Lo Stato non tutela le donne. Le leggi non tutelano
le donne. Il rispetto, la libertà, l’autonomia, l’indipendenza sono diritti che
alle donne spesso non vengono riconosciuti da uomini che per gelosia, possesso,
disprezzo o altri disturbi diventano carnefici e vittimizzano le donne della
loro vita.
Nel 2012 sono state 124 le donne uccise, 34 quelle assassinate dall’inizio di quest’anno: una strage continua, una richiesta di aiuto che rimane inascoltata, una forma di brutale violenza che non riesce a trovare un limite. Non si può continuare a far finta di niente, non si può continuare a non fare niente.
Alle donne sembra essere rimasta solo la protesta per far sentire la propria voce e chiedere interventi validi da parte delle Istituzioni e delle Forze di Polizia.
Lo rilevano le attiviste Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario: “i diritti delle donne non sono per sempre e vengono negati, prima di fatto, poi di diritto, con l’arretramento delle lotte. Eallora sempre più donne stuprate, sfigurate con l’acido, molestate, oppresse, uccise, violentate e umiliate, sempre più sentenze ultra morbide verso stupratori e assassini di donne”.
Scarsa la fiducia nelle azioni di governo ed il Mfpr dichiara necessaria “una mobilitazione nazionale delle donne, una risposta doverosa, urgente e ineludibile.Una risposta autonoma del movimento delle donne, fuori e contro l'azione che il nuovo governo dice di voler fare. Le donne non vogliono e non possono fidarsi e delegare al governo e allo Stato!”.
Con questo intento il Movimento organizza il 6 luglio a Roma, tre presidi dalle 10 in poi, presso il
Ministero delle pari opportunità, presso quello di Grazia e Giustizia e presso quello degli Interni.
L’appuntamento precede la decisione (in programma l’11 luglio) del Tribunale dei minori e dei Servizi sociali sul “percorso riabilitativo degli stupratori sociali del branco di Montalto di Castro, che hanno violentato il corpo di Marinella e ne hanno ucciso l’anima e la speranza”.
Ad oggi hanno aderito alla mobilitazione: Comitato diritti civili delle prostitute - lavoratrici Coordinamento “3ottobre” Milano - Anna Bardelli università di Milano - Giuseppa Amato di Milano del Si.Cobas dei poliambulatori Niguarda - lavoratrici, disoccupate dello slai cobas per il sindacato di classe di Taranto - precarie, lavoratrici dello slai cobas per il sindacato di classe di Palermo - compagne del MFPR - Associazione “Iosò Carmela” Napoli – Associazione Centro Servizi interdisciplinare Onlus Roma - Lucha YSiesta Roma - l'appoggio di Lella Costa - Collettivo “Mai stare zitte” di Brindisi - Associazione culturale 'Teatro del Mare' Taranto - UDI Monteverde Roma - compagne del coordinamento di Palermo 21 luglio - Caterina Tassone lavoratrice del S. Paolo di Milano - Anna Lavoratrice dell'USI del S. Paolo Milano - FLFL di Bologna - lavoratrici USI Roma.
Nel 2012 sono state 124 le donne uccise, 34 quelle assassinate dall’inizio di quest’anno: una strage continua, una richiesta di aiuto che rimane inascoltata, una forma di brutale violenza che non riesce a trovare un limite. Non si può continuare a far finta di niente, non si può continuare a non fare niente.
Alle donne sembra essere rimasta solo la protesta per far sentire la propria voce e chiedere interventi validi da parte delle Istituzioni e delle Forze di Polizia.
Lo rilevano le attiviste Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario: “i diritti delle donne non sono per sempre e vengono negati, prima di fatto, poi di diritto, con l’arretramento delle lotte. Eallora sempre più donne stuprate, sfigurate con l’acido, molestate, oppresse, uccise, violentate e umiliate, sempre più sentenze ultra morbide verso stupratori e assassini di donne”.
Scarsa la fiducia nelle azioni di governo ed il Mfpr dichiara necessaria “una mobilitazione nazionale delle donne, una risposta doverosa, urgente e ineludibile.Una risposta autonoma del movimento delle donne, fuori e contro l'azione che il nuovo governo dice di voler fare. Le donne non vogliono e non possono fidarsi e delegare al governo e allo Stato!”.
Con questo intento il Movimento organizza il 6 luglio a Roma, tre presidi dalle 10 in poi, presso il
Ministero delle pari opportunità, presso quello di Grazia e Giustizia e presso quello degli Interni.
L’appuntamento precede la decisione (in programma l’11 luglio) del Tribunale dei minori e dei Servizi sociali sul “percorso riabilitativo degli stupratori sociali del branco di Montalto di Castro, che hanno violentato il corpo di Marinella e ne hanno ucciso l’anima e la speranza”.
Ad oggi hanno aderito alla mobilitazione: Comitato diritti civili delle prostitute - lavoratrici Coordinamento “3ottobre” Milano - Anna Bardelli università di Milano - Giuseppa Amato di Milano del Si.Cobas dei poliambulatori Niguarda - lavoratrici, disoccupate dello slai cobas per il sindacato di classe di Taranto - precarie, lavoratrici dello slai cobas per il sindacato di classe di Palermo - compagne del MFPR - Associazione “Iosò Carmela” Napoli – Associazione Centro Servizi interdisciplinare Onlus Roma - Lucha YSiesta Roma - l'appoggio di Lella Costa - Collettivo “Mai stare zitte” di Brindisi - Associazione culturale 'Teatro del Mare' Taranto - UDI Monteverde Roma - compagne del coordinamento di Palermo 21 luglio - Caterina Tassone lavoratrice del S. Paolo di Milano - Anna Lavoratrice dell'USI del S. Paolo Milano - FLFL di Bologna - lavoratrici USI Roma.
Etichettato sotto
Fri07052013
Last update04:20:35 AM GMT
Headlines:
6 Luglio, NO al femminicidio. Mobilitazione a Roma
- Martedì 02 Luglio 2013 09:19
- Prismanews
In piazza Montecitorio dalle ore 10, per denunciare la guerra a base di
femminicidi e stupri contro le donne.
Poi al Ministero di Grazia e Giustizia, per denunciare il modo in cui si fanno i processi e le sentenze come quelle di Marinella, a Montalto di Castro. Quindi al Viminale, sia contro la nomina di Isabella Rauti (moglie dell’ex-sindaco della Capitale, Gianni Alemanno) da parte del ministro dell’Interno Angelino Alfano al ruolo di consigliere per femminicidio e violenze di genere, che contro la costruzione delle ‘larghe intese’ sulla pelle delle donne.
Sarà un 6 Luglio deciso e irremovibile quello che il movimento femminile sta portando avanti, dopo l'appello ‘Non si può continuare a far finta di niente, non si può continuare a non fare niente…’ che da settimane gira in Rete. Fra le adesioni, quelle delle giornaliste Barbara Romagnoli, Adriana Terzo, Tiziana Dal Pra (presidente del Centro interculturale Trama di Terre), per un evento ribattezzato come ‘sciopero delle donne.
Nel loro appello scrivono che "...Non basta più il lavoro dei centri antiviolenza, fondamentale e prezioso. E non bastano le promesse di leggi che neanche arrivano. La ratifica della convenzione di Istanbul? Un passo importante, ma bisogna aspettare e aspettare. E noi non vogliamo più limitarci a lanciare appelli che raccolgono migliaia di firme ma restano solo sulla carta; a proclamarci indignate per una violenza che non accenna a smettere; a fare tavole rotonde, dibattiti politici, incontri. Adesso chiediamo di più... Chiediamo di fermarci. A tutte: madri, sorelle, figlie, nonne, zie, compagne, amanti, mogli, operaie, commesse, maestre, infermiere, badanti, dirigenti, fornaie, dottoresse, farmaciste, studentesse, professoresse, ministre, contadine, sindacaliste, impiegate, scrittrici, attrici, giornaliste, registe, precarie, artiste, atlete, disoccupate, politiche, funzionarie, fisioterapiste, babysitter, veline, parlamentari, prostitute, autiste, cameriere, avvocate, segretarie”.
Tutte dovranno fermarsi per 24 ore e dar vita a uno sciopero generale delle donne “Che blocchi questo maledetto paese. Perché sia chiaro che senza di noi, noi donne, non si va da nessuna parte. Senza il rispetto per la nostra autodeterminazione e il nostro corpo non c'è società che tenga. Perché la rabbia e il dolore, lo sconforto e l'indignazione, la denuncia e la consapevolezza, hanno bisogno di un gesto forte. Scioperiamo per noi e per tutte le donne che ogni giorno rischiano la loro vita.
Per le donne che verranno, per gli uomini che staranno loro accanto”.
Nel documento che descrive le finalità della mobilitazione romana, si sottolinea come alcuni giornali e Tv abbiano dato spazio in questi mesi “A iniziative istituzionali o, peggio, alla ‘messa in scena del dolore’ delle donne. Ora invece chiediamo che venga dato spazio alle donne che si ribellano, e prendono loro direttamente in mano la lotta contro femminicidi e stupri anche per cambiare tutta la società.
La cultura può essere un’arma nella battaglia di liberazione, dei diritti delle donne” così come può essere fango per affossare la vera realtà delle donne “Se usato dal Potere”.
Poi al Ministero di Grazia e Giustizia, per denunciare il modo in cui si fanno i processi e le sentenze come quelle di Marinella, a Montalto di Castro. Quindi al Viminale, sia contro la nomina di Isabella Rauti (moglie dell’ex-sindaco della Capitale, Gianni Alemanno) da parte del ministro dell’Interno Angelino Alfano al ruolo di consigliere per femminicidio e violenze di genere, che contro la costruzione delle ‘larghe intese’ sulla pelle delle donne.
Sarà un 6 Luglio deciso e irremovibile quello che il movimento femminile sta portando avanti, dopo l'appello ‘Non si può continuare a far finta di niente, non si può continuare a non fare niente…’ che da settimane gira in Rete. Fra le adesioni, quelle delle giornaliste Barbara Romagnoli, Adriana Terzo, Tiziana Dal Pra (presidente del Centro interculturale Trama di Terre), per un evento ribattezzato come ‘sciopero delle donne.
Nel loro appello scrivono che "...Non basta più il lavoro dei centri antiviolenza, fondamentale e prezioso. E non bastano le promesse di leggi che neanche arrivano. La ratifica della convenzione di Istanbul? Un passo importante, ma bisogna aspettare e aspettare. E noi non vogliamo più limitarci a lanciare appelli che raccolgono migliaia di firme ma restano solo sulla carta; a proclamarci indignate per una violenza che non accenna a smettere; a fare tavole rotonde, dibattiti politici, incontri. Adesso chiediamo di più... Chiediamo di fermarci. A tutte: madri, sorelle, figlie, nonne, zie, compagne, amanti, mogli, operaie, commesse, maestre, infermiere, badanti, dirigenti, fornaie, dottoresse, farmaciste, studentesse, professoresse, ministre, contadine, sindacaliste, impiegate, scrittrici, attrici, giornaliste, registe, precarie, artiste, atlete, disoccupate, politiche, funzionarie, fisioterapiste, babysitter, veline, parlamentari, prostitute, autiste, cameriere, avvocate, segretarie”.
Tutte dovranno fermarsi per 24 ore e dar vita a uno sciopero generale delle donne “Che blocchi questo maledetto paese. Perché sia chiaro che senza di noi, noi donne, non si va da nessuna parte. Senza il rispetto per la nostra autodeterminazione e il nostro corpo non c'è società che tenga. Perché la rabbia e il dolore, lo sconforto e l'indignazione, la denuncia e la consapevolezza, hanno bisogno di un gesto forte. Scioperiamo per noi e per tutte le donne che ogni giorno rischiano la loro vita.
Per le donne che verranno, per gli uomini che staranno loro accanto”.
Nel documento che descrive le finalità della mobilitazione romana, si sottolinea come alcuni giornali e Tv abbiano dato spazio in questi mesi “A iniziative istituzionali o, peggio, alla ‘messa in scena del dolore’ delle donne. Ora invece chiediamo che venga dato spazio alle donne che si ribellano, e prendono loro direttamente in mano la lotta contro femminicidi e stupri anche per cambiare tutta la società.
La cultura può essere un’arma nella battaglia di liberazione, dei diritti delle donne” così come può essere fango per affossare la vera realtà delle donne “Se usato dal Potere”.
Nessun commento:
Posta un commento