Complessivamente circa 70 donne, prevalentemente lavoratrici, precarie, studentesse, disoccupate, sia singole che di collettivi e associazioni, soprattutto di Roma e in rappresentanza di più di 10 città dal nord al sud, hanno realizzato una giornata di lotta combattiva e vivace, fuori dall'usuale, contro femminicidi, stupri e contro la condizione generale delle donne fatta di doppia oppressione, doppio sfruttamento, violenze.
La piazza di Montecitorio, principale
presidio, era tutta circondata da striscioni, - “Contro stupri e
femminicidi non si può continuare a far finta di niente, non si può
continuare a non fare niente”;
“Moderno medioevo, doppia
oppressione, donne in lotta per la rivoluzione”;
“Contro: gli uomini che odiano le
donne, i governi che odiano le donne, gli stati che odiano le donne”; "supratore non lo scordare mai, la furia delle donne dovrai scontare", e tanti, tanti altri. Insieme a cartelli, foto di donne uccise.
La maggior parte delle donne presenti
indossavano una pettorina con su scritto “sciopero delle donne” e
indossavano anche un indumento rosso, simbolo della lotta.
Sono stati diffusi centinaia di
volantini.
Il presidio è iniziato con la lettura
di decine di nomi di donne uccise dai loro conviventi nei 6 mesi di
quest'anno.
I vari interventi che si sono
succeduti, insieme agli slogan, hanno denunciato il governo e il
parlamento come responsabili del clima reazionario e dell'attacco
alla condizione delle donne base degli stupri e dei femminicidi e si
sono respinte le ipocrite soluzioni del governo (task-force, aumento
delle forze dell'ordine...).
Si sono ricordate Franca Rame e
Margherita Hack come esempio di donne coerenti che hanno fatto
dell'arte e della scienza un'arma al servizio delle lotte delle
donne. Si è cantato Bella ciao.
Sono stati letti i tanti messaggi e
adesioni arrivati fino all'ultimo momento alla mobilitazione.
È venuta direttamente da Tivoli la
madre di Rosa stuprata all'Aquila a portare la sua vicinanza ma anche
la denuncia di come la sentenza del tribunale ha violentato ancora
una volta la figlia.
Con lei le compagne dell'Mfpr hanno
deciso di fare una mobilitazione all'Aquila in occasione dell'udienza
di appello presumibilmente a ottobre.
Rompendo il divieto della polizia le
donne del presidio si sono trasferite vicino al Ministero di Grazia e
Giustizia facendo un corteo improvvisato, comizi volanti informativi,
rilanciando slogan e diffondendo volantini.
Al Ministero di Grazia e Giustizia
abbiamo denunciato le sentenze ultra morbide che in questi mesi sono
state emesse verso gli stupratori e in particolare è stato
denunciato il caso di Marinella di Montalto di Castro e attraverso
una lettera consegnata al ministero è stato chiesto che venga
annullata la sentenza (la cosiddetta messa in prova per gli
stupratori).
Le donne si sono quindi spostate al
Ministero degli Interni e nel percorso, fatto anche in autobus, si è
continuato anche lì a manifestare con slogan, denuncia,
volantinaggio coinvolgendo i passeggeri che salivano e scendevano.
La mobilitazione si è conclusa al
Ministero degli interni dove la piazza è stata ricoperta di
striscioni e pannelli. È stata consegnata al Ministero una lettera
che chiede la revoca della nomina di Isabella Rauti.
Il presidio delle donne in rosso ha
affermato il carattere di questa mobilitazione e si è dato degli
impegni:
- questa mobilitazione indipendente, autorganizzata, delle donne, non solo non delega, ma è contro governo, stato, istituzioni che non sono la soluzione ma il problema.
- È una mobilitazione che si rivolge alla maggioranza delle donne, in particolare le donne più sfruttate e oppresse, e che ha raccolto testimonianze dirette da donne che si sono soffermate ai presidi;
- si pone degli obbiettivi che sono obbiettivi di lotta e non semplici rivendicazioni, e rappresentano il terreno della continuità quotidiana della mobilitazione e dell'azionediretta delle donne nei territori.
Ci si è dati appuntamento in autunno per tornare a Roma per una grande manifestazione di donne e l'obiettivo di uno sciopero delle donne che partendo dalle uccisioni e stupri guardi a tutte le condizioni di vita delle donne.
Si è posta l'esigenza e cominciato a costruire una rete tra le varie città, organismi di donne, donne singole perché siano una base di una piattaforma di lotta su cui si costruiscano strutture stabili sul territorio coordinate in rete tra di loro.
Al termine dei presidi una delegazione
delle compagne dell'Mfpr è andata a porre degli striscioni
all'ambasciata indiana e a quella turca. In quest'ultima c'è stato
un vivace scontro con 2 soldati dell'esercito e due carabinieri che
volevano impedire di mettere lo striscione e di fotografarli, ma i
loro miseri tentativi sono stati duramente respinti dalle compagne
che hanno portato a termine l'iniziativa.
Una lunga giornata che ha confermato
positivamente, in un clima di calore e voglia di continuare a fare di
più, la scintilla che deve illuminare sempre più una realtà che
non deve essere più in ombra.
Le donne in rosso del presidio del 6
luglio - Roma
email: sommosprol@gmail.com
a breve pubblicheremo foto e video del
presidio
Nessun commento:
Posta un commento