mercoledì 15 febbraio 2017

pc 15 febbraio - TORNANDO ALL'ASSEMBLEA DELLE DONNE A BOLOGNA - VIVA LO SCIOPERO DELLE DONNE!

L'assemblea di Bologna del 4/5 febbraio ha confermato, dopo la manifestazione del 26 novembre con 200mila donne, la straordinaria mobilitazione delle donne, tantissime giovani. A Bologna tutti i Tavoli erano pienissimi e nell'assemblea plenaria vi erano più di 800 donne, ma è realistico che nei due giorni vi siano state almeno il doppio. Una novità anche rispetto agli altri paesi europei.

Le compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario, che il 25 novembre organizzarono un assedio delle donne proletarie al parlamento a Roma, e il giorno dopo parteciparono al grande corteo, sono state presenti e sono intervenute anche nell'assemblea di Bologna, facendo appello ad uno sciopero delle donne vero, che veda al centro nella preparazione e nella giornata dell'8 marzo, lo sciopero nei vari posti di lavoro, le operaie, le lavoratrici, le precarie, verso cui padroni, capi ogni giorno fanno violenza, sia con discriminazioni, umiliazioni, ricatti, sia distruggendo i nostri corpi. Dicevano delle operaie della fabbrica metalmeccanica, Necta di Bergamo, che abbiamo incontrato nei giorni precedenti: "Ci tolgono la salute con i ritmi di lavoro, i movimenti non normali, ripetitivi; ognuna di noi ha dolori articolari, alle spalle, è come se avessimo un coltello dietro la schiena. Poi tante operaie in questa fabbrica si sono ammalate di tumore"; nelle fabbriche, dalla Fca di Melfi alla Oerlikon di Bari, le lavoratrici non possono neanche andare al bagno, vengono umiliate; nelle campagne invecchiano e muoiono per la fatica e lavorano sotto il ricatto delle violenze sessuali; tantissime, dopo essere state sfruttate, vengono da un giorno all'altro licenziate, come le migliaia di Almaviva; e poi le centinaia di migliaia di precarie dei servizi, trattate da padroni e Stato come "usa e getta", e poi le lavoratrici immigrate schiavizzate, e poi, e poi...

Uno sciopero sull'insieme delle condizioni delle donne, e quindi contro padroni, governo, Stato, che a tutti i livelli portano avanti un pesante, feroce attacco pratico, politico, ideologico in un clima da moderno fascismo, che unisce, attacchi alle condizioni di vita, di lavoro, oppressione, eliminazioni dei diritti conquistati con le lotte nei paesi imperialisti, come l'aborto, a repressione, e di cui le violenze sessuali degli "uomini che odiano le donne" sono la naturale conseguenza e la punta di iceberg.
Si tratta di violenza reazionaria, fascista, quotidiana, sistemica, perchè frutto inevitabile di questo sistema capitalista, una violenza che non può fermarsi e che può essere combattuta solo lottando contro tutta la società capitalista.

Lo sciopero delle donne è oggi l'arma delle donne per costruire una lotta generale contro tutto questo sistema borghese, una lotta rivoluzionaria in cui le donne portano una "marcia in più".

Nel nostro paese, lo "sciopero delle donne" l'ha "inventato" il Movimento femminista proletario rivoluzionario, e nei recenti anni l'ha cominciato a fare - nel novembre 2013 e nell'8 marzo dell'anno scorso - in una situazione in cui da parte di alcune di coloro che oggi scoprono lo sciopero delle donne, veniva ignorato, o peggio svilito/attaccato. Ma già questa scintilla dello sciopero, che ha visto fermarsi 20mila lavoratrici, precarie, disoccupate, immigrate, donne in lotta nei quartieri, studentesse, ecc., ha mostrato la forza di questa arma di lotta che intreccia condizione di classe e condizione come donne, e che porta rotture, necessità di trasformazione in ogni ambito, anche tra i lavoratori, nel movimento sindacale, nelle famiglie...
Queste scintille, oggi via via si sono trasformate in fuochi, non solo in Italia, ma dall'Argentina, alla Francia, ecc.

Siamo contente che nell'assemblea molti interventi, soprattutto delle giovani, hanno respinto l'appello ai sindacati confederali ad indire lo sciopero delle donne.
Questi sindacati confederali sono parte complementare, organica di questo sistema capitalista di sfruttamento e oppressione. I loro accordi avallano i peggioramenti che i padroni stanno sempre più portando sui posti di lavoro e che colpiscono in particolare le donne, non solo dal punto di vista economico, ma di vita. I sindacati confederali sono anello della catena che opprime le donne proletarie. E non possiamo chiedere a chi contribuisce a stringere questa catena, di indire il nostro sciopero. Nello sciopero delle donne del 2013, le direzioni della Cgil, per "mettersi la coscienza a posto" dichiararono solo uno sciopero virtuale di mezz'ora, ma ostacolarono fortemente sui posti di lavoro le lavoratrici iscritte o delegate che invece volevano, e tante lo fecero, lo sciopero per l'intera giornata
E a dimostrazione da che parte sta la Cgil, anche ora la segreteria ha detto di non voler proclamare nazionalmente lo sciopero.

Anche tanti interventi nei tavoli hanno attaccato il governo, lo Stato, le politiche, dal jobs act ai tagli dei servizi, come l'azione di molta magistratura, polizia, la cui "giustizia" è di usare la legge per "garantire" gli stupratori e i loro complici, mentre piuttosto denunciano e condannano le donne che lottano contro gli assassini/stupratori, le donne che lottano per la casa, per la salute, per il lavoro, ecc.

Ma in questo grande movimento delle donne vi è un femminismo piccolo borghese, un femminismo borghese e un femminismo proletario, ancora debole in questo movimento, ma determinante nelle lotte continue sui posti di lavoro e del non lavoro, in varie realtà soprattutto al sud, ma anche in importanti città del nord.

Soprattutto nell'organizzazione dei Tavoli, negli obiettivi agisce il femminismo borghese portando una logica riformista, da "addette ai lavori" che di fatto chiedono al governo, allo Stato di migliorare questo sistema capitalista.
Ma questo è insieme una tragica illusione e una, più colpevole, politica che se passa toglierebbe forza alla potenzialità di rottura che può portare questo grande movimento delle donne.
Ogni giorno questo sistema mostra la sua marcia verso un moderno fascismo, un moderno medioevo per le donne. Simbolicamente, ma poi non tanto, lascia la parola sulle donne alla polizia (ieri, 14 febbraio), a dimostrazione - a parte la tragica ironia che dovrebbero difendere le donne e dare "consigli" alle donne proprio chi, umiliando le donne che denunciano violenze, persecuzioni, è corresponsabile di tanti femminicidi - che la risposta di questo Stato è solo da Stato di polizia, in una logica di controllo, di politiche securitarie, di repressione, come è stato con la legge sul femminicidio, come è recentemente anche nel decreto Minniti che strumentalizza i numeri dei femminicidi, stupri per attuare "zone rosse", fare città sotto controllo militare, colpire le nostre sorelle prostitute.

Il femminismo proletario, le donne, ragazze che vogliono realmente che "tutta la vita deve cambiare", devono fare di questo importante "sciopero delle donne" anche un terreno di chiarezza, di organizzazione delle loro forze, per impedire che questo sciopero si riduca a fare piattaforme a tavolino e Tavoli con governo e Ministri.

Per noi le piattaforme, necessarie, sono frutto delle lotte, dei bi/sogni che le donne, soprattutto le donne proletarie, stanno facendo e agendo con le lotte; sono sfide contro padroni, governo Stato che anche dopo l'8 marzo si devono riempire di azioni, per strappare dei risultati, ma soprattutto per accendere tanti fuochi in ogni posto di lavoro, in ogni città, in ogni quartiere, per unire le donne, per essere "tante di più", perchè nessuna sia sola, e cominciare effettivamente a "far paura", a questo sistema e agli uomini che odiano le donne.

VIVA LO SCIOPERO DELLE DONNE!

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