venerdì 19 aprile 2013

pc 19 aprile - UOMINI E SENTENZE ASSASSINE

(dal Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario)

 Le uccisioni, violenze sessuali contro le donne sono un vero e proprio "Bollettino di guerra", una feroce guerra di bassa intensità, di odio verso le donne in quanto tali. Anche ieri una donna a Roma è stata uccisa dal suo ex, un'altra è stata sfregiata al volto dall'uomo che da tempo la minacciava.
Lo Stato non le difende prima, quando le donne denunciano le minacce, le persecuzioni, ma fa anche di peggio dopo, con sentenze così scandalosamente innocue nei processi che di fatto mandano un chiaro messaggio: stupri, assassini delle donne non sono gravi! Si può fare! Fino ad affermare che le donne in fondo sono anch'esse complici di ciò che le accade!
Ogni "indignazione" di questo sistema "civile", post morte e post stupri, è falsa e va respinta. Questo Stato borghese è il problema non la soluzione!
Occorre una risposta forte delle donne, come in Turchia, come in India! Uniamoci e costruiamola!

Montalto di Castro, L'Aquila, Taranto: gli stupri sociali di una giustizia sessista e borghese!

Montalto di Castro, L'Aquila, Taranto: si è trattato di stupro sociale e negli ultimi 2 casi anche di tentato omicidio.
Taranto: Carmela, 13 anni, si è suicidata dopo essere stata violentata numerose volte e non essere stata creduta, ma anzi, abbandonata dalle istituzioni in un centro di recupero.
L'instancabile protesta del movimento femminista proletario rivoluzionario in città e davanti al Tribunale, la lotta del padre di Carmela e della sua famiglia per avere giustizia, ha indotto i legali degli imputati a chiedere la remissione del processo in altra sede per "incompatibilità ambientale".

L'Aquila: "Rosa", studentessa di appena 20 anni, violentata e quasi uccisa dall'ex militare Francesco Tuccia. Il processo si svolge in una città fortemente militarizzata, anche prima del terremoto. Un paese "amico" per i militari, anche se stupratori.
A rompere la complicità delle istituzioni con i responsabili dello stupro, un presidio di donne e compagne provenienti anche da altre città, presenti a tutte le udienze di primo grado. Ma la risposta è stata debole sin da subito e l'esito negativo dell'assemblea nazionale il 28 ottobre a Roma, convocata  per organizzare a L'Aquila la manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne per il 2012, ha inevitabilmente isolato e indebolito le forze del movimento contro la violenza sulle donne che si erano riuscite a coagulare su questo processo simbolo.
Il giudice ha quindi sentenziato: non fu tentato omicidio, ma solo violenza sessuale.
"Rosa" è dovuta fuggire da L'Aquila, una città "sicura" solo per militari e stupratori, un ambiente complice, perfettamente compatibile con lo stupro e il femminicidio, che la forza e la volontà di poche non è riuscita a scalfire. E' legittimo chiedersi a questo punto, se e in che misura il silenzio e l'assenza di molte su questa vicenda, si rifletteranno sulle successive fasi del processo per Rosa e sulla mobilitazione per Marinella.
Montalto di Castro: "Marinella", 15 anni nel 2007, stuprata selvaggiamente da un branco di coetanei.  Una violenza ancora più eclatante e sfacciata dal punto di vista sociale e istituzionale: nel suo caso l'intero paese, con a capo il sindaco, l'hanno messa alla gogna 3 volte dopo averla stuprata.
Dopo l'arresto degli stupratori, il tribunale dei minori concesse la prima messa in prova per due anni agli imputati che avevano dichiarato di essere pentiti. Il branco ottenne così la libertà e la sospensione del processo a spese dello stesso Comune di Montalto, il cui sindaco del PD, Salvatore Carai, si occupò, tra le altre cose, di coprire le spese processuali degli stupratori con l'utilizzo di soldi pubblici!
Nel 2009 andammo a Montalto a portare la nostra indignazione a un paese amico degli stupratori e la nostra solidarietà a Marinella. Quella piccola, ma agguerrita manifestazione, il giorno dopo della più numerosa "civile" manifestazione, indetta a Roma da cartelli paraistituzionali per celebrare la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, evidentemente colpì il ventre molle del Comune, che ci accolse a porte e finestre chiuse per la vergogna. 
Nel 2010, la Corte di Cassazione bloccò la messa in prova, facendo riprendere il processo.
Il 25 marzo 2013, a pochi giorni dalla richiesta di condanna a 4 anni e a poche ore dalla sentenza, il tribunale dei minori ha concesso di nuovo la messa in prova, sospendendo di nuovo il processo. Messa in prova che verrà discussa il prossimo 11 luglio singolarmente per ognuno degli otto imputati. Verranno stabiliti caso per caso tempi, modalità e luogo di svolgimento.
Questo nonostante la decisione della Corte di Cassazione, l'organo supremo della magistratura.
Questo nonostante gli stupratori siano reoconfessi e nessuno, né loro, né le rispettive famiglie e tantomeno Carai e il Comune di Montalto di Castro si siano mai sinceramente pentiti o abbiano chiesto "scusa" alla vittima, anzi, le hanno tolta la voglia di vivere, di combattere.
L'unica risposta oggi, a questo becero linciaggio sociale e istituzionale della strega "Marinella", è l'appello di alcune deputate del PD al Ministro della giustizia (borghese e sessista) Severino, per valutare l’invio di ispettori ministeriali al Tribunale di Roma.

Mentre gli stupratori vivono nelle loro case e tra l’affetto di una comunità pro-stupro, Marinella è andata via dal paese e tutt’oggi dichiara di non riuscire a rimettere in sesto i pezzi della propria vita, aspettando ormai da sei anni una ferma condanna del gesto che però tarda ad arrivare tanto da parte della società quanto da parte delle istituzioni.
Questo rimane della rabbia di Marinella: "Sono stanca di combattere per avere giustizia"
Non lasciamo che il destino di Marinella sia ancora affidato alle sole istituzioni, sappiamo come queste l'hanno protetta e difesa!
Torniamo a Montalto, consapevoli e forti della nosta incompatibilità con quell'ambiente!
Non lasciamo passare la sfiducia e lo sconforto impotente tra le donne,  in "Marinella" per prima, ma anche in "Rosa" e in quel che resta della famiglia di Carmela!
Torniamo a Montalto per fare un "processo in piazza" delle donne, per fare noi un processo ai giudici, ai sindaci, ma anche a tutta quella brava gente che ha difeso e continua a difendere i suoi stupratori "bravi ragazzi" e ad attaccare le vittime di stupro!
Nessuna giustizia, nessuna pace!
 
Contro gli stupri sociali la lotta è e deve essere una sola, portata avanti come una sorta di “guerra civile”.
Perché “dal letame nascano i fiori” è necessario attaccare il letame sociale comunque e dovunque si manifesti. Questa, d'altronde, è l’unica strada da percorrere per impedire la rassegnazione e la sfiducia delle donne nella lotta. 

Chiediamo a tutte le donne, alle associazioni contro la violenza sulle donne e sui minori, alle compagne che si sono già spese per la verità e la giustizia per Rosa e Marinella, di aderire a questo appello per cercare di invertire la rotta vertiginosa degli stupri, dei femminicidi e della loro impunità, con la mobilitazione, in vista dei prossimi appuntamenti istituzionali (prima data certa il prossimo 11 luglio a Montalto di Castro, quando i servizi sociali e il tribunale dei minori decideranno quale sarà il percorso riabilitativo degli stupratori, oggi tutti maggiorenni).

I nostri contatti, lo ricordiamo, sono:
per L'Aquila: sommosprol@gmail.com
Milano: mfpr.mi1@gmail.com
Bologna: liutlayla@yahoo.it
Taranto: mfpr.naz@gmail.com
Palermo: mfprpa@libero.it

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