martedì 11 febbraio 2014

pc 11 febbraio - Marchionne/Fiat Chrysler… da amministratore a grande padrone sulla pelle degli operai

Il fatto che, non solo nella "normalità" della società capitalistica, ma anche nella "normalità" della crisi i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri è oramai ripetuto proprio da tutti. E con tanto di grafici e statistiche: Bankitalia, Ocse, Istat, Eurostat…
Tra i manager al servizio dei padroni l'esempio di Marchionne, tra gli altri, vale anche per tutti gli altri: manager pubblici, manager delle grandi banche e gli amministratori delegati: infatti con un "tesoretto" di circa 27 milioni di azioni, come riporta La Repubblica del 9 febbraio, è diventato, se lo vuole, il possibile terzo azionista di Fiat!

Quante più aziende "ristrutturano", chiudono; quanti più operai licenziano e costringono ad un salario da fame, a farsi la guerra gli uni con gli altri e a condizioni di lavoro senza alcuna sicurezza, tanto più guadagnano, si arricchiscono e si comportano come veri e propri re sia per l'arroganza con cui trattano tutti quelli che provano a contrastarli, sia per il linguaggio da guerra che usano.
Marchionne in particolare, come abbiamo ripetuto più volte, incarna il fascismo padronale.

"Ma che cosa accadrebbe se l'ad del Lingotto decidesse un giorno di tenere le azioni che ha ricevuto in questi anni come stock option e stock grant e diventare azionista? Potrebbe salire fino al secondo posto tra i soci, sia pure a notevole distanza dagli Agnelli. Anche se oggi sarebbe "solo" terzo. Chi gli ha parlato in questi mesi racconta che "di fronte a questa ipotesi la sua reazione è una risata". Eppure ì stato proprio Marchionne, a Detroit, a spiegare che "stiamo lavorando per preparare adeguatamente la mia successione, qualsiasi sia il momento in cui avverrà", non prima del 2017."

"Così, sommando le azioni oggi possedute (3 milioni), quelle che otterrà entro il febbraio 2015 (7 milioni) e quelle che otterrebbe dalla trasformazione delle stock option, il manager potrebbe contare su un pacchetto di circa 27 milioni di azioni. Che scenderebbero a 21 nel caso in cui decidesse di pagare con la vendita di titoli le tasse sull'acquisto (com'è accaduto nel 2012). Con 21 milioni di azioni in portafoglio, Marchionne avrebbe l'1,7 per cento della società che salirebbe sopra il 2 (al 2,2) se decidesse di tenere tutti i 27 milioni pagando le tasse in altro modo. E con il 2 per cento di Fiat, Marchionne sarebbe oggi il terzo azionista dopo Exor (30,1 per cento) e a poca distanza dalla società di investimento scozzese Baillie and Gifford che detiene il 2,6 per cento."

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