Appello firmato da persone massacrate alla Diaz, psicologi, magistrati: "E' un testo provocatorio e inaccettabile"
Le urla che accompagnano nell’immaginario collettivo le pratiche di tortura e che furono la colonna sonora dei raid in divisa alla scuola Diaz e a Bolzaneto nel G8 di Genova nel 2001, sembrano oggi essere sommerse dal silenzio che accompagna l’approvazione in Senato di una legge sulla tortura figlia dei timori di scontentare alcune fazioni delle forze dell’ordine e della polizia in particolare. Una legge che non segue le indicazioni della Corte europea ma che ricompatta vari orientamenti politici a sinistra e a destra. Una legge che a Genova, la città della Diaz, ossia dell’episodio costato all’Italia una condanna della Corte europea per i diritti umani proprio per la pratica della tortura e per l’assenza di leggi e norme che la impedissero e che perseguissero chi l’aveva praticata, dovrebbe stimolare dibattito e discussioni. Invece politica e intellettuali stanno alla larga. Troppo ostico il tema.Chi non si è tirato indietro è un gruppo eterogeno di cittadini, giornalisti, psicologi, vittime di tortura, avvocati, magistrati. Hanno scritto un appello per provare a tornare alla radice della norma
Ecco il testo e i primi firmatari:
Tortura: è una legge truffa e contro le vittime, torniamo al testo Onu
Il Senato ha approvato una legge truffa sulla tortura, scritta in modo da renderla inapplicabile e in totale contraddizione con la convenzione Onu sulla tortura e con le indicazioni contenute nella
sentenza di condanna contro l’Italia della Corte europea per i diritti umani del 7 aprile 2015 (Cestaro vs Italia per il caso Diaz). E’ un testo provocatorio e inaccettabile, che il parlamento non può approvare, se l’Italia intende rimanere nel perimetro delle nazioni democratiche e all’interno della Convenzione europea sui diritti umani e le libertà fondamentali, firmata nel 1950.
Nel testo licenziato dal Senato il crimine di tortura è configurato come reato comune e non proprio del pubblico ufficiale, arrivando alla scrittura di una norma volutamente ingannevole e quindi pressoché inapplicabile; la tortura è tale solo se “violenze”, “minacce” e “condotte” sono plurime (in tutto il mondo si usa giustamente il singolare); la tortura mentale - la più diffusa - è tale solo se “il trauma psichico è verificabile” (quindi sottoposto a incerte valutazioni, con inevitabili disparità di trattamento e lasciando la porta aperta a tecniche, come la deprivazione sensoriale, oggi praticate in tutto il mondo); la possibilità di prescrizione permane (il Senato ha addirittura eliminato il raddoppio dei termini previsto dal testo della Camera, mentre le convenzioni internazionali e la Corte di Strasburgo richiedono la imprescrittibilità del reato); non è previsto alcun fondo per il recupero delle vittime (altro obbligo disatteso, mentre in altre leggi si prevede il rimborso delle spese legali per certe categorie di imputati); nulla si dice - ulteriore mancanza rispetto agli obblighi internazionali - sulla sospensione e la rimozione di pubblici ufficiali giudicati colpevoli di tortura e trattamenti inumani e degradanti.
Se la Camera approvasse questo testo, l’Italia avrebbe una legge che sembra concepita affinché sia inapplicabile a casi concreti; avremmo cioè una legge sulla tortura solo di facciata, inutile e controproducente ai fini della punizione e della prevenzione di eventuali abusi.
E’ nell’interesse dei cittadini e delle stesse forze di sicurezza mantenere l’Italia nel perimetro della migliore civiltà giuridica, perciò chiediamo ad Antigone, ad Amnesty International, alle associazioni, a tutte le persone di buona volontà di battersi con ritrovata fermezza affinché la Camera dei deputati cambi rotta e il parlamento compia l’unica scelta seria possibile, ossia il ritorno al testo concordato in sede di Nazioni Unite. Quel testo garantisce un equilibrato aggiornamento del codice penale e può essere approvato dal parlamento nell’arco di poco tempo, entro la fine di questa legislatura.
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Enrica Bartesaghi, Arnaldo Cestaro, Lorenzo Guadagnucci (Comitato Verità e Giustizia per Genova)
Ilaria Cucchi (associazione Stefano Cucchi)
Enrico Zucca (già pm nel processo Diaz)
Roberto Settembre (già giudice nel processo d’appello per Bolzaneto)
Fabio Anselmo (avvocato)
Michele Passione (avvocato, studioso della tortura)
Vittorio Agnoletto (già portavoce del Genoa social forum)
Adriano Zamperini e Marialuisa Menegatto (psicologi, autori di studi sulla violenza collettiva e le vittime di tortura)
Marina Lalatta Costerbosa (docente universitaria, autrice del libro “Il silenzio della tortura”)
Pietro Raitano (direttore di Altreconomia)
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