Censura targata Coop
- Venerdì, 14 Febbraio 2014 10:16
- Contropiano Bologna
Dopo la
censura proposta dall'università di Bergamo, anche “Coop adriatica”, azienda
che gestisce centinaia di punti vendita (18 ipercoop e 158 supermercati) in
Emilia-Romagna, Veneto, Marche e Abruzzo ha deciso di normare la vita privata
dei propri dipendenti.
Il cartello
che riportiamo nella foto è presente in tutti i punti vendita e, inutilmente,
comunica che la diffamazione è perseguibile per legge, cosa che chiunque tiene
presente nella sua vita quotidiana. Semmai il problema sta nelle numerose
denunce sindacali per il trattamento che Coop riserva ai lavoratori, a partire
dai facchini esternalizzati sino ad arrivare alle nuove forme contrattuali che
convivono con quelle vecchie, rendendo normale che due lavoratori che ricoprono
la stessa mansione e che svolgano a volte esattamente lo stesso tipo di lavoro
abbiano uno il diritto alla pausa mentre l'altro non può abbandonare la
postazione neanche un momento per l'intero turno.
Non male per
una cooperativa con quella storia, anche se è comprensibile che un sistema, che
vive promulgandosi solidale e attento ai bisogni della comunità, si preoccupi
tanto dell'immagine. Grazie a questo lavoro di marketing, se nella pratica un
lavoratore Coop è trattato come e peggio di un precario, tutto quello che
rimane è il fumo gettato negli occhi di milioni di consumatori, che con
l'acquisto nei punti vendita della Coop pensano di supportare un sistema etico
affidandosi a spot e pubblicità più che ingannevoli.
D’altronde
il job-act di Renzi è già realtà in alcuni luoghi di lavoro, e non va
dimenticato che Coop è conproprietaria di Eataly e quindi complice di chi
afferma che sono accettabili le perquisizioni ai lavoratori e che per vivere
800€ per 40 ore di lavoro sono più che sufficienti!
Sarebbe
meglio che stessimo tutti in guardia davanti a questi episodi, perchè qui si
travalicano i diritti umani e di etica non se ne trova più traccia.
Nessun commento:
Posta un commento