al tribunale dei minori, a seconda dell'età. Ma prima si riuniranno per fare fronte e decidere una linea difensiva. Anche perché, in particolar modo per quanto riguarda i danni trovati all'interno del liceo subito dopo lo sgombero, gli accusati sanno già come rispondere. Agli alunni viene contestato il "concorso", perché neanche agli investigatori è chiaro chi abbia veramente rotto banchi e porte. Stando alle ricostruzioni già formulate nei giorni dell'occupazione, peraltro più leggera rispetto a quella del 2017, a causare la maggior parte dei danni sarebbero stati studenti esterni. Quelli che hanno messo in allarme il preside e il suo vice. Si vedrà.
Quel che è certo è che nessuno vorrà assumersi responsabilità per migliaia di euro. Nell'elenco stilato al termine del sopralluogo effettuato dalla polizia al termine dell'occupazione c'erano computer e telecamere di sorveglianza rotte, water spaccati, divanetti sfondati, le targhe della sala docenti staccate ed estintori svuotati a terra.
Nel corso dell'occupazione non erano mancate le polemiche neppure per la scelta degli ospiti. Secondo gli studenti, che dopo essere stati allontanati dalla loro scuola inscenarono un pomeriggio di cori e proteste in strada di fronte agli agenti in assetto antisommossa, a far scattare lo sgombero è stato un invito particolare. I ragazzi avrebbero voluto far intervenire come relatore l'ex brigatista Francesco Piccioni, accusato di aver preso fuoco alle azioni di fuoco delle Br a Roma dal '76 all'80 senza mai essersi pentito. La voce, arrivata in fretta al vice dirigente dell'istituto, aveva fatto scattare la denuncia. Quell'esposto, presentato alla polizia anche per la possibile presenza al Virgilio di "persone vicine a movimenti estremisti", ora rischia di costare caro a decine di alunne e alunni.
I ragazzi e le ragazze trovati nella scuola durante il blitz, 48 minori e 26 maggiorenni segnalati alle forze dell'ordine dalla presidenza, ora rischiano il processo per danneggiamento, occupazione e
interruzione di pubblico servizio. I tre reati, se sommati, possono costare di sicuro una multa da qualche migliaio di euro ai potenziali colpevoli. Fino a 6 anni di reclusione se il giudice alla fine di un ipotetico processo dovesse decidere di usare il pugno duro, 10 per i promotori della protesta.
figlia davanti agli agenti della polizia giudiziaria, è figlia dei tempi. "C'è una volontà politica - spiega con l'amaro in bocca il padre di uno degli studenti chiamati a firmare l'elezione di domicilio - dietro a una scelta del genere, il vento è cambiato. E molto. Gli studenti a cui è stato chiesto di trovarsi un avvocato hanno protestato contro le scelte di questo governo, ma erano nella loro scuola. Siamo rimasti a bocca aperta. Anche se, rivedendo i vecchi articoli, avevano promesso denunce a tutto spiano". E così è stato.
I 74 iscritti nel registro degli indagati saranno sentiti dai pm, chi in procura, chi al tribunale dei minori, a seconda dell'età. Ma prima si riuniranno per fare fronte e decidere una linea difensiva. Anche perché, in particolar modo per quanto riguarda i danni trovati all'interno del liceo subito dopo lo sgombero, gli accusati sanno già come rispondere. Agli alunni viene contestato il "concorso", perché neanche agli investigatori è chiaro chi abbia veramente rotto banchi e porte. Stando alle ricostruzioni già formulate nei giorni dell'occupazione, peraltro più leggera rispetto a quella del 2017, a causare la maggior parte dei danni sarebbero stati studenti esterni. Quelli che hanno messo in allarme il preside e il suo vice. Si vedrà.
Quel che è certo è che nessuno vorrà assumersi responsabilità per migliaia di euro. Nell'elenco stilato al termine del sopralluogo effettuato dalla polizia al termine dell'occupazione c'erano computer e telecamere di sorveglianza rotte, water spaccati, divanetti sfondati, le targhe della sala docenti staccate ed estintori svuotati a terra.
Nel corso dell'occupazione non erano mancate le polemiche neppure per la scelta degli ospiti. Secondo gli studenti, che dopo essere stati allontanati dalla loro scuola inscenarono un pomeriggio di cori e proteste in strada di fronte agli agenti in assetto antisommossa, a far scattare lo sgombero è stato un invito particolare. I ragazzi avrebbero voluto far intervenire come relatore l'ex brigatista Francesco Piccioni, accusato di aver preso fuoco alle azioni di fuoco delle Br a Roma dal '76 all'80 senza mai essersi pentito. La voce, arrivata in fretta al vice dirigente dell'istituto, aveva fatto scattare la denuncia. Quell'esposto, presentato alla polizia anche per la possibile presenza al Virgilio di "persone vicine a movimenti estremisti", ora rischia di costare caro a decine di alunne e alunni.
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