Una partecipata presenza, non solo in termini di numeri ma di
rappresentanza di vari settori sociali e soprattutto in termini di
interesse, vi è stata ieri sera alla libreria Mondadori di Taranto per la
presentazione del libro "A 50 anni dalla Rivoluzione Culturale".
Vi
erano lavoratori, lavoratrici, studenti, ragazze, intellettuali, ex lavoratori
Ilva, rappresentanti di associazioni di medici, immigrati, ecc., che su
una tematica niente affatto usuale, hanno seguito con attenzione gli
interventi iniziali della moderatrice, giornalista Emanuela Carucci e di
un compagno della redazione di proletari comunisti, curatore del Libro,
e poi, alcuni di loro, sono intervenuti, ponendo domande, esprimendo giudizi,
modificando anche i propri giudizi iniziali su quanto era accaduto in
Cina durante la rivoluzione culturale.
L'incontro e gli
interventi sono dovuti terminare solo perchè la Mondadori doveva
chiudere, ma le discussioni, le domande sono continuate anche fuori.
Faremo
conoscere, attraverso dei video, questa bella serata, diversa a
Taranto, in una città che vedeva ieri varie iniziative scontate dei
"candidati sindaci".
Vogliamo ora sottolineare due cose soprattutto.
Parlare
della Rivoluzione culturale proletaria ha permesso di cominciare a
sgomberare il campo da luoghi comuni sulla rivoluzione cinese, sul
rapporto RCP, il suo dirigente Mao Tse tung e i proletari, i giovani, le
masse popolari, mettendo in luce, attraverso i fatti di come la
Rivoluzione culturale proletaria sia stata tutt'altro che masse
"controllate e manipolate" dal potere comunista, essa è stata invece la più alta
esplicitazione del principio "è giusto ribellarsi!", concretizzato da
milioni e milioni di giovani, anche verso coloro che pur chiamandosi
comunisti erano diventati seguaci della via capitalista; è stata "la
classe operaia deve dirigere tutto", anche i mondi da cui fino ad allora
era esclusa, come l'istruzione, con gli operai che avevano effettivo
potere nelle fabbriche per fare una produzione al servizio del popolo
(qui si sono raccontati esempi di come in Cina in quel periodo fossero
gli operai a risolvere quella contraddizione tra lavoro e salute che nei
paesi imperialisti sembra irrisolvibile); è stata la "rivoluzione nella
rivoluzione" delle donne; è stato l'assalto al cielo per trasformare
tutto.
Si è compreso, spesso appreso per la prima volta, di come la
Rivoluzione culturale proletaria non sia stata affatto un avvenimento
cinese; ma come essa abbia influenzato il grande movimento
rivoluzionario del '68 dei giovani, la grande lotta degli operai nelle
fabbriche dei primi anni '70; come costituì un fresco vento di
trasformazione delle idee e azioni degli intellettuali, di medici,
giuristi, artisti in tutto il mondo, che in quel periodo, proprio
sull'esempio della rivoluzione culturale che metteva in discussione
"leggi", "principi" della società borghese, osarono mettere la loro
professione al servizio del popolo; e quanto tutto questo sia stato
importante anche in Italia, anche a Taranto negli anni 68/70.
Per
molti, ieri sera, è significato cominciare a conoscere anche cosa è
stata Taranto in quegli anni, guardare con uno sguardo diverso a ciò che
accadeva a migliaia di kilometri di distanza.
E a chi chiedeva
se quella rivoluzione socialista è possibile ancora, anche oggi,
pensiamo che la serata di ieri abbia lasciato una raggio di speranza.
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