sabato 28 aprile 2018

pc 28 aprile - INTERVENTO DEL MFPR TARANTO ALL'ASSEMBLEA ALLA MENSA OCCUPATA - VERSO IL PRESIDIO A L'AQUILA E IN ALTRE CITTA' DEL 4 MAGGIO IN SOLIDARIETA' CON NADIA LIOCE

Pubblichiamo stralci dal terzo intervento, del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario di Taranto: "Le ragioni della campagna per Nadia Lioce"

Al presidio al carcere di Poggioreale (NA)
Prima di tutto volevo sinteticamente dire perché stiamo portando avanti questa campagna di solidarietà a Nadia Lioce, contro le condizioni di detenzione nel regime duro del 41bis, in varie città - non solo a L'Aquila ma anche a Taranto, Palermo, Milano, Roma, Napoli, ecc. Anche perchè alcuni di noi si sono trovati di fronte al fatto che persone, che non sono già impegnate nella lotta contro la repressione, neanche sanno chi sia Nadia Lioce.

Noi stiamo facendo questa campagna per tre ragioni.
1 - La repressione che questo Stato sta portando da tempo avanti ed avanza sempre di più, è una repressione che colpisce praticamente ogni movimento di lotta. In questo mesi, settimane si è accanita contro i movimenti antifascisti, che giustamente, mentre gli altri facevano campagna elettorale, in tante città alle liste e iniziative elettorali di partiti e forze fasciste, hanno risposto non presentando altre liste, ma con la lotta, con le iniziative di antifascismo militante. Ci sono attualmente decine di compagni, da Torino a Bologna, che non solo sono denunciati ma molti stanno ancora nelle carceri o agli arresti domiciliari per il solo fatto che hanno fatto queste manifestazioni. Tra l'altro in una situazione in cui chi giura sulla Costituzione (che dice che è vietata la ricostituzione del partito fascista), invece difende fascisti e nazisti e reprime chi lotta, chi in un certo senso vuole anche applicare questi aspetti della Costituzione nata dalla Resistenza.
In questa situazione, quindi, in cui non solo le lotte antifasciste, ma viene repressa qualsiasi lotta, -anche le lotte sindacali, anche le lotte per il lavoro, ecc., appena fuoriescono minimamente dai canali stabiliti vengono considerate sovversive, e anche se sei un lavoratore licenziato, un disoccupato subisci denunce, fermi ecc. - che c'entra Nadia Lioce?
Secondo noi la repressione di questo Stato trova la sua punta di iceberg nella repressione verso i
prigionieri politici rivoluzionari; cioè verso chi, in varie maniere, con cui si può anche essere d'accordo o meno, pone il fatto che non si può pensare di poter riformare un sistema, uno Stato che si presenta nel 90% delle volte solo con la faccia della repressione, che attacca i diritti della maggioranza delle masse, da quelli più elementari al diritto a vivere, al diritto alla giustizia, al diritto quasi all'umanità. Allora il problema è che chiunque metta in discussione questo Stato, chiunque dica - e anche noi lo diciamo - che va rovesciato questo sistema, che non è riformabile, che è uno Stato al servizio dei padroni, al servizio dei potenti, ecc., deve essere messo a tacere, impedito di agire, attraverso una repressione a 360°.
Ma da un lato questo Stato con la repressione si mostra forte, dall'altro, proprio per questo, mostra di avere paura anche del solo fatto che si allude al cambiamento radicale di questa società, alla rivoluzione.
Quindi chi allude a questo deve tacere, e la condizione di detenzione di Nadia Lioce simbolicamente rappresenta questa volontà dello Stato di reprimere chi solleva il velo.

2 - Perché Nadia Lioce è attualmente l'unica donna, prigioniera politica rivoluzionaria che sta da oltre 12 anni in regime di 41 bis.
Prima si parlava della Cella Zero. Come ci dobbiamo immaginare le condizioni disumane dei detenuti comuni, immaginiamoci cosa vuol dire per 12 anni non poter leggere, scrivere quando si vuole, non poter avere contatti neanche all'interno del carcere. Questo è uccidere una persona.

3 - Ma c'è anche una terza motivazione ed è quella, secondo noi oggi più bella. Nonostante che per 12 anni si vuole tenere una donna, una compagna, in una situazione da tomba, questa compagna continua a lottare, con i mezzi possibili che può usare. Porta avanti una denuncia, una protesta concreta, quindi in questo senso è anche un esempio verso gli altri detenuti politici, una indicazione a non piegarsi, a non rinunciare, a continuare a lottare anche dall'interno del carcere. 
In questo senso c'è una questione di lotta fuori e dentro, e in questo senso si pone il problema di estendere la lotta, una lotta che noi pensiamo debba unire la protesta all'interno e la lotta che noi dobbiamo e possiamo fare all'esterno. E questo è una lotta che può dare un colpo alla strategia della repression statale. 
Noi vogliamo vincere anche su Nadia Lioce!

Ma voglio dire anche un'altra cosa.
Io sono di Taranto, a Taranto c'è l'Ilva. L’Ilva non solo produce acciaio, ma in tutti questi anni e ancora oggi continua a produrre morti. Ha prodotto centinaia di morti di operai, migliaia di malati di tumore, di morti di bambini, di donne, di abitanti del quartiere vicino l'Ilva. Ma padron Riva non si è fatto neanche mezza giornata di galera. 
Ieri hanno assolto Olivetti e altri padroni per le morti da amianto. Sono morti decine e decine di operai per l'amianto e spesso anche i loro familiari, le loro mogli perché gli operai portavano a casa l’amianto. Sono morti perché i padroni per il loro profitto non stanno a guardare se in quella cosa che tu tocchi c'è l'amianto. Ma questi ora sono stati assolti. 
In questi mesi i mass media borghesi hanno celebrato due anniversari: l'anniversario di Moro, e l'anniversario di Biagi, mentre continua in silenzio e più di prima, la strage sul lavoro. Allora io mi chiedo, chiediamoci tutti: cosa è che distrugge di più, quali morti sono più gravi? La legge Biagi ha istituzionalizzato la precarietà, è come se il governo avesse detto ai padroni: “Andate sul mercato, il lavoratore che vi conviene di più prendetelo, il contratto che vi conviene di più fatelo”. Operai, diventati ufficialmente solo delle braccia. Quella Legge è stata l'anticipo del jobs act, ha istituzionalizzato i contratti a tempo determinato, precari, contratti parasubordinati. La sicurezza è veramente iniziata ad essere di un altro mondo. Quanti operai sono morti per quella legge? O quanti disoccupati si sono suicidati perché non trovavano lavoro? E allora, di grazia, che cos'è che distrugge di più, quali sono i morti che noi dobbiamo piangere?
Allora su questo non ci venissero a fare le prediche e gli anniversari, non ci venissero a fare le morali, i pianti, ecc., perché non sono certo loro che lo possono fare.

Tornando alla vicenda Nadia Lioce, Noi abbiamo avviato, o meglio riavviato, una campagna, perché questa questione di Nadia Lioce non è che l'abbiamo iniziata noi. Negli anni passati c'erano state altre iniziative. Noi però questa campagna l'abbiamo iniziata per portarla non solo nelle aree di compagni e compagne, a chi già lotta contro la repressione e che è quasi scontato che la sostenga. 
Noi questa campagna l'abbiamo iniziata e la portiamo avanti tra i lavoratori, gli operai, tra le donne, tra le giovani, tra i democratici, tra gli avvocati, ecc. Gente che tra l'altro in parte neanche sapeva chi è Nadia Lioce o, se sapeva, di certo sapeva che Nadia Lioce non è una detenuta comune, che in qualche modo è "uscita fuori dalle regole del sistema" (che ti mette fuori dalle regole). Stiamo parlando di una prigioniera politica rivoluzionaria. Eppure dall'esperienza concreta vi dico che tanti stanno sostenendo questa battaglia. Abbiamo fatto una raccolta di firme per le condizioni di vita di Nadia Lioce, contro il 41 bis e l'abbiamo fatta, ad esempio a Taranto, davanti al tribunale e lì non c'erano certo compagni che lottano contro la repressione, eppure hanno firmato in tanti. A livello nazionale siamo arrivati a quasi 3 mila firme. 
Questo è importante non perché facciamo una battaglia solo per Nadia Lioce, No. Il problema è che se noi portiamo avanti questa battaglia tra le masse, tra i proletari, vinciamo o semi-vinciamo - perché purtroppo per vincere realmente si dovrebbero distruggere le carceri, si dovrebbe distruggere questo sistema. E se vinciamo almeno su alcune questioni, sarà un segnale per altre battaglie come questa, per altri detenuti. Perché Nadia Lioce, come dicevo prima, non si è rassegnata, e dall'interno sta dando un forte contributo a questa battaglia, sta facendo una protesta ed ha fatto un'analisi dettagliata su cos'è il 41 bis, la sua storia, come viene realmente applicato.

Noi vogliamo estendere questa campagna anche il 4 maggio, in occasione della prossima udienza. Vogliamo che non solo a L'Aquila, dove sta Nadia e si terrà l'udienza, si manifesti, ma lo si faccia anche nelle altre città in cui siamo, in cui ognuno possa fare qualcosa, dal presidio alla controinformazione, ai comunicati stampa, alle locandine. 
Estendendo la mobilitazione ci sarà anche una risposta più forte a quelle denunce che la polizia il 24 novembre ha fatto contro 31 persone. Se lo Stato ha voluto denunciare chi stava all'Aquila per la manifestazione, noi denunceremo lo Stato per la repressione non solo a L'Aquila, ma anche a Taranto, Napoli, Palermo, ovunque saremo. Perché vogliamo che questa battaglia si estenda e non si spenga, rimanendo una cosa per addetti ai lavori, che chiaramente sono il necessario "innesco", perché senza i compagni, senza le compagne, non ci sarebbero queste manifestazioni. Ma i compagni e le compagne non vogliono rimanere da soli e quindi vogliono portare la battaglia a chi subisce questo sistema, che vuol dire sfruttamento, vuol dire oppressione, vuol dire mancanza di diritti, vuol dire ingiustizia, eccetera. Quei giovani, donne, lavoratori - e lo abbiamo visto - che sono disposti a dire basta.

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