martedì 16 maggio 2017

pc 16 maggio - TORINO: LA PROCURA HA PAURA DELLA RIBELLIONE DELLE DONNE - ANCHE A TARANTO, L'AQUILA, PALERMO, PROTESTAMMO... CI REPRIMERETE TUTTE?

La vendetta della Procura. Perquisiti quattro anarchici per la solidarietà a Laura

Nella notte tra venerdì e sabato la Digos ha perquisito le abitazioni di quattro compagni e compagne della Federazione Anarchica Torinese. Sono stati sequestrati cellulari, computer, abiti.

Le perquisizioni sono state disposte dal PM Rinaudo, che sta indagando per diffamazione e imbrattamento. Nel mirino di Rinaudo le scritte comparse a fine marzo in solidarietà a “Laura”, una donna stuprata due volte, la prima da un collega di lavoro, Massimo Raccuia, la seconda dal tribunale che lo ha assolto. Un collegio di sole donne, presieduto dalla giudice Diamante Minucci, ha stabilito che Laura non è credibile. Non è credibile perché ha detto solo “no”, “no, basta”, per fermare l’uomo che la stuprava. Per il tribunale di Torino dire “Basta” non è sufficiente. La donna stuprata deve avere sul corpo i segni della violenza, deve urlare, deve essere disposta a morire per essere creduta...

La sentenza di assoluzione di Massimo Raccuia ha suscitato ampia indignazione in tutta Italia. Tante le manifestazioni di solidarietà a Laura, culminate nella giornata di lotta del 12 aprile, quando, in tantissime città si sono tenuti presidi di fronte ai tribunali.

Le scritte comparse davanti al tribunale di Torino e alla sede della Croce Rossa di via Bologna hanno ripetuto quanto veniva scritto e detto in tante piazze della penisola: “La giudice Minucci protegge chi stupra”, “Raccuia stupratore”...

Il PM Rinaudo ci accusa di imbrattamento e diffamazione. Nel decreto di perquisizione si legge che siamo stati scelti perché anarchici attivi nella rete femminista Non Una di Meno.

Inutile negarlo. Siamo anarchici, anarchiche, femministe.

Quelle scritte, chiunque le abbia tracciate sul muro, le ha fatte anche a nome nostro.

I compagni e le compagne della Federazione Anarchica Torinese

Solidarietà con le donne in presidio al Tribunale di Torino
CONTRO L'OSCENA SENTENZA DI TORINO: “SE NON URLI NON SEI STATA VIOLENTATA...”

Il Movimento femminista proletario rivoluzionario denuncia con forza la oscena e sessista sentenza del Tribunale di Torino che ha assolto un uomo
accusato di violenza sessuale verso una sua collega lavoratrice, perchè “il fatto non sussiste”. “Non sussiste” perchè la donna non ha urlato e ha detto solo “basta”, “non sussiste” perchè si è bloccata, “non sussiste” perchè ha detto “solo” di aver provato “disgusto”; “non sussiste” perchè le sue reazioni non rientrerebbero nei canoni dei giudici, perchè ha cercato “solo” che quell'orrore finisse al più presto, ecc.
E ora quella donna da vittima, non solo di una violenza ma di ripetuti abusi, molestie sessuali da parte dell'uomo, si trova incriminata per “calunnia”.

L'Mfpr da tutta la sua solidarietà alla donna, e fa appello a dare solidarietà pubblica, a denunciare questa ennesima vergognosa sentenza e attacco alle donne (dopo troppe altre, ricordiamo quella dei jeans troppo stretti). Vogliamo sostenere la donna perchè, con ancora più coraggio, vada avanti nella sua battaglia, in cui non deve essere sola!
Vogliamo che il giudice che ha emesso questa sentenza sia cacciato.
Dopo lo sciopero delle donne dell'8 marzo: mai più come prima!

Ma questa sentenza conferma che la violenza sessuale è strutturale in questo sistema sociale, che esiste un humus, delle aberranti concezioni contro le donne, che danno per normale una “certa violenza degli uomini verso le donne”. Queste “leggi”, i “valori” borghesi sono quelli che prevalentemente albergano anche nei Tribunali. In questa sentenza, infatti, ha pesato il fatto che la sentenza “avrebbe rovinato la vita famigliare e lavorativa dell'uomo”; la famiglia di questo squallido individuo vale più della vita di una donna, come il lavoro dell'uomo vale più della vita lavorativa precaria della donna, che ora, è facile immaginarlo, diventerà ancora più precaria.

Questo mostra che è l'intero sistema sociale borghese che opprime e odia le donne e che, quindi, è l'intero sistema borghese che deve essere rovesciato, con una lotta dura delle donne, una rivoluzione quanto più “tremenda” possibile, soprattutto da parte delle donne per spazzare via lo “schifo senza fine di questo sistema”.

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