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Milano, lotta la bullismo nelle scuole ma manca una regia di interventi
Psichiatri, poliziotti, sociologi, avvocati entrano nelle classi, una task force in azione con gli studenti, per parlare di bullismo e cyberbullismo...ad esempio Tony Blair fece un'intera campagna elettorale sul bullismo, vinse le elezioni e poi invase l'Irak con prove false......
Il bullismo del ceto dirigente
Matteo Saudino | 22 aprile 2018 | di Matteo Saudino*
Del Michele Serra di Cuore non vi è più traccia da oltre un decennio. Il giornalista di Repubblica, nonché autore televisivo dei programmi di Fabio Fazio, è la pallida e illanguidita ombra della brillante, corrosiva e satirica penna degli anni Novanta. Detto questo, proviamo senza pregiudizi ad
entrare nel merito dell’elzeviro di 1.500 battute del 20 aprile 2018, in cui lo scrittore affronta il tema della violenza degli alunni contro gli insegnanti, che tanto scalpore sta destando tra gli addetti ai lavori e tra l’opinione pubblica in questi mesi.
Come prima cosa, Michele Serra afferma che la violenza e il bullismo scolastico sono una piaga che colpisce quasi esclusivamente gli istituti tecnici e professionali e, conseguentemente, in modo del tutto marginale ed insignificante i licei. Tale affermazione mi sembra una verità tanto corretta e incontrovertibile quanto scontata e banale, che si fonda sulla analisi empirica di quanto avviene nella realtà. I casi di cronaca, per quanto magari ingigantiti, romanzati e spettacolarizzati dai social media e da giornali e tv sempre più agonizzanti e alla spasmodica ricerca di scandali, corroborano tale situazione.
Il secondo passaggio logico, su cui si cimenta Michele Serra, è più complesso e, a mio avviso, incompleto e in parte errato. Lo scrittore, infatti, sostiene che “il livello di educazione, di padronanza dei gesti e delle parole, di rispetto delle regole è direttamente proporzionale al ceto sociale di appartenenza”. Vediamo insieme.
Per quanto riguarda il livello di padronanza delle parole, Michele Serra non ci dice purtroppo nulla di nuovo, anzi ci ribadisce quanto sostenuto negli anni Sessanta da don Milani, ovvero che la scuola italiana è ancora profondamente classista, e in essa vengono perpetuate le disuguaglianze sociali di un sistema economico e sociale profondamente ingiusto. Pertanto, alle mille parole possedute dallo studente figlio della borghesia ne corrispondono cento possedute dal figlio del proletariato. Ciò determina, ovviamente, non possedere le stesse possibilità per costruirsi una vita libera e dignitosa. Intendiamoci possiamo anche pensare che questo sia giusto e naturale, in un’ottica di darwinismo sociale. Certamente su questo tema, l’intellettuale, un tempo comunista, tace, non proferendo una sola parola, sulle responsabilità di quei governi liberisti a guida Pd, che ha di fatto sempre appoggiato in questi anni. Non ricordo, infatti, articoli critici sulla buona scuola renziana, che, ad esempio, impoverisce culturalmente ancor di più gli istituti tecnici e professionali, portando da duecento a quattrocento le ore destinate all’alternanza scuola lavoro, ovvero le ore di lavoro gratuito che gli studenti donano alle imprese. Per quanto concerne, invece, il rispetto delle regole, spero francamente che Michele Serra abbia preso un abbaglio, dovuto alla calura improvvisa di fine aprile; magari le classi popolari non rispetteranno le regole della buona educazione civile, ma cosa dire del rispetto delle regole da parte dell’alta borghesia e del ceto imprenditoriale e dirigente di questo Paese? Evasione fiscale, tangenti, corruzione, mafia, stragi, riciclaggio di denaro, lavoro nero, leggi ad personam, guerre: sono queste le regole rispettate da coloro che hanno frequentato i licei? Ruttare, picchiare, insultare, minacciare sono certamente delle violenze, invece rubare denaro pubblico, sfruttare il lavoro, trattare con la mafia o bombardare civili sono azioni civili e democratiche? A tanto si è ridotta la sinistra moderata? A vedere la violenza brutta, volgare e rozza del popolo e a non percepire e condannare la violenza strutturale, in doppiopetto o pullover che sia, della borghesia sorridente e vincente sulla miseria e ignoranza delle masse?
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