Da un decennio il
settore della logistica è teatro delle lotte operaie più avanzate per
intensità del conflitto, radicalità di contenuti e solidarietà espressa
dai proletari che le organizzano e realizzano. Gli obiettivi raggiunti,
in senso economico e di dignità, rendono merito a questo movimento che
da una battaglia all'altra inizia a guardare in alto imponendo alle
aziende committenti la fine dell'utilizzo delle cooperative come cardine
di un sistema di sfruttamento della forza-lavoro per la valorizzazione
del capitale.
Nell'ultimo anno S.I.
COBAS e ADL COBAS hanno firmato con FEDIT un accordo di carattere
nazionale che sancisce la fine dei licenziamenti per esclusione dei soci
di cooperativa, il pagamento di malattia e infortunio, ticket, garanzia
dei livelli occupazionali e anzianità in caso di cambio appalto alle
stesse condizioni economiche e normative precedenti e, soprattutto,
un'assicurazione, a carico dei padroni, che prevede la continuità
salariale a lavoratori soggetti ad infortuni o malattie invalidanti.
Sempre quest'anno, la
firma di un accordo che ha trasferito i lavoratori TNT dell'hub di
Milano sotto le dipendenze della stessa azienda committente sancisce la
prospettiva della fine del sistema degli appalti in un settore da sempre
soggetto ad una struttura organizzativa fatta di scatole cinesi.
Questi esempi sono la
dimostrazione che “la lotta paga” non è uno slogan ma una realtà; la
ripresa degli strumenti storici di lotta (blocco delle merci, sciopero a
sorpresa o a singhiozzo) legano passato e presente della lotta di
classe con un filo rosso al cui estremo oggi si trovano proletari la cui
composizione multi etnica è la prova del carattere internazionale della
nostra classe.
La pratica della lotta
rende cosciente l'operaio non solo della propria forza, ma anche della
propria condizione politica in senso collettivo. Così tutti questi
contenuti si sono trasformati il primo maggio a Milano in un corteo di
migliaia di lavoratori che hanno urlato, sventolando le bandiere
sindacali, la propria rabbia e la propria ambizione ad una società senza
più sfruttamento e imperialismo o barriere indotte nella classe quali
razzismo e precarietà. Un pugno nell'occhio per le peggiori destre
xenofobe di tipo leghista e fascista, ma anche per PD reale partito anti
operaio, razzista, guardiano degli interessi di capitali esteri e
nazionali e guerrafondaio in politica estera.
Nella fase attuale di
crisi sistemica del capitale che si traduce internamente in
intensificazione dello sfruttamento, aumento della disoccupazione e
peggioramento generalizzato delle condizioni di vita dei proletari ed
esternamente in guerre di controllo di zone ricche di risorse naturali e
umane, un tale movimento, seppure piccolo in termini numerici diventa
una grossa preoccupazione per padroni, politici e sentinelle dello
sfruttamento di classe. Oggi ci troviamo perciò a fronteggiare svariati
attacchi repressivi verso il nostro sindacato, i lavoratori e tutti
coloro che solidarizzano o partecipano attivamente.
La montatura
poliziesca, giuridica e mediatica che ha portato all'arresto del
coordinatore nazionale S.I. Cobas Aldo Milani, reo di organizzare i
lavoratori dell'Alcar 1 di Modena, licenziati in 55, è il caso più
evidente di una continua pressione sul movimento operaio della
logistica.
Così, allo stesso
modo, i padroni, spalleggiati da tribunali complici si organizzano per
licenziare 11 lavoratori qui nell'appalto Kamila di Brignano, colpevoli
di “sabotare” il processo produttivo. Tra loro 4 delegati. E' l'ennesimo
tentativo di mettere a tacere la voce dei facchini che lottano, in
questo caso, per soggiogarli all'organizzazione di tempi e ritmi decisi
unilateralmente dal padrone.
A questi lavoratori e
al sindacato che li organizza (SLAI COBAS per il sindacato di classe) va
la nostra solidarietà attiva, senza nessuno steccato o divisione perchè
solo l'unità di classe può difenderci dagli attacchi padronali.
S.I. Cobas nazionale
Nessun commento:
Posta un commento