giovedì 26 aprile 2018

pc 26 aprile - DALL'ASSEMBLEA ALLA MENSA OCCUPATA - VERSO IL PRESIDIO A L'AQUILA E IN ALTRE CITTA' DEL 4 MAGGIO IN SOLIDARIETA' PER NADIA LIOCE

Cominciamo da oggi a riportare - come avevamo annunciato - stralci degli interventi fatti nell'assemblea del 19 aprile presso la Mensa Occupata di Napoli: "Da L'Aquila A Napoli - Dal Carcere Al 41 Bis"

Dall'introduzione della Mensa Occupata (Napoli): "il carcere non vada riformato, non sia riformabile, pensiamo che il carcere vada abbattuto... Rompiamo l'isolamento carcerario..."

Stasera parleremo di un tema importante quello del carcere con un particolare riferimento alla compagna Nadia Lioce in 41 bis ormai dal 2006. 
Quando parliamo di detenzione ci teniamo a ricordare sempre che sia quando è portata avanti nei confronti di compagni militanti rivoluzionari sia contro detenuti comuni, intendiamo parlare sempre comunque di detenzione politica
Dopo il presidio in solidarietà alla campagna Nadia Lioce ben 31 compagni hanno ricevuto delle denunce per manifestazione non autorizzata ed è anche per questo che oggi abbiamo deciso di
organizzare questa iniziativa per dare comunque risalto e voce a questo atto gravissimo che è accaduto a L'Aquila. Infatti ci teniamo a sottolineare la volontà da parte dello Stato di criminalizzare le lotte, la solidarietà e di continuare a reprimere ancora una volta chi cerca di resistere, chi cerca di essere quel ponte dall'interno delle carceri all'esterno che vada a rompere l'isolamento carcerario. Anche questi esempi dimostrano come la repressione sia politica in ogni sua forma; riteniamo che non esista distinzione tra detenzione politica e quella comune rispetto a chi ogni giorno resiste in questa società e combatte per portare il piatto a tavola.
Infatti è importante per noi sottolineare anche la composizione carceraria. Basti pensare che la maggior parte dei detenuti oggi in carcere per reati contro il patrimonio, quindi ancora una volta è chiaro come ci si ponga sempre a difesa dei valori delle classi dominanti. 
Noi stessi viviamo in un carcere a cielo aperto, basti pensare alle telecamere, alla militarizzazione delle città; anche a Napoli il centro storico sta cambiando in ogni sua forma, troviamo militari in ogni angolo, telecamere ovunque, in una città ormai a misura di turista non a misura di chi nella città ci vive, una città dove per la repressione, anche grazie a quello che è stato il decreto Minniti, non c'è più la possibilità di sopravvivere all'interno di un centro vetrina e dov'è sempre di più le classi sociali emarginate vengono cacciate dal centro storico alla periferia.
Il carcere è la punta di iceberg della repressione. Noi come assemblea allargata sul carcere stiamo provando ad avanzare una serie di ragionamenti, di lotte contro il carcere perché crediamo che il carcere vada abbattuto e che la repressione vada combattuta e che questo non vada fatto soltanto da quelli che vengono definiti in qualche modo gli "addetti ai lavori", perché la lotta alla repressione deve essere una lotta ampia, trasversale in cui tutti dobbiamo essere protagonisti.
Stiamo provando a fare questo non solo attraverso delle corrispondenze che abbiamo con detenuti del carcere di Secondigliano in particolare ma anche attraverso delle iniziative come queste che provano a tenere dentro tutti questi ragionamenti e a portare al centro del dibattito il tema del carcere che è sempre più viene in qualche modo bistrattato e comunque trattato sempre nell'ottica di un riformismo.
Noi pensiamo che il carcere non vada riformato, non sia riformabile, pensiamo invece che il carcere vada abbattuto perché non crediamo che una Istituzione totale possa in qualche modo rieducare. 
Ma quale tipo di educazione può dare un sistema immaginato in un modo che porta alla completa distruzione fisica e mentale a 360° di chi entra in questo circuito? E parliamo non soltanto della condizione generale di detenuti e detenute ma anche della condizione delle detenute transessuali che sono all'interno di carceri maschili, e di tutti coloro e tutte coloro che una volta che entrano in carcere vengono marchiati veramente a vita, non hanno la possibilità di trovare lavoro una volta fuori, non hanno la possibilità di ricostruirsi una vita perché verranno sempre indicati come quelli che sono stati in carcere come quelli che sono criminal
Questa questa cosa va assolutamente distrutta, perché nessuno si sveglia la mattina e pensa "Ah io oggi voglio andare a rubare...", Cu sono le condizioni materiali in questa società che ti portano ad andare anche a rubare, perché devi comunque sopravvivere. Ci sono le famiglie con i figli a carico, donne che non sanno come andare avanti, detenute transessuali costrette alla prostituzione, ecc.
Pensiamo che queste cose vadano combattute dall'esterno e noi attraverso questo lavoro, le iniziative, stiamo provando a far sentire la voce dei detenuti fuori, perché quello che stiamo dicendo sono anche cose che i detenuti e le detenute ci scrivono dall'interno del carcere parlandoci delle condizioni disumane in cui vivono.
In questi mesi abbiamo organizzato anche diverse iniziative come il presidio del 10 dicembre a Secondigliano contro l'ergastolo o il 27 gennaio a Poggioreale in solidarietà ai detenuti, e ancora l'ultima il 30 marzo sempre a Secondigliano contro l'ergastolo.
Alcune di queste iniziative sono state organizzate anche dai detenuti stessi e noi abbiamo partecipato rispondendo alla loro proposta, volendo essere appunto quel tramite e volendo essere la loro voce. Secondo noi la libertà passa proprio attraverso la rottura dell’isolamento carcerario, attraverso la liberazione dalle carceri. Per questo voglio anche invitarvi al corteo del 25 aprile, dove organizzeremo uno spezzone insieme alle famiglie dei detenuti, insieme anche ad alcune associazioni che si occupano di carcere, per portare in piazza questo tipo di vertenza, per portare anche in quella piazza la voce dei detenuti.

Nessun commento:

Posta un commento