lunedì 31 marzo 2014

pc 31 marzo - ILVA il fumo degli annunci e l'arrosto della realtà.

Un articolo del 30 marzo su Sole 24 Ore a firma Paolo Bricco preannuncia e “informa” quello che si prepara.
Si attende la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del “piano ambientale” che stranamente ancora non è avvenuta.
Bondi si è incontrato col ministro dello sviluppo economico, Guidi, ed è cominciata la discussione della bozza, che in realtà ancora non c'è, del “piano industriale”; discussione, non presentazione, della bozza, che dovrebbe avvenire nei prossimi giorni – l'articolo parla di due settimane. Dopo di che Bondi lo girerà ai Riva, i quali entro 10 giorni dovranno dare le loro valutazioni che “Bondi avrà il potere di accogliere o rifiutare”. Poi il piano andrà al Min. Guidi che lo indirizzerà al Governo che infine lo delibererà con un proprio decreto.
Ma è lo stesso Bricco, autore dell'articolo, che mette le mani avanti: “Come spesso capita in Italia le cose non sono affatto lisce”. Il piano ambientale è ancora fermo, perchè assumendo la forma del decreto deve passare al vaglio della Corte dei Conti.

Ma il “vaglio” che attende il piano industriale non è tanto questo, ma quello della famiglia Riva. Perchè qui, nessuno pudicamente lo dice, ma l'Ilva rimane tuttora di proprietà e nelle mani di Riva; così come rimangono nella sue mani sostanzialmente i soldi, che dove stavano stanno.
Bondi e Governo agiscono come grand commis o, come direbbe Lenin, come “comitato d'affari”, se non in nome, certamente per conto dei Riva, i quali – dice l'articolo - serbano per ora un silenzio “anche per riportare l'intero conflitto nell'alveo dell'asettico confronto giudiziario”. Frase oscura per dire che la famiglia Riva prima di impegnarsi in alcun chè aspetta di vedere come va a finire la vicenda giudiziaria, o, per dirla ancora più chiara, Riva sostanzialmente col silenzio dice al suo “comitato d'affari” che i soldi e tutto il resto ci potrebbero essere solo se si ferma o si imbriglia il maxi processo che si prepara a Taranto.
Se così stanno le cose, è ben chiaro come l'intero progetto che parla di “piano elaborato da Bondi basato sulla conversione sul metano e su una reindustrializzazione dell'impianto di Taranto radicali e mai sperimentati prima in Europa, fanno tuttora parte più di annunci e libro dei sogni che della realtà.
L'idea che i Riva cacceranno questi soldi – giusta e sacrosanta – appare abbastanza improbabile, a meno che... E se questo è improbabile ancora più lo è l'idea che questi soldi vengano da nuovi soci sottoscrittori o dallo Stato.

Per ora gli unici soldi a cui si guarda sono gli 1,9 miliardi di proprietà sottoposti a sequestro dalla Procura di Milano, che peraltro non sono nelle banche italiane.
Ma anche su questo – dice l'articolista – mettere mano a questi soldi “potrebbe accendere il confronto con la famiglia Riva che difficilmente starebbe in silenzio di fronte a questa decisione”. Ovvero, si ritorna al punto di prima, che sono ancora soldi di Riva e che solo Riva può decidere tuttora se utilizzarli.

La nota sintetica del Sole 24 Ore parla di “crocevia vitale per il futuro dell'Ilva”, dice che coi decreti si è andati avanti finora e coi decreti si vuol continuare ad andare avanti, ma che questi decreti tuttora sono a premessa di qualcosa che ancora non c'è. Anzi in questa ulteriore nota si afferma il concetto di sempre che guida l'azione di padroni, governi, e, al seguito, di partiti, sindacati confederali, Istituzioni locali: “le sorti del risanamento dell'area tarantina sono strettamente connesse alla continuazione dell'attività industriale. Solo una Ilva produttiva, competitiva ed efficiente, può assicurare le risorse al territorio per la bonifica”. Anche dal loro punto di vista diremmo: campa cavallo.
Ma la cosa è più grave. Si dice praticamente che tutti gli sforzi, decreti presenti e futuri hanno un solo obiettivo, una “Ilva produttiva, competitiva ed efficiente”, ma produttiva per chi? Produttiva di profitti per i padroni e i loro “comitati d'affari” che poi a loro volta dovrebbero metterli a disposizione per assicurare le risorse al territorio per la bonifica?
Produttiva”, per padroni e governo, vuol dire ristrutturazione con esuberi per chi lavora e niente bonifica per i quartieri, né per chi non lavora come le decine di migliaia di disoccupati dei Tamburi e dei quartieri inquinati.
La sostanza per noi è che anche se i fumosi piani di padron Riva e Governo andassero a buon fine sarebbero negativi per operai e cittadini. Non è questo il futuro che vogliamo.

Ma ancor meno vogliamo questo presente che al fumo di questi piani fa corrispondere un arrosto sempre più tragico, di una crisi di liquidità che può mettere in discussione gli stipendi già dal 12 aprile, e ancor più una crisi di liquidità verso le ditte dell'indotto e dell'appalto che significa già ora stipendi non pagati da mesi oltre che cassintegrazione, mobilità.

Rispetto a questo i livelli di risposta operaia sono zero. I sindacati confederali agiscono indisturbati nell'essere dei semplici “comunicatori” delle notizie dell'azienda e gestori contabili dei contratti di solidarietà.
Purtroppo gli operai non hanno chiaro ciò che ai padroni è invece molto chiaro: siamo effettivamente – come scrive il Sole 24 Ore – al “crocevia vitale per il futuro dell'Ilva”. Siamo ad una situazione di presente che si fa drammatico e che solo la lotta degli operai può mettere in discussione e offrire una prospettiva alternativa.

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