mercoledì 3 luglio 2013

pc 3 luglio - lotta operaia alla natuzzi - puglia- per fermare chiusura e licenziamenti - tarantocontro informa





natuzzi - alcuni, pronti a tutto anche a «incendiare l'azienda» .. una parte degli operai, supportata da alcuni rappresentanti sindacali di base, avrebbe voluto proseguire con lo sciopero a oltranza


Natuzzi, fabbrica assediata dagli operai
«Smantelleremo quel piano di tagli»

Presidio dei lavoratori e da domani «sciopero bianco»
Lo Sviluppo Economico convoca le parti venerdì a Roma

SANTERAMO IN COLLE - Tanta rabbia,  per fermare Pasquale Natuzzi, colpevole di «succhiare il sangue di questo territorio per investire altrove». Alla Natuzzi, dopo anni di crisi e di cassa integrazione si sta scivolando verso la perdita dei posti di lavoro. Gli operai dei diversi stabilimenti murgiani hanno avviato sciopero e presidio, all'esterno del quartier generale di Santeramo in Colle, in provincia di Bari. La risposta immediata, viscerale, al piano di riassetto industriale («un piano di dismissione, chiamiamolo con il suo nome», rintuzzano i sindacati) cui il patron dei divani ha dato il via libera poche ore fa: il piano che prevede la messa in mobilità di 1.726 dipendenti in Puglia e Basilicata, su 2.700 occupati nel distretto murgiano.
LA MOBILITAZIONE - Alla chiamata per strada dei sindacati uniti in questa vertenza, hanno risposto in molti: lo sciopero, a Santeramo, è stato pressoché unanime, per la categoria degli operai; più tiepida la risposta degli impiegati, benché la mobilità riguardi - per quasi 150 unità - anche loro. Davanti ai cancelli si è formato un cordone di carabinieri in assetto antisommossa. Un'ambulanza e personale della Protezione civile assicuravano la tempestività di interventi, se necessari. I vigili urbani hanno chiuso completamente la strada, contrada Iazzitiello, su cui si troneggiano direzione e uffici della Natuzzi. Centinaia i lavoratori impegnati nel presidio che «deve diventare una vertenza nazionale, non meno importante per mezzi di informazione e governi, della Indesit o dell'Ilva», nonostante il sole bollente di luglio in terra murgiana. L'assemblea, per strada «perché noi non entriamo» ha indicato direzione e scadenze.
GLI APPUNTAMENTI - La più importante è quella di venerdì 5 luglio a Roma. Dopo le proteste dei sindacati e i timori delle istituzioni, il ministero dello Sviluppo Economico ha convocato per venerdì 5 luglio, alle ore 11, un incontro sul settore. Una delegazione sarà a Roma e i lavoratori sciopereranno per due ore all'inizio di ogni turno, presidiando i cancelli di ogni stabilimento.
Una parte degli operai, supportata da alcuni rappresentanti sindacali di base, avrebbe voluto proseguire con lo sciopero a oltranza. Ma molte voci si sono levate contro questo inasprimento repentino della lotta. Soprattutto un manipolo di donne, operaie, alcune delle quali in servizio alla Natuzzi da vent'anni, ha fatto vincere la linea più prudente: «In fabbrica si va ma non ci si ammazza di lavoro». Quindi da oggi i dipendenti non in cassa integrazione torneranno a lavorare. Ma l'ordine non scritto che si sono dati è di rallentare la produzione. «Non facciamo un danno a noi stesse, ma al signor Natuzzi», la tesi vincente.


natuzzi operai in lotta - ma la strada scelta è quella tradizioni - sindacati confederali - istituzioni... la rivolta è un'altra cosa

I lavoratori si oppongono alla chiusura degli impianti di Ginosa e Matera. Da ieri scioperi e assemblee

Natuzzi, “salotto” in rivolta

GINOSA – Uno sciopero al rallenty e a oltranza, e uno effettivo di due ore per venerdì mattina quando si svolgerà al Ministero dello Sviluppo Economico un incontro urgente per parlare della vertenza Natuzzi. Questo è quanto deciso dalle assemblee sindacali che si sono svolte nella primissima mattinata di ieri, nei differenti stabilimenti produttivi sparsi tra Puglia e Basilicata, tra le province di Bari, Taranto e Matera. Una forma di sciopero scelta per non sacrificare gli stipendi. E per far avvertire maggiormente il disagio all’azienda.
Alle 7 di ieri mattina, i lavoratori si sono riuniti anche nello stabilimento ginosino. Uno dei due che Natuzzi, con la relazione presentata in Confindustria lunedì mattina, ha annunciato di chiudere aggiungendo la volontà di ridimensionare il suo organico con la messa in mobilità di 1726 unità operative. La volontà di quasi dimezzare, la produzione, cancellando i siti di Ginosa e Matera, è stata accolta dai lavoratori con grandissima sofferenza. Fatto sta, che nella giornata di ieri diversi sono stati i momenti di forte agitazione che hanno animato la manifestazione che ha raccolto i lavoratori in assemblea sindacale presso i cancelli del core business natuzziano a Santeramo.
“Mantenere nei ranghi di una mobilitazione ordinaria e calma – ha spiegato l’rsu fillea Cgil, Massimo Vasco – è davvero difficile. Questo è quello che hanno percepito anche i rappresentanti delle forze dell’Ordine presenti alle assemblee. La disperazione è tanta, e le possibilità di futuro davvero quasi irreali”.
Una disperazione che è mossa da 10 anni di altalenanti fasi tra propositi di piani industriali alla presenza di Accordo di programma, da parte dell’azienda, e minacce di nuovi licenziamenti quando l’Accordo stesso tardava ad essere sottoscritto da Governo e Regioni Puglia e Basilicata. Quindi, la notizia dei 1726 possibili licenziamenti parrebbe essere giunta quasi come un fulmine a ciel sereno. Non così, invece per chi segue la vertenza Natuzzi dai suoi albori, oltre 10 anni fa.
Come dimenticare l’annuncio, da parte di Natuzzi, di possibili 1060 licenziamenti solo nel 2011? Il Corriere ne diede puntuale notizia. Seguendo le fasi che hanno portato alla temporanea risoluzione, all’epoca, grazie allo stanziamento di ulteriori – ulteriori – 2 anni di Cassa Integrazione Straordinaria da parte del Governo. “Ma all’epoca, – racconta Vasco, dopo aver cercato di calmare gli animi per un tafferuglio che aveva riscaldato il clima vicino ai cancelli a Santeramo – il problema non fu risolto. Solo rimandato, dal momento che il Governo annunciò in quell’occasione che quelle Cigs sarebbero state l’ultima deroga per la vertenza Natuzzi, e questa replicò dicendo che oltre agli ammortizzatori occorreva intervenire sul costo del lavoro, e ciò congiuntamente alla necessaria sottoscrizione dell’Accordo di Programma”.
L’Accordo, dotato di ben 101 milioni di euro, è stato sottoscritto in marzo di quest’anno e perfezionato poche settimane fa. Ma Natuzzi, è di parola. Vuole, anzi, pretende che s’intervenga sul costo del lavoro, perché così com’è, non ha più alcuna convenienza a mantenere le produzioni in Italia.
Per tutta questa serie di ragioni, la giornata di ieri è stata sofferta e animata da intenti spesso estremi, radicali, a fatica moderati grazie all’intervento dei sindacalisti di tutte le sigle presenti nelle differenti mobilitazioni.
Intanto, il Presidente del Consiglio ginosino, sta predisponendo un consiglio comunale straordinario e urgente aperto ai consigli dei comuni coinvolti dalla vertenza Natuzzi per giovedì pomeriggio.

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