Bologna: terzo giorno di rabbia in piazza!
Il corteo si conclude rilanciando sin da lunedì la mobilitazione per riaprire il 36, ricordando l'assemblea studentesca di martedì e la giornata di lotta del prossimo giovedì.
Non
si ferma l'agitazione studentesca a Bologna. Dopo settimane di lotta
contro la normalizzazione di una biblioteca universitaria e il violento
intervento della celere di giovedì, dopo la rivolta serale susseguente e
il corteo di venerdì con nuovi scontri con la celere, anche oggi la
piazza bolognese si riempie. Il corteo parte dalla zona universitaria e
attraversa il centro cittadino denunciando l'arroganza poliziesca e la
grave responsabilità dell'università, che tratta le proteste
studentesche solo attraverso la polizia. Il tutto coronato oggi dalla
follia delle forze repressive locali, che paventano l'“associazione a
delinquere” per le lotte studentesche degli ultimi mesi in città.
Dagli
interventi e dai cori scanditi dalla piazza emerge tuttavia chiaro uno
scenario più ampio. Quando viene urlata a gran voce la richiesta di
libertà per Sara e Orlando, i due studenti arrestati ieri, la loro
condizione attuale di imprigionamento si fa immagine generale. E'
infatti un grido e un discorso generazionale quello che viene invocato.
Ad attraversare le strade è la generazione che non ha mai avuto un
futuro, quella del lavoro gratuito e dei voucher, quella messa a valore
sin dalle superiori con l'alternanza scuola-lavoro, è la generazione di
Michele, della depressione indotta, dell'immiserimento culturale
forzato.
“Nel deserto del
presente può germogliare ovunque il fiore del riscatto!”, è l'appello
col quale le studentesse e gli studenti bolognesi invitano per giovedì
16 febbraio tutte le università solidali italiane a mobilitarsi.
Mentre
il corteo fa un blocco dei viali, per poi dirigersi fino a piazza
Maggiore, viene ribadito come queste giornate di lotta stiano facendo
argine e dimostrando come sia irrealizzabile l'idea di città che il
Rettore, il Questore e il Sindaco hanno mostrato in queste settimane.
Quella di una città chiusa, ipercontrollata, in cui “l'ordine dei
tornelli” che si voleva imporre alla biblioteca di via Zamboni 36
diviene paradigma generale di un regime dei confini che dall'Unione
Europea fino ai più remoti angoli urbani si vorrebbe imporre ovunque.
Il
corteo si conclude rilanciando sin da lunedì la mobilitazione per
riaprire il 36, ricordando l'assemblea studentesca di martedì e la
giornata di lotta del prossimo giovedì.
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