“I media smettano di parlare di clan o faide tra rom”. Parla lo zio delle bambine uccise
Roma. Un corteo popolare ripudia l’orrore del rogo omicida contro i rom
Un
corteo partecipato, oltre ogni aspettativa, con più di 1.500 persone,
tanti i giovani, ha attraversato le strade di Centocelle partendo da
Piazza dei Mirti e si è concluso al parcheggio sopra al centro
commerciale Primavera dove tre giorni fa due bambine e una ragazza rom
– Angelica, Francesca, Elisabeth – sono morte bruciate vive nel rogo
del camper dove dormivano e incendiato da una mano assassina. Un
risultato niente affatto scontato e una reazione popolare che rivela
anticorpi importanti contro l 'asseuefazione all'orrore e alle versioni
di comodo. Un no al razzismo nella società e nelle istituzioni ma anche
un si alla rivoluzione sul terreno dell'inclusione sociale di fronte
alla devastazione di ogni forma di welfare che facilita la guerra contro
i poveri e tra i poveri. Lo striscione di apertura era delle donne di
Centocelle, più indietro uno striscione con i nomi "Angelica, Francesca,
Elisabeth. Verità e giustizia" firmato da sinti, rom, camminanti con la
ruota simbolo delle comunità nomadi
E' vero che Centocelle è un territorio socialmente e politicamente molto attivo, ma una risposta di massa così a quanto accaduto non era scontata. E' un segnale incoraggiante di tenuta di fronte all'imbarbarimento sociale provocato dalle misure antipopolari e dalla demagogia della politica. Le istituzioni, non a caso, si sono tenute alla larga dalla manifestazione.
Le foto sono di Gianfranco Giombini
E' vero che Centocelle è un territorio socialmente e politicamente molto attivo, ma una risposta di massa così a quanto accaduto non era scontata. E' un segnale incoraggiante di tenuta di fronte all'imbarbarimento sociale provocato dalle misure antipopolari e dalla demagogia della politica. Le istituzioni, non a caso, si sono tenute alla larga dalla manifestazione.
Le foto sono di Gianfranco Giombini
“I media smettano di parlare di clan o faide tra rom”. Parla lo zio delle bambine uccise
Graziano
Halilovic, lo zio delle bambine rom bruciate vive nel rogo del camper
in cui dormivano a Centocelle, ha diffuso pubblicamente un comunicato
che riproduciamo qui di seguito integralmente e consigliamo di leggere
con grande attenzione:
Sono Graziano Halilovic, cugino di Romano Halilovic e zio di Francesca, Angelica ed Elisabeth,
Qualcuno, un mostro, ha bruciato vive tre bambine nel sonno, con una bottiglia incendiaria che ha trasformato in un rogo il camper di Romano, l’altra notte, a Centocelle, in un parcheggio pubblico, dove stazionavano senza disturbare nessuno.
Non sappiamo chi sia stato potrebbe essere stato chiunque: un rom, un gagiò, un giornalista per fare notizia, un razzista per odio, un italiano o uno straniero….
Un mostro, di certo, che ha commesso un crimine orribile, imperdonabile e disumano, che ha visto dei genitori assistere inermi alla morte dei figli bruciati dal fuoco.
Il punto è che non sappiamo chi sia stato e non possiamo usare la fragilità e il dolore del momento per individuare un colpevole prima che le indagini facciano il loro corso.
Confido che le forze dell’ordine svolgano le indagini senza farsi influenzare da pregiudizi razziali e riescano a dare un nome e un volto al colpevole.
Ma fino ad allora chiedo agli attivisti rom e non rom, alla società civile, a tutte le organizzazioni e ong dei diritti umani, ai politici italiani ed europei di intervenire sui media affinché nel rispetto del dolore della famiglia e nel rispetto delle vittime e della comunità rom, vengano diffidati ad utilizzare termini diffamatori, parlando di “clan” e di “faide tra rom”, associando così la comunità rom ancora una volta a termini che richiamano la criminalità organizzata, finché le indagini di chi ne ha la competenza non porteranno alla luce la verità.
Non sappiamo al momento se il colpevole sia un rom, un italiano, uno straniero, un giornalista o di quale ideologia politica sia. Fare delle illazioni a riguardo, cercando di coinvolgere un’intera comunità, è un gioco inutile e irrispettoso nei confronti dei rom che colpisce la famiglia delle vittime due volte: prima nella irrimediabile perdita e poi nella continua discriminazione.
Voglio ringraziare Papa Francesco, il Presidente della Repubblica Mattarella, il Pontificio Romano e il Vescovo Don Paolo LoJudice, la Comunità di Sant’Egidio, i cittadini di Centocelle e tutti coloro, politici e cittadini italiani, che hanno espresso solidarietà alla famiglia di Romano in questo momento di insuperabile dolore.
Questo è il momento della preghiera e del silenzio, e non della strumentalizzazione per fini diversi di quanto è accaduto: dobbiamo stare vicini a Romano, a Mela e ai loro figli superstiti, e rispettare il loro lutto.
Grazie
Graziano Halilovic
Sono Graziano Halilovic, cugino di Romano Halilovic e zio di Francesca, Angelica ed Elisabeth,
Qualcuno, un mostro, ha bruciato vive tre bambine nel sonno, con una bottiglia incendiaria che ha trasformato in un rogo il camper di Romano, l’altra notte, a Centocelle, in un parcheggio pubblico, dove stazionavano senza disturbare nessuno.
Non sappiamo chi sia stato potrebbe essere stato chiunque: un rom, un gagiò, un giornalista per fare notizia, un razzista per odio, un italiano o uno straniero….
Un mostro, di certo, che ha commesso un crimine orribile, imperdonabile e disumano, che ha visto dei genitori assistere inermi alla morte dei figli bruciati dal fuoco.
Il punto è che non sappiamo chi sia stato e non possiamo usare la fragilità e il dolore del momento per individuare un colpevole prima che le indagini facciano il loro corso.
Confido che le forze dell’ordine svolgano le indagini senza farsi influenzare da pregiudizi razziali e riescano a dare un nome e un volto al colpevole.
Ma fino ad allora chiedo agli attivisti rom e non rom, alla società civile, a tutte le organizzazioni e ong dei diritti umani, ai politici italiani ed europei di intervenire sui media affinché nel rispetto del dolore della famiglia e nel rispetto delle vittime e della comunità rom, vengano diffidati ad utilizzare termini diffamatori, parlando di “clan” e di “faide tra rom”, associando così la comunità rom ancora una volta a termini che richiamano la criminalità organizzata, finché le indagini di chi ne ha la competenza non porteranno alla luce la verità.
Non sappiamo al momento se il colpevole sia un rom, un italiano, uno straniero, un giornalista o di quale ideologia politica sia. Fare delle illazioni a riguardo, cercando di coinvolgere un’intera comunità, è un gioco inutile e irrispettoso nei confronti dei rom che colpisce la famiglia delle vittime due volte: prima nella irrimediabile perdita e poi nella continua discriminazione.
Voglio ringraziare Papa Francesco, il Presidente della Repubblica Mattarella, il Pontificio Romano e il Vescovo Don Paolo LoJudice, la Comunità di Sant’Egidio, i cittadini di Centocelle e tutti coloro, politici e cittadini italiani, che hanno espresso solidarietà alla famiglia di Romano in questo momento di insuperabile dolore.
Questo è il momento della preghiera e del silenzio, e non della strumentalizzazione per fini diversi di quanto è accaduto: dobbiamo stare vicini a Romano, a Mela e ai loro figli superstiti, e rispettare il loro lutto.
Grazie
Graziano Halilovic
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