Maxiprocesso No Tav: criminalizzare, giocando sporco
Si
è tenuta questa mattina a Torino una nuova udienza del maxi processo
che vede imputati 52 No Tav colpevoli di aver resistito nelle giornate
in difesa della Libera Repubblica della Maddalena durante l'estate di
due anni fa.
Anche questa volta l'udienza si è tenuta all'interno dell'aula bunker del carcere delle Vallette, una scelta assurda e contestata fin dall'inizio ma sulla quale Pm e Procura non sembrano voler sentire ragioni, a conferma dell'isteria e dell'allarmismo che sempre più si tenta di creare attorno alla questione No Tav e in particolare ai suoi risvolti giudiziari.
Questa mattina il presidente del Tribunale ha infatti letto un'ordinanza in cui veniva bollata come 'impossibile' la possibilità di trasferire il processo nelle aule del Palazzo di Giustizia, rifiutando dunque la richiesta che era stata fatta dagli avvocati della difesa, adducendo motivi di ordine pubblico e chiamando in causa atteggiamenti di pubblico ed imputati che a loro dire avrebbero infastidito le precedenti udienze. Il Pm Rinaudo si è addirittura spinto ad affermare che i testimoni dell'accusa sarebbero stati minacciati dai No Tav per giustificare la permanenza del processo tra le pareti dell'aula bunker.
Anche l'ingente presenza di forze dell'ordine schierate a presidiare l'udienza contribuiva ancora una volta ad alimentare questo clima di pesantezza ed intimidazione.
Il gioco sporco che Pm e Questura stanno portando avanti nella propria guerra ai No Tav si è palesato poi per altri due aspetti: la procura si è infatti rifiutata di comunicare alla difesa i testimoni che sarebbero stati sentiti quest'oggi in aula, una comunicazione solitamente normale tra le parti ma che nel caso dei No Tav viene puntualmente rifiutata (giusto oggi doveva essere sentito il capo della Digos, Petronzi...), impendendo così alla difesa di poter preparare per tempo il contro-interrogatorio dei testi.
Inoltre, i Pm sono ora in possesso di materiale difensivo del pool di avvocati, sequestrato ad hoc durante le perquisizioni per stalking a danno di alcuni No tav avvenute la scorsa settimana; un fatto evidentemente grave ma sul quale il Pubblico Ministero non ha ritenuto di dover dare spiegazioni.
Insomma, col procedere delle udienze si fa sempre più chiaro il tentativo di piegare il processo alle esigenze di criminalizzazione
Anche questa volta l'udienza si è tenuta all'interno dell'aula bunker del carcere delle Vallette, una scelta assurda e contestata fin dall'inizio ma sulla quale Pm e Procura non sembrano voler sentire ragioni, a conferma dell'isteria e dell'allarmismo che sempre più si tenta di creare attorno alla questione No Tav e in particolare ai suoi risvolti giudiziari.
Questa mattina il presidente del Tribunale ha infatti letto un'ordinanza in cui veniva bollata come 'impossibile' la possibilità di trasferire il processo nelle aule del Palazzo di Giustizia, rifiutando dunque la richiesta che era stata fatta dagli avvocati della difesa, adducendo motivi di ordine pubblico e chiamando in causa atteggiamenti di pubblico ed imputati che a loro dire avrebbero infastidito le precedenti udienze. Il Pm Rinaudo si è addirittura spinto ad affermare che i testimoni dell'accusa sarebbero stati minacciati dai No Tav per giustificare la permanenza del processo tra le pareti dell'aula bunker.
Anche l'ingente presenza di forze dell'ordine schierate a presidiare l'udienza contribuiva ancora una volta ad alimentare questo clima di pesantezza ed intimidazione.
Il gioco sporco che Pm e Questura stanno portando avanti nella propria guerra ai No Tav si è palesato poi per altri due aspetti: la procura si è infatti rifiutata di comunicare alla difesa i testimoni che sarebbero stati sentiti quest'oggi in aula, una comunicazione solitamente normale tra le parti ma che nel caso dei No Tav viene puntualmente rifiutata (giusto oggi doveva essere sentito il capo della Digos, Petronzi...), impendendo così alla difesa di poter preparare per tempo il contro-interrogatorio dei testi.
Inoltre, i Pm sono ora in possesso di materiale difensivo del pool di avvocati, sequestrato ad hoc durante le perquisizioni per stalking a danno di alcuni No tav avvenute la scorsa settimana; un fatto evidentemente grave ma sul quale il Pubblico Ministero non ha ritenuto di dover dare spiegazioni.
Insomma, col procedere delle udienze si fa sempre più chiaro il tentativo di piegare il processo alle esigenze di criminalizzazione
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