la corte d'appello conferma le condanne per 4 imputati
E’
arrivata qualche giorno fa la sentenza della Corte d’appello riguardo
alla manifestazione del 15 ottobre 2011 a Roma, una giornata in cui
mezzo milione di persone ha riversato la propria rabbia e il rifiuto
dell’austerity e della crisi generalizzata del sistema istituzionale ed
economico italiano. Le condanne di primo grado vengono tutte confermate
con misere riduzioni e solo un imputato di Mosciano è stato assolto con
formula piena. L’assoluzione di Mirco Tomasetti è dovuta al fatto che
la procura non era nemmeno certa del suo riconoscimento nei filmati
delle forze dell’ordine, dove secondo l’accusa egli comparirebbe vicino
al blindato in fiamme. I giudici d’appello hanno confermato che il reato
non sussiste, perciò Tomasetti ha potuto lasciare i domiciliari e
l’avvocato Sabatino ha fatto sapere che chiederà allo stato di essere
risarcito per due anni di infondata detenzione.
Per gli altri quattro imputati sono state avvallate le accuse legate al blindato incendiato in piazza San Giovanni: per due manifestanti la condanna è scesa a 4 anni e 8 mesi da 6 anni e per altri due a 5 anni. Per Davide Rosci, invece, il giudice ha confermato i 6 anni di reclusione imposti al primo grado, senza riconoscere alcuna attenuate, forse perché Davide si è sempre impegnato nelle lotte sociali. L’unica istanza accolta dal giudice per quanto riguarda Davide è stata quella di concedere i domiciliari: egli è stato l’unico a essere detenuto in carcere due anni con diversi spostamenti da un carcere all’altro.
Tra le accuse confermate per i quattro manifestanti, si trova anche il capo “devastazione e saccheggio”: un reato che ha origini nell’era fascista e comporta pene molto alte, un reato che negli ultimi anni è stato applicato in maniera indiscriminata a partire dal 2011. La sentenza della Corte d’appello di certo non può consolare, anzi, è motivo di rabbia per l’accanita criminalizzazione nei confronti di chi porta avanti e pratica forme di lotta sociale.
Il 15 ottobre in piazza San Giovanni c'eravamo tutti/e!
Per gli altri quattro imputati sono state avvallate le accuse legate al blindato incendiato in piazza San Giovanni: per due manifestanti la condanna è scesa a 4 anni e 8 mesi da 6 anni e per altri due a 5 anni. Per Davide Rosci, invece, il giudice ha confermato i 6 anni di reclusione imposti al primo grado, senza riconoscere alcuna attenuate, forse perché Davide si è sempre impegnato nelle lotte sociali. L’unica istanza accolta dal giudice per quanto riguarda Davide è stata quella di concedere i domiciliari: egli è stato l’unico a essere detenuto in carcere due anni con diversi spostamenti da un carcere all’altro.
Tra le accuse confermate per i quattro manifestanti, si trova anche il capo “devastazione e saccheggio”: un reato che ha origini nell’era fascista e comporta pene molto alte, un reato che negli ultimi anni è stato applicato in maniera indiscriminata a partire dal 2011. La sentenza della Corte d’appello di certo non può consolare, anzi, è motivo di rabbia per l’accanita criminalizzazione nei confronti di chi porta avanti e pratica forme di lotta sociale.
Il 15 ottobre in piazza San Giovanni c'eravamo tutti/e!
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