martedì 11 febbraio 2014

pc 11 febbraio - l'assemblea nazionale di Roma decide una manifestazione nazionale per il 12 aprile




12/4. Manifestazione nazionale contro l'austerità dell'Unione europea
due sintesi commento
e il documento conclusivo


da Contropiano


Manifestazione nazionale contro l'austerità dell'Unione europea il 12/4


Una buona assemblea, quella di stamattina a Roma, nella facoltà di Fisica. E pensare che non era neppure scontato che si potesse organizzarla, riunendo le numerose anime del movimento antagonista di questo paese.
Alle difficoltà soggettive si era infatti aggiunta l'incertezza circa la data dell'”evento” aggregante, quel vertice europeo sulla “disoccupazione giovanile” che in un primo momento sembrava certo nel mese di aprile, per poi slittare - impercettibilmente ma molto probabilmente – verso luglio (se non addirittura all'autunno) quando toccherà all'Italia assumere la presidenza semestrale dell'Unione Europea. E, per le abitudini contratte in un ventennio ormai definitivamente concluso, sembrava diventato possibile solo mobilitarsi “in risposta” a un vertice o altro appuntamento istituzionale. Come se la sofferenza sociale potesse manifestarsi in tutta la sua dimensione politica unitaria solo per contrasto, di riflesso.
Per fortuna, nelle componenti più attive e anche dimensionalmente decisive del movimento, si è fatta strada la consapevolezza che è ormai necessario dotarsi di una propria agenda, di una piattaforma tematica articolata, fissando scadenze di lotta in piena autonomia. Individuando con chiarezza anche l'avversario contro cui ci si batte, unitario al di là delle molte facce con cui si contrappone ai bisogni della stragrande maggioranza della popolazione.
L'introduzione di Paolo Di Vetta, di “Abitare nella crisi”, coglie esattamente questo passaggio di fase. Si parte dalla volontà di “proseguire nel solco del 18 e 19 ottobre”, le due giornate di lotta che hanno portato sulla scena l'unica forza sociale e politica in grado di contrapporsi alle politiche di austerità. Una volontà che implica naturalmente un'assunzione di responsabilità vera, un'onestà nel confronto tale da formulare quell'”agenda indipendente” che si dipana poi in scadenze, iniziative, percorsi di organizzazione tutti da sperimentare.
Si valorizza il “meticciato dei percorsi di lotta”, puntando a valorizzare le differenze, sia di figure sociali che di “nazionalità” o etnia (e qui cade subito la scadenza di sabato prossimo, una manifestazione per chiusura del Cie di Ponte Galeria, nei pressi di Roma; o anche quella del 1 marzo, giornata nazionale di lotta dei migranti). Ma cresce anche la necessità di allargare la riflessione oltre lo specifico delle lotte, approfondendo i temi del carovita, l'austerity, la precarietà, la mobilità, la sanità, le tariffe, i distacchi delle utenze (appuntamento a Napoli 2 marzo). Ovvero i temi di fondo di ogni lotta che abbia al suo centro il problema del reddito diretto e indiretto.
Il vertice Ue sulla disoccupazione giovanile resta comunque all'orizzonte come un appuntamento importante, ma il suo significato viene rovesciato: è il tentativo di impedire che si possa mettere in moto un processo organizzativo importante, imponendo l'idea che l'unico lavoro possibile è quello precario e sottopagato. Lo stesso obiettivo dell'Expo milanese (dove 18.000 “giovani” saranno messi al lavoro senza salario, a titolo gratuito!), ma sotto la copertura di un meccanismo di fascinazione che gioca sulle suggestioni della green economy, del mangiar bene, ecc).
Non ci sono scorciatoie, su questa strada, tantomeno quelle di natura elettorale, che non tengono conto della “lentezza” dei processi reali che puntano alla riappropriazione di vita, reddito, dignità. E che vengono affrontate sempre più spesso con la repressione, entro il recinto di una legalità di classe immaginata ormai soltanto per inchiodare le lotte al di sotto della soglia di “pericolosità” sociale. Le centinaia di denunce, i quattro attivisti No Tav arrestati con l'allucinante accusa di “terrorismo”, i fogli di via, ecc, mostrano la necessità di supportare con più forza anche la difesa legale, costringendo la magistratura a fare un passo indietro su quella via “sperimentale” che sembra avere la sua scuola di pensiero nella procura di Torino.
Il “calendario” delle mobilitazioni di primavera si arricchisce dunque di una doppia giornata di mobilitazione contro la repressione – che darà seguito al 22 febbraio in solidarietà con il Movimento No Tav – il 14 e 15 marzo (un'assemblea il primo giorno, una manifestazione il secondo) a Roma.
L'appuntamento centrale, anche in chiave di “individuazione dell'avversario” sarà la giornata di sabato 12 aprile, con una manifestazione nazionale contro le politiche di austerità dell'Unione Europea, contro la macchina istituzionale dei trattati che vanno distruggendo il modello sociale esistente, spingendo verso l'impoverimento generalizzato una massa crescente di figure sociali. Una giornata in continuità diretta con quelle del 18 e 19 ottobre, all'altezza di una sfida che va ormai al di là dei confini nazionali e individua un nuovo “nemico comune” dell'infinità varietà delle lotte sociali.
Torna dunque “lo spirito di Porta Pia” e la proposta è di far partire da lì la manifestazione più importante, “assediando” le sedi istituzionali che rappresentano la gestione delle risorse, per arrivare fin sotto la sede dell'Unione Europea.
In questa chiave emerge con forza anche la volontà di “riappropriarsi del Primo Maggio”, in tutte le città italiane, puntando con forza sui due temi centrali del lavoro attuale: disoccupazione e precarietà.
Difficile dar conto di tutti gli interventi successivi, in genere tutti interni a questa “piattaforma provvisoria” comune. Giorgio Cremaschi, per Ross@, ricorda la necessità di tenere insieme, nelle mobilitazioni, le rivendicazioni sociali con l'individuazione dell'avversario. Perché ogni politica ha un soggetto che l'ha elaborata e che la mette in pratica. E nel caso dell'austerità, è fin troppo evidente il ruolo della “Troika”, ovvero di Unione Europea, Bce e Fmi. Poteri che vanno chiudendo un vero e proprio regime sia sul terreno politico (tra “riforme costituzionali” e legge elettorale “Renzusconi”), sia su quello della rappresentanza sindacale (Col “testo unico” siglato ca Cgil, Cisl, Uil, Confindustria). Perché le politiche di austerità “non sono uno sbaglio, ma un modello di società”.
E aggiunge un tema importante alla “piattaforma di primavera”, chiedendo di farne una grande scelta di antifascismo militante. Perché la sofferenza sociale aumenta, e il potere neoliberista – gestito dalla alternanza solo formale tra “centrodestra” e “centrosinistra” - mantiene sempre ben viva la possibilità di utilizzare questa “carta di riserva”. Un fenomeno più visibile al Nord, dove si cominciano a far sentire le conseguenze delle scelte della Lega Nord, di far fronte comune con Le Pen e altri movimenti di ultradestra “sovranista” e reazionaria.
Si nota, in qualche intervento, il disagio con la dimensione europea del conflitto e dell'avversario. Disagio che si concretizza in timori di “sovranismo nazionale” nella contrapposizione alla Ue e alla Troika, come se non ci fosse via d'uscita dalla gabbia costruita dal “pensiero unico”: o sei “europeista”, e quindi ti adatti a stare dentro i confini delle compatibilità assegnate, oppure sei “nazionalista” se vai a mettere in discussione il disegno reazionario del capitale finanziario (e manifatturiero) multinazionale.
Ci sarà modo di parlarne spesso, nei mesi a venire, riempiendo i vuoti di riflessione “macro” abbastanza evidenti qua e là.
Fabrizio Tomaselli, per l'Usb, invita a far avanzare lo spirito del 18 e 19 ottobre, che “ha rappresentato una svolta”. Sia nel metodo, con la connessione temporale di due giornate che visualizzavano le tante differenze in lotta. Sia nella capacità di dare finalmente risposte complessive a un attacco altrettanto concentrico e complessivo al lavoro, al reddito, alle condizioni di vita (casa, sanità, welfare, ecc), senza stare ad aspettare l'”evento vertice”.
Un ragionamento che accomuna, in altra chiave, diversi interventi della rete Infoaut, secondo cui si tratta di “scandere in campo e occupare lo spazio politico della primavera, impedendo che il dibattito politico pubbico sia bloccato sulla legge elettorale, lo scontro Letta e Renzi o l'ennesimo cartello dietro la speranza Tsipras”. Dal 18-19 ottobre molto è comunque cambiato, ed è cambiato dall'alto; mentre dal basso è in qualche misura cresciuta la resistenza. Ma si tratta di cogliere le latenze, l'insoddisfazione del corpo sociale, stando attenti anche a segnali di vita che parlano “altri linguaggi” - come nella Torino del 9 dicembre, unica città “non forconista” nella giornata dei “forconi”. Una riappropriazione di protagonismo che deve naturalmente manifestarsi con pratiche adeguate; e che incontrano oggi un'attenzione maggiore, anche “nella gente”, persino rispetto a quelle che in diversa misura vanno oltre il recinto “legalitario”. Da qui viene anche un suggerimento tematico importante: quello sulla fiscalità, sull'eccesso di tassazione che impoverisce ceti che fino a qualche tempo fa si percepivano come “medi”, e quindi pacificati e soddisfatti. E un invito: a non sottovalutare il Jobs act come nemico, con il rischio che riescano a far passare l'idea che sia accettabile lo scambio tra “diventare tutti più produttivi come capitale umano, in cambio di un salario da fame”.
Molti temi, molte idee. Qualche resistenza a mettere in comune fin da subito le forze e le intelligenze (non bella l'impasse sul “gruppo di lavoro”), segno di arroccamento o diffidenza, oppure di complessa metabilizzazione delle novità contenute nella mobilitazione di primavera.
La prima che prende esplicitamente lo stato in costruzione chiamato Unione Europea – non certo “l'Europa”, la comunità dei popoli – come avversario contro cui ci si batte, cervello e motore di quell'”austerità” che va strangolando – intanto – i ceti popolari dei paesi economicamente più deboli.
È un primo passo, importante come tutti i primi passi nella giusta direzione. Ora c'è da lavorare tanto, con mente fredda e cuore caldo.

da infoaut

Assemblea nazionale a Roma: 12 aprile - Contro l'austerity, assediamo le risorse! 


BgB0RCEIIAAQVxuSpalti gremiti a #roma non è il #derby ma la preparazione alla #sollevazione

Numeri delle grandi occasioni, quelli di oggi a Roma per l'assemblea nazionale di movimento, per la costruzione dell'esondazione di primavera e un nuovo ciclo di mobilitazioni. Più di 300 persone occupano i banchi dell'aula magna di Fisica, alla Sapienza.
Presenti tutte le lotte e i soggetti che stanno provando a resistere alla ristrutturazione dall'alto messa in atto dall'Europa delle banche e dell'austerity: movimenti di lotta per la casa, student*, precar*, lotte territoriali, resistenze operaie, sindacati conflittuali*.
L'impegno è presto preso: i movimenti non intendono lasciare il dibattito politico alle cronache sulla riforma della legge elettorale o all'incoronazione di un nuovo leader mediatico per le prossime europee. E' urgente riprendere la parola e l'iniziativa là dove erano cominciati l'assedio e la sollevazione autunnali, ripartendo da quella Porta Pia che aveva mostrato al paese una composizione eterogenea e meticcia, che non si adatta all'invisibilità e alza la testa per riprendersi casa, reddito e dignità.
Il rinvio sine die del grande evento da contestare (vertice europeo sulla disoccupazione giovanile) non blocca l'iniziativa: possiamo organizzare e costruire una giornata di lotta autonomamente, senza l'appoggio di partiti e sindacati concertativi ma anche senza l'occasione offerta dalla controparte, questa la sfida che l'assemblea di oggi assume come programma di lotta per la primavera che viene, indicando nella giornata del 12 aprile una manifestazione nazionale contro l'austerità imposta dalla troika.
Molti interventi sottolineano le difficoltà del momento ma anche l'occasione di connettere le resistenze e le incompatibilità che iniziano a prodursi nel sociale di una composizione disaggregata, frammentata, spuria. Al centro dell'attenzione molti richiami alla sfida posta dalla modello renziano del Job Act e dal paradigma lavorativo incarnato nel modello Expo2015: lavoro iper-flessibile  e a costo zero.
Molti gli accenni alla soggettivazione politica della Magistratura (nell'esempio della Procura di Torino contro il movimento notav) e alla monetizzazione repressiva dei conflitti sociali. Non a caso il calendario delle mobilitazioni di primavera parte con un appuntamento romano in appoggio alla lotta dei migranti di Ponte Galeria, per chiudere tutti i Cie (15 febbraio) e si arricchisce di una doppia giornata di mobilitazione contro la repressione – che darà seguito al 22 febbraio in solidarietà con il Movimento No Tav – il 14 e 15 marzo (un'assemblea-convegno il primo giorno, una manifestazione il secondo) a Roma.
Da segnalare anche il convegno bolognese sullle risorse e l'uso del denaro pubblico (15 febbraio) e l'appuntamento napoletano per ragionare sull'allargamento degli sportelli per il diritto alla casa a "sportelli sociali" capaci di aggredire i terreni del carovita, mobilità, sanità, tariffe, distacchi delle utenze (2 marzo).
Ma l'altro grande passaggio è l'indicazione per una riappropriazione generalizzata e diffusa sui territori della giornata del 1° maggio, con un'attenzione particolare all'appuntamento romano che intende contestare il carrozzone sindacal-circense del 1° maggio di piazza San Giovanni.
La strada è lunga e l'impogno da profondere tanto...ma se il 2013 è stato solo l'inizio della #Sollevazione, il meglio deve ancora venire...buon 2014!
Casa-Reddito-Dignità
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Documento conclusico dell'assemblea
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La primavera dei movimenti sociali. Ripartiamo da Porta Pia. Assedio alle risorse e all'austerity: casa, reddito e dignità per tutt* In primo piano

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    Documento conclusico dell'assemblea romana dei movimenti (9 febbraio)
     

    Le giornate del 18 e del 19 Ottobre 2013 hanno rappresentato un importante punto di partenza di un percorso che ha notevolmente rafforzato le lotte nei territori. La volontà di rilanciare, proprio a partire dalla grande ricchezza dei conflitti prodotti, un'agenda indipendente e viva, ha trovato nell'assemblea di oggi il consenso di tutti e tutte. In particolare, le differenti esperienze sociali e lotte che hanno prodotto la sollevazione autunnale vogliono misurarsi, assumendosi fino in fondo tutte le responsabilità del caso, con la costruzione di uno spazio comune di conflitto in grado di andare nuovamente allo scontro con le politiche di austerity dettate dall'Unione Europea ed alla Troika ed eseguite dai governi nazionali.
    La piazza meticcia di Porta Pia ha espresso un metodo e delle pratiche dalle quali non si può e non si deve più arretrare. Partendo anche da questa considerazione, prende corpo la proposta di una manifestazione nazionale a Roma per il 12 Aprile prossimo. Un corteo che torni ad assediare i palazzi del potere, ponendo sempre con maggiore forza ed incisività il tema dell'uso delle risorse, accanto a quello, centrale, del reddito.
    La gestione del denaro e del reddito (che approfondiremo come discorso politico comune e proposta di pratiche già nel convegno di Bologna del 15 Febbraio), saranno al centro delle mobilitazioni e delle lotte che , sin dalle prossime settimane, costruiranno la manifestazione del 12 Aprile e la successiva contestazione al vertice europeo sulla disoccupazione giovanile previsto nei prossimi mesi, forse nel mese di Luglio. I movimenti di lotta per la casa, student*, precar*, migrant*, lotte territoriali, resistenze operaie, sindacati conflittuali*, centri sociali dentro questo percorso multiforme e comune, intendono realizzare l’accumulo di forze necessario a rovesciare un modello di sviluppo basato sempre più sul lavoro precario, sulle privatizzazioni, sullo sfruttamento, la devastazione dei territori, il saccheggio dei beni comuni. Questo modello trova nell' Expò di Milano una rappresentazione plastica di come attraverso il governo della crisi si voglia imporre a tutti e tutte, in maniera sempre più pesante e totalizzante, le leggi del mercato e del profitto. Dentro questo ragionamento la proposta di Job Act avanzata da Matteo Renzi e dal PD, rappresenta una dura riproposizione della precarietà e dello sfruttamento come unico orizzonte possibile. Come pure l'accordo sulla rappresentanza sindacale raggiunto tra Confindustria e CGIL , CISL e UIL, testimonia l'instaurazione di un vero e proprio regime autoritario sui posti di lavoro, con la negazione di qualsiasi spazio di agibilità e la soppressione stessa della voce dei lavoratori e delle lavoratrici. In generale, appare necessario soprattutto determinare una rottura netta con il ricatto posto in essere attorno alla questione della produttività e della presunta possibilità di generare nuovi posti di lavoro. Ricatto che spinge le nostre vite a piegarsi, in una spirale senza fine, agli interessi dell’impresa e del capitale e dal quale dobbiamo sottrarci attraverso nuovi sentieri e pratiche di riappropriazione. In questo quadro, risulta inoltre necessario andare oltre la guerra tra poveri tra lavoro dipendente e piccolo lavoro autonomo, rovesciando il discorso imposto dall'alto, per una tassazione dei grandi patrimoni e della rendita finanziaria e immobiliare.
    La giornata del 1° Maggio viene assunta come centrale, con l'apertura di un conflitto generalizzato contro l'Expò, santuario della precarietà e della cementificazione e con la messa in mora del concertone di piazza san Giovanni a Roma gestita dal consociativismo sindacale, sottraendo una importante piazza ad una vergognosa mercificazione dei diritti. Una giornata che vogliamo allo stesso tempo inclusiva e conflittuale, in connessione con le molteplici piazze europee e globali.
    La caratteristica meticcia dei nostri percorsi, il protagonismo diretto dei migranti e dei rifugiati, oltre e contro qualsiasi logica buonista ed assistenziale, trova una sua forte espressione nelle lotte per la chiusura dei Cie e dei Cara, per la libertà di movimento e la rottura fra qualsiasi legame fra soggiorno e lavoro, per l’uguaglianza ed i diritti contro ogni forma di razzismo e fascismo. La manifestazione del 15 Febbraio per la chiusura di Ponte Galeria, quella del 16 Febbraio contro il CARA di Mineo e le iniziative del primo Marzo diventano, così, tappe costituenti della nuova sollevazione e dei percorsi di trasformazione del nostro presente. La cancellazione della legge Bossi – Fini e della Turco Napolitano, rappresentano elementi di programma decisivi come la garanzia del reddito, il diritto alla casa, la ri -pubblicizzazione dei servizi essenziali. Viene assunto, inoltre, come passaggio comune, la giornata di lotta contro la repressione del movimento No Tav prevista per il 22 Febbraio e la costruzione di un convegno e di una manifestazione a carattere nazionale, per il 14 ed il 15 Marzo a Roma, sul tema della repressione delle lotte sociali.
    Accanto alle principali tappe di mobilitazione e conflitto dei movimenti contro i “signori” della precarietà e dell’austerity, si articoleranno, su tutto il territorio nazionale, preziosi momenti di confronto e di approfondimento che mostrano la misura della grande effervescenza esistente nei territori. Fra questi ricordiamo, il prossimo 15 febbraio a Bologna sul tema dell’uso delle risorse; il 21 febbraio a Milano per discutere di utenze, tariffe, distacchi e morosità; il primo e due marzo a Napoli incontro nazionale della rete Abitare nella crisi; il 4,5 e 6 aprile di nuovo a Napoli un meeting europeo sui temi dei beni comuni e del reddito come claims di movimento contro l’austerity e le retoriche della crescita.
    Attraverso questi ed altri appuntamenti, dovrà articolarsi, verso la manifestazione del 12 Aprile e le successive mobilitazioni, un processo di lavoro condiviso e comune che allo stesso tempo valorizzi e dia nuovo impulso alle lotte ad ai processi di riappropriazione.

    Roma, La Sapienza_ 9 febbraio 2014

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